GIORNATE TEOLOGICHE 2018: “Il profeta Geremia: verso una nuova alleanza”

Le Giornate teologiche vengono da una storia che scommette sulla necessità di vivere oggi una fede evangelica che sia rigorosamente biblica, culturalmente responsabile e capace di sognare oltre la mera sopravvivenza”. Con questa proposta programmatica Leonardo De Chirico ha aperto la trentunesima edizione delle Giornate Teologiche dell’Ifed (Istituto di Formazione e Documentazione Evangelica) di Padova nei giorni 7 e 8 settembre 2018 dal titolo “Il profeta Geremia: verso una nuova alleanza”, ricordando l’ormai consolidata presenza di questo appuntamento nell’agenda dell’evangelismo italiano. 

Si è trattato di due giorni molto intensi durante i quali i quasi trecento partecipanti, attraverso le fasi cruciali della predicazione di Geremia, hanno avuto l’occasione di confrontarsi con un pensiero vivo e concreto. Lontano dalle semplificazioni biografiche con cui si rischia di ridurre il messaggio profetico a moralistici esempi da seguire. I vari contributi di L. De Chirico, A. Memme, P. Lamanna, S. Olaru, S. Simonnin, D. Garrone, G.P. Aranzulla, W. Binni, L. Bruni, G. Rizza, P. Bolognesi e N. Ulfo hanno cercato di comprendere la collocazione di una predicazione antica di oltre 2500 anni, all’interno del piano di Dio, quindi della storia.

Laddove la lettura di Geremia non ha subito sterili riduzioni filologiche o improbabili interpretazioni sacramentaliste è emersa tutta la forza e l’attualità di un messaggio di rottura, sicuramente impopolare nell’irenico panorama del XXI secolo ma capace di proposte concrete per ricostruire dalle macerie prodotte dall’autonomia umana. La direzione è “verso una nuova alleanza” tra Dio e l’uomo, realizzata concretamente dal Signore Gesù.

Approfondiamo i punti più cruciali dei temi che sono stati sottolineati durante le Giornate teologiche:

Geremia è un libro difficile che va letto in chiave canonica e biblica.

Prima del grembo materno: il Decreto divino:  (Geremia 1:4,5 “ La parola dell’Eterno mi fu rivolta, dicendo: «Prima che io ti formassi nel grembo di tua madre, ti ho conosciuto; prima che tu uscissi dal suo grembo, ti ho consacrato e ti ho stabilito profeta delle nazioni»”). Decreto divino è  un termine teologico per indicare l’eterno proponimento della volontà di Dio secondo la quale ha preordinato qualsiasi cosa avviene.

Che cosa rivela il profeta Geremia?

1° aspetto: Rivela il carattere di Dio e chi è Dio “Dio è il Dio trino, potente, eterno, Colui che agisce secondo il proprio proponimento, che ha un piano nella storia del creato e dell’umanità”.

2° aspetto: “Io ti ho conosciuto e ti ho consacrato dal grembo di tua madre”, evidenzia l’elezione e la scelta sovrana di Dio.

Proiettato ai giorni nostri questo messaggio ci incoraggia ad avere la stessa visione e lo stesso sentimento di Geremia nei confronti di Dio “un fuoco che brucia nel nostro cuore tanto da non poterlo contenere”.

Prostituta con molti amanti: la diagnosi radicale: (Geremia 3:1 “Se un uomo ripudia la propria moglie e questa se ne va da lui e diviene moglie di un altro, tornerà egli forse ancora da lei? Non sarebbe quel paese grandemente profanato? Tu ti sei prostituita, con molti amanti; vorresti però ritornare da me?», dice l’Eterno”). Tutto il capitolo 3 è segnato dal verbo “ritornare” all’unico Dio dell’alleanza. Geremia parlava al popolo e voleva quasi costringerli a ritornare a Dio perché sapeva che c’era un punto di non ritorno causato dalla loro scelta di “prostituirsi” seguendo gli idoli e abbandonando il vero Dio. Questa condizione di peccato nel cercare altre cose per soddisfare le loro voglie li aveva resi sordi al messaggio di ravvedimento di Geremia. Proiettato ai giorni nostri l’ammonimento è di non commettere il loro stesso errore nel divenire una “prostituta” e se ci troviamo in questa condizione dobbiamo abbandonare gli idoli e ritornare a Dio che è pronto a perdonarci se ci pentiamo e ravvediamo. C’è sempre la possibilità di tornare a Dio per chi si è allontanato da Lui, infatti Egli è in attesa di un nostro ritorno. L’unico rimedio che abbiamo è “tornare a Dio”  e nel non permettere a questo mondo di trasformarci nello spirito in quanto in nessun altro c’è salvezza ma solo nel Signore Gesù e lo dobbiamo proclamare perché non è vero che tutte le religioni portano alla salvezza anzi se ci allontaniamo da Dio cadiamo nella stessa condizione di “prostituzione spirituale”, cioè infedeltà a Dio, che era caduto il popolo di Israele ai tempi del profeta Geremia. Dobbiamo mantenerci integri, puri, casti, immacolati, senza macchia e non cedere a nessun compromesso per evitare di perdere la nostra comunione con Dio.

Davanti agli incroci: la strada da intraprendere: (Geremia 6:16 “Così dice l’Eterno: «Fermatevi sulle vie e guardate e domandate dei sentieri antichi, dove sia la buona strada, e camminate in essa; così troverete riposo per le anime vostre». Ma essi rispondono: «Non cammineremo in essa»”). Ai tempi di Geremia il popolo si era allontanato da Dio  a un certo punto si trovano ad un incrocio questo perché il Signore ha voluto dare loro la possibilità di scegliere in quanto non avevano mantenuto la strada iniziale allontanandosi dai “sentieri antichi” e cedendo alla corruzione (Geremia 2:5 “Così dice l’Eterno: «Che cosa hanno trovato di ingiusto in me i vostri padri, per allontanarsi da me, andare dietro alla vanità e diventare essi stessi vanità). A questo motivo il Signore fa un patto con Israele (Esodo 19:4 “Voi avete visto ciò che ho fatto agli Egiziani, e come io vi ho portato sulle ali d’aquila e vi ho condotto da me”), se il popolo ubbidisce il Signore li benedirà diversamente saranno maledetti. All’incrocio il popolo doveva scegliere, il Signore desiderava tanto che scegliessero Lui e lo seguissero retrocedendo dalle loro vie malvagie perché da questo dipendeva la loro vita invece loro scelgono di peccare contro il Signore, scelgono di prostituirsi seguendo la vanità degli idoli anziché rimanere fedeli al loro Dio e come conseguenza cadono in una condizione di peccato che gli causa un torpore spirituale. Proiettato ai giorni nostri siamo ammoniti a non commettere i loro stessi errori scegliendo di rimanere fermi e saldi nei sentieri antichi e se ci siamo allontanati dalle vie del Signore dobbiamo pentirci, ravvederci e ritornare a Lui con tutto il cuore.

Cambiate le vostre vie: l’appello alla riforma: (Geremia 7:3,4 “Così dice l’Eterno degli eserciti, il Dio d’Israele: «Emendate le vostre vie e le vostre opere, e io vi farò abitare in questo luogo. Non ponete la vostra fiducia in parole ingannatrici, dicendo: “Questo è il tempio dell’Eterno, il tempio dell’Eterno, il tempio dell’Eterno!”), questo sermone è un appello al “ravvedimento”. Aiutaci ad ascoltare e a credere alla Tua Parola Signore per essere da essa trasformati. Come allora ancora oggi c’è qualcosa che non va nel popolo di Dio, c’è del marcio ecco perché occorre una “vera riforma” che consiste in un “sincero ravvedimento” e che comporta un cambiamento radicale nell’abbandonare le nostre illusioni su chi siamo noi e chi è Dio con la consapevolezza che dove c’è il peccato Egli non può risiedere quindi non poniamo la nostra fiducia su basi false. Dio vuole da noi una lealtà all’alleanza evidenziata da una vita trasformata, questo richiede un cambiamento personale, una conversione radicale per seguire Dio, ascoltare la Sua Parola e lasciarci trasformare da essa.

Conoscere il Signore: l’unica cosa di cui gloriarsi: (Geremia 9:23,24 “Così dice l’Eterno: «Il savio non si glori della sua sapienza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della sua ricchezza. Ma chi si gloria si glori di questo: di aver senno e di conoscere me, che sono l’Eterno, che esercita la benignità, il diritto e la giustizia sulla terra; poiché mi compiaccio in queste cose», dice l’Eterno”). Il fine principale della vita umana è conoscere Dio quale ci è presentato nella Scrittura e di amarlo con tutto noi stessi. Attraverso la conoscenza di Dio scaturisce la conoscenza di noi stessi infatti l’uomo non può arrivare alla conoscenza di sé stesso senza prima aver conosciuto Dio questo perché siamo stati creati a sua immagine e somiglianza. Essendo Dio la fonte della salvezza Egli merita tutta la gloria di conseguenza non abbiamo nulla di cui vantarci di noi stessi ma il nostro vanto è nel Signore.

Spauracchi in un campo di cocomeri: il conflitto tra Dio e gli idoli: (Geremia 10:5,16 “Stanno diritti come una palma e non possono parlare; bisogna portarli, perché non possono camminare. Non abbiate paura di loro, perché non possono fare alcun male, né è in loro potere fare il bene». Nessuno è simile a te, o Eterno, tu sei grande e il tuo nome è grande in potenza. Chi non ti temerebbe, o re delle nazioni? Sì questo ti è dovuto, perché fra tutti i savi delle nazioni, in tutti i loro regni non c’è nessuno simile a te.  Sono tutti insieme stupidi e insensati; il loro idolo di legno è una dottrina di nessun valore. Argento battuto in lamine portato da Tarshish, e oro da Ufaz, lavoro di artigiano e di mano di orefice; il loro vestito è di porpora e di scarlatto, sono tutti lavoro di uomini esperti. Ma l’Eterno è il vero Dio egli è il Dio vivente e il re eterno. Davanti alla sua ira trema la terra e le nazioni non possono reggere davanti al suo sdegno.  Così direte loro: «Gli dèi che non hanno fatto i cieli e la terra scompariranno dalla terra e di sotto il cielo». Egli ha fatto la terra con la sua potenza, ha stabilito il mondo con la sua sapienza e con la sua intelligenza ha disteso i cieli. Quando emette la sua voce c’è un fragore di acque nel cielo; egli fa salire i vapori dalle estremità della terra, produce i lampi per la pioggia e fa uscire il vento dai suoi serbatoi. Ogni uomo allora diventa insensato, privo di conoscenza, ogni orafo si vergogna della sua immagine scolpita, perché la sua immagine fusa è falsità e in essa non c’è spirito. Sono vanità, lavoro d’inganno, nel tempo della loro punizione periranno. La porzione di Giacobbe non è come loro, perché Egli ha formato tutte le cose, e Israele, è la tribù della sua eredità. Il suo nome è l’Eterno degli eserciti»“). Il Signore condanna gli idoli e tutti coloro che credono in loro, essi sono fatti da mani di uomini e anche se hanno bocca e orecchie non possono parlare tanto meno sentire inoltre spariranno da sotto il cielo. A differenza loro il Signore è vero Dio, Dio vivente e re perenne; dinnanzi al Suo furore si scuote la terra e le nazioni non reggono la Sua ira. Dio è: creatore e reggitore del cosmo; re del mondo e Signore della storia; vero Dio, Dio vivente. Siamo chiamati a non conformarci alla via dei popoli ma scegliere la via particolare della Gerusalemme celeste. I popoli e gli idoli sono solo per un tempo mentre la Gerusalemme celeste è per sempre.

Nelle mani del vasaio: il modellamento necessario: (Geremia 18:6 “«O casa d’Israele, non posso io fare con voi come ha fatto questo vasaio?», dice l’Eterno. «Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, cosi siete voi nelle mie mani, o casa d’Israele!”). Il conflitto tra Dio e gli idoli è di perenne attualità, Geremia ha tentato per quarant’anni di sradicare il popolo di Israele da questa condizione che rimane attuale ancora oggi. Il conflitto è permanente ed è quotidiano nella vita del cristiano, richiede una grande fede e il costante aiuto di Dio al quale cospetto ogni figura di idolo si dissolve.

Un fuoco ardente nel cuore: le tensioni del ministero: (Geremia 20:8,9 “Poiché ogni volta che io parlo, grido e proclamo: “Violenza e saccheggio!” Sì, la parola dell’Eterno è per me un motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno. Allora ho detto: «Non lo menzionerò più non parlerò più nel suo nome». Ma la sua parola era nel mio cuore come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo”). Da quando io parlai le mie parole divennero violenza e oppressione, violenza di ciò che il popolo aveva vissuto nel passato e oppressione dei settant’anni di esilio. Il fuoco nella Scrittura simbolizza la distruzione e Geremia sentiva questo fuoco dentro perché aveva appena profetizzato la distruzione di Gerusalemme attraverso il fuoco. Mentre il fuoco dell’oreb è il fuoco della luce di Dio e della speranza perché il Signore malgrado ha mandato il popolo di Israele in schiavitù ha una promessa per loro che li farà ritornare dallo stato di schiavitù, questo ritorno consiste in un ritorno spirituale a Dio. Proiettato ai giorni nostri siamo invitati a non fermarci dal proclamare il Vangelo neanche dinnanzi al fuoco che rappresenta le avversità così come fece Geremia.

Cercate il bene della città: un mandato programmatico: (Geremia 29:7 Cercate il bene della città dove vi ho fatti condurre in cattività e pregate l’Eterno per essa, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere). La Parola di Dio raggiunge un popolo in esilio, deportato per andare in una città arrogante eppure Geremia è lì ad annunciare la Parola del Signore ad un popolo che si è macchiato di idolatria. La deportazione è la giusta punizione da parte di Dio per chi non ha camminato fedele all’alleanza perché è durante l’esilio che Israele impara una fede più spirituale. Oggi vanno considerati deportati tutti gli stranieri costretti ad immigrare, ogni giorno uomini e donne sono obbligati a lasciare il proprio paese per essere deportati. La deportazione è l’essere obbligato a lasciare la propria casa, famiglia, terra per cercare nuove vie con un cuore affranto ecco perché il deportato si trova in uno stato molto complesso. Proiettato ai giorni nostri dobbiamo cercare il bene della nostra città e pregare per essa perché è dal suo bene che dipende il nostro benessere.

Un nuovo patto: il cambiamento di scenario: (Geremia 31:31 “Ecco, verranno i giorni», dice l’Eterno, «nei quali stabilirò un nuovo patto con la casa d’Israele e con la casa di Giuda”). Il messaggio di Geremia non si limita ad essere un messaggio di speranza ma apre anche a una nuova alleanza infatti è chiamato il libro della consolazione proprio perché in esso è contenuto il messaggio di una nuova speranza che si apre attraverso una nuova alleanza. Questo significa che noi siamo venuti meno ad un’alleanza ma possiamo aprirci a una nuova alleanza eterna fatta dal sangue di Gesù (nuova alleanza) e implica necessariamente la rottura con la vecchia alleanza. Questa “nuova alleanza” sarà interiore e diretta, duratura, non muterà e non cambierà nel tempo inoltre sarà incisa nei cuori da Dio è qualcosa di estremamente rivoluzionario rispetto al passato perché non procede dall’uomo ma viene da Dio. La questione è sempre quella del peccato se c’è pentimento Dio toglie il peccato diversamente no. La nuova alleanza compiuta dal Signore Gesù ci proietta nell’ottica del ravvedimento e ci dà una nuova speranza dinnanzi al peccato.

Ecco io sono il Signore: la cornice solida: (Geremia 32:17-27 «Ah, Signore, Eterno! Ecco, tu hai fatto il cielo e la terra con la tua grande potenza e con il tuo braccio disteso. Non c’è nulla troppo difficile per te. Tu usi benignità verso mille e ripaghi l’iniquità dei padri in seno ai loro figli dopo di essi, Dio grande e potente, il cui nome è l’Eterno degli eserciti. Tu sei grande in consiglio e potente in opere e hai gli occhi aperti su tutte le vie dei figli degli uomini, per dare a ciascuno secondo le sue opere e secondo il frutto delle sue azioni. Tu hai operato fino al giorno d’oggi segni e prodigi nel paese d’Egitto, in Israele e in mezzo ad altri uomini, e ti sei fatto un nome come è quest’oggi”.

Tu facesti uscire il tuo popolo dal paese d’Egitto con segni e prodigi, con mano potente e braccio disteso e con grande terrore. Tu desti loro questo paese che avevi giurato ai loro padri di dare loro, un paese ove scorre latte e miele.  Essi entrarono e ne presero possesso, ma non hanno ubbidito alla tua voce e non hanno camminato nella tua legge; non hanno fatto tutto ciò che avevi comandato loro di fare; perciò tu hai fatto venire su di loro tutta questa calamità. Ecco, i terrapieni giungono fino alla città per prenderla; e la città è data in mano dei Caldei che combattono contro di essa con la spada, la fame e la peste. Ciò che tu hai detto è avvenuto; ecco, tu lo vedi.  Eppure, o Signore, o Eterno, tu mi hai detto: Comprati con denaro il campo e chiama i testimoni, mentre la città è data in mano dei Caldei. Allora la parola dell’Eterno fu rivolta a Geremia, dicendo: «Ecco, io sono l’Eterno, il DIO di ogni carne; c’è forse qualcosa troppo difficile per me?). In un tempo di progresso tecnologico e scientifico l’uomo non scorge più l’amore del Padre e si sente orfano perché è convinto che non ci sia nessuno a governare nell’universo. Il sentimento che si prova è quello della solitudine lo stesso sentimento che ha provato Geremia, per sconfiggere questo sentimento dobbiamo riporre la nostra piena fiducia nel vero Dio. La fiducia è quel sentimento che preserva la fede. La fede per essere coltivata ha bisogno di una verità comunicata con parole che sono univoche. Siamo invitati a riporre la nostra fede nel vero Dio sottomettendoci a Lui, cambiando azioni e comportamenti.

Conclusioni:

C’è una promessa che si trova in Dio e che ci apre a una grande speranza grazie all’intervento di Dio.

Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com

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