Giovane mamma rifiuta le cure oncologiche per dare alla luce la seconda figlia

«Assolutamente no». È questa la risposta che Tasha Kann – giovane mamma del Michingan e infermiera in un hospice – dà prontamente ai medici che le consigliano l’aborto all’indomani della scoperta della sua seconda gravidanza, secondo quanto racconta a Fox News.

Tasha è alla 20esima settimana di gravidanza quando le viene diagnosticato un astrocitoma anaplastico di grado III, un tumore maligno del sistema nervoso piuttosto raro e molto aggressivo. Avrebbe quindi dovuto subito interromperla per procedere con le cure chemioterapiche e così avere un’aspettativa di vita stimabile tra i cinque e gli otto anni. Ma alla prognosi infausta dei medici Tasha replica fermamente: «Abortire il mio bambino non è mai stata un’opzione per me perché va contro la volontà di Dio». Tasha non ha dubbi: è determinata prima a far nascere sua figlia sana e salva, poi si sarebbe preoccupata di curare se stessa. «Per quanto le mie condizioni siano così gravi uccidere mia figlia non mi avrebbe ugualmente salvata», osserva Tasha.

Di qui nell’ottobre 2022 nasce la piccola Gracey, assolutamente sana. «È un miracolo di Dio che siamo qui entrambe. Ogni giorno guardo la mia bellissima bambina e penso a quanto sia stato facile per i medici suggerirmi di abortire come se non fosse niente», constata con amarezza la giovane neomamma che sta ora proseguendo le sue cure con farmaci immunoterapici.

«I medici mi hanno detto che avevo una prognosi di 12 mesi, ma l’ho superata nel giugno 2023!», aggiunge con ironia, senza nascondere nello stesso tempo il senso di stanchezza e debolezza, le convulsioni e i problemi di intorpidimento della vista che tali cure le comportano. Eppure, vivendo con fede anche il tempo della prova, Tasha è felice: «Ho la fortuna di avere accanto un marito che mi sostiene, poi i sorrisi e le risate dei miei figli mi aiutano a mantenermi forte e mi ricordano di andare avanti».

La sua storia testimonia la bellezza di accogliere una vita nascente, sempre, qualsiasi siano le contingenze e gli impedimenti, perché vale sempre la pena dare alla luce un figlio.

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