Roma (NEV), 13 dicembre 2017 – Agli evangelicali italiani non piacciono le aperture “troppo ecumeniche” del rispettivo organismo a livello globale: all’Alleanza evangelica mondiale (World Evangelical Alliance-WEA), accusata di intrattenere rapporti non sufficientemente critici nei confronti della Chiesa cattolica romana e del Consiglio ecumenico delle chiese(CEC), hanno indirizzato una lettera aperta. Sul banco degli imputati – tra le altre cose – un documento che la WEA si accingerebbe a firmare nel 2018 con il CEC, la Chiesa cattolica romana e la Fellowship pentecostale mondiale relativo ad una “più grande unità”.
A fianco all’Alleanza evangelica italiana (AEI) si sono schierate le Alleanze di Malta, Spagna e Albania: insieme ricordano all’organizzazione-ombrello dei cristiani “born again”, come la nascita della stessa WEA sia riconducibile esattamente alla volontà di differenziarsi dalla chiesa cattolica e da quel “cristianesimo ecumenico” del CEC, caratterizzato da “liberalismo teologico protestante e ortodossia orientale”, cristianesimi considerati “incompatibili con la verità evangelica di base”. A rischio sarebbe il DNA teologico degli evangelicali, corrente conservatrice che pratica un’interpretazione letterale e poco esegetica delle Scritture.
“L’Alleanza Evangelica Mondiale sta cambiando la sua posizione storica sull’unità?” è il titolo della lettera aperta che esorta a “non abbandonare la posizione storica sull’unità evangelica”. In un comunicato diffuso dall’AEI, si legge: “la posizione storica sull’unità biblica (tra i cristiani nati di nuovo) e su un contrasto biblico agli errori (pratiche ed insegnamenti devianti) che l’Alleanza ha sostenuto per più di cento anni adesso sembra erosa e sostituita da un’attitudine ecumenica che si basa su un tipo di unità che è in conflitto con le convinzioni evangeliche storiche”.
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