Gli eventi attuali sono segni del ritorno di Gesù?

Mentre tutto il mondo si trova nella morsa del coronavirus, autentica e vera pestilenza di proporzioni bibliche che sta segnando il 2020, la terra comunque non smette di sussultare, come dimostrano le scosse registrate di recente in Messico (22 maggio – 6.1 di magnitudo), tra Cile e Argentina (23 maggio – 5.2), alle Isole Vanuatu (27 maggio – 6.4), al largo della Grecia (27 maggio – 5.0), alle Isole Tonga (28 maggio – 6.1).

Tuttavia, fermo restando che sicuramente qualcuno si starà interrogando sul perché di questa pandemia, arrivata stranamente dopo che il mondo intero ha salutato la fine del vecchio anno 2019 con fuochi, canti, danze e cori di evviva (.), dalle interviste sui social non sembra trasparire alcun segno di riflessione o di ravvedimento dell’opinione pubblica tale da far presagire quello spirito di pentimento che compungeva il popolo d’Israele, allorquando gli ebrei disubbidivano a Yavhè e venivano umiliati e sconfitti: leggiamo che gli israeliti si cospargevano il capo di cenere e si vestivano di cilicio, ma solo dopo aver capito la lezione. Ebbene, quale sentimento emerge in questi mesi nel cuore dell’opinione pubblica mondiale? Molti pensano alla ripresa dell’economia colpita duramente in ogni settore, altri pensano alle vacanze e al mare, altri non vedono l’ora di riprendere la quotidianità, altri piangono per la perdita dei loro cari, altri pagano per la priorità data all’emergenza sanitaria che ha causato la proroga di tutte le cure mediche ordinarie (terapie, ricoveri, accertamenti diagnostici, interventi di routine).

A ogni modo, lo slogan coniato sin dall’affacciarsi della pandemia (“andrà tutto bene”!) smentisce, purtroppo, quei sentimenti di profonda compunzione dell’anima che dovrebbero caratterizzare l’umore della gente, sicché il coro unanime di “ce la faremo” mi riporta alla mente uno slogan simile coniato al tempo di Babele (Genesi 11:3-4): “costruiamoci una torre che giunga sino al cielo, facciamoci un nome…”! Si vuol fare tutto e si vuole andare avanti, ma senza coinvolgere Dio. Eppure, in California in una sola giornata si sono registrati oltre 2600 contagi, mentre nelle Filippine, dove sono oltre 10 mila i casi di covid19, si è abbattuto di recente il primo tifone stagionale (Vonfong) che ha costretto all’evacuazione circa 200 mila residenti segregati in casa per l’emergenza pandemica. Virus e tifone nello stesso periodo! In mezzo a quest’angoscia, ecco arrivare le invasioni di locuste in Pakistan, Indonesia e persino in Sardegna: colture di cotone, canna da zucchero, frutta, riso e ortaggi sono alla mercè dei famelici insetti, e adesso i due paesi asiatici devono affrontare quest’altro flagello. Ma le cavallette sono prima transitate in Africa, precisamente in Somalia, Etiopia, Kenia e in Sudan, dopo essere passate nei territori dello Yemen, Arabia Saudita e persino in Cina, quasi a volerci ricordare che le piaghe in Egitto non furono un’esagerazione divina.

Pertanto, poiché la pestilenza del covid annunzia inesorabilmente, insieme agli altri segni dei tempi, che siamo all’inizio delle doglie (Matteo 24:8), considerato che le solennità stabilite da Dio come “Sue feste” (Levitico 23:2) hanno una valenza spirituale collegata col tempo attuale e che i Sui Sabati non sono delle semplici ricorrenze religiose, ti esorto a lasciarti modellare dal Signore che sta preparando la Sua Sposa (la chiesa senza denominazioni) per presentarla al Padre come casta vergine, senza rughe e senza imperfezioni. Beh, se fai parte di questa sposa ricerca la santità, senza la quale nessuno vedrà il volto di Dio.

Salvatore Di Fede

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