Gli invisibili

Non cercano onori, non si mettono in mostra e non illustrano mai la beneficenza prodigata, questi meravigliosi uomini e donne sino a tempo fa venivano definiti “ Gli invisibili”.

Vale a dire: ci sono ma nessuno li vede se non chi da loro riceve… AMORE!

Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1 Gv 4,16)

Il versetto citato identifica perfettamente  “Le Voci della Salvezza”, il dipartimento dell’associazione Onlus Eben Ezer (Pietra di Soccorso) di Capriate.

Da oltre vent’anni, il gruppo di fedeli guidati dal fratello Lucio Manticello, si riversa sulle strade italiane ed estere per portare “soccorso”; percorrono migliaia di chilometri  per sostenere popoli colpiti da fenomeni tellurici, desertificazione, siccità, emergenze sanitarie, sociali ed economiche. Interventi di speranza e solidarietà il cui comune denominatore è l’amore insegnato dal maestro Gesù, il quale andava oltre l’etnia, le  distanze o lo stato sociale. Gli  incontri e  le azioni riportati nella Parola, mostrano la compassione ma soprattutto l’amore soprattutto per quelle persone considerate “ultime”.

Gesù durante la Sua permanenza sulla terra 

non impose dottrine, ma con mansuetudine e franchezza mostrò la fedeltà al Signore Padre e l’amore per i perduti.  Le Voci della Salvezza, operano settimanalmente nelle città di Milano, Bergamo e Como.   

CRONACA  

Sono le sei di sera, nove volontari si incamminano trascinando carrelli colmi di  generi alimentari e indumenti scaricati dal furgone. I portici di Piazza del Duomo, accolgono migliaia di persone, appaiono sorridenti, indaffarati nel guardare le vetrine degli eleganti negozi. Gli sguardi di alcuni di loro vengono attratti da nove gilet  catarifrangenti, alcuni passanti li riconoscono, altri leggono la scritta personalizzata sulla schiena del giubbino: “Le Voci della Salvezza”.

Procedono sorridendo con passo sicuro ma leggero. All’inizio della galleria, un uomo anziano, li saluta cordialmente, mentre un bicchiere di the caldo e un sacchettino con i viveri raggiunge le sue mani. Una volontaria innalza una preghiera a cui si uniscono altre persone. 

Alcuni passanti, osservano compiaciuti, alcuni indifferenti come se la piaga sociale fosse una realtà astratta. Il gruppo riprende il percorso e dopo pochi metri si fermano dinnanzi un uomo seduto a terra, il suo viso trasmette la durezza della sua esistenza, il berretto calato sulla fronte, gli occhi tristi sino ad un attimo prima, si accendono di speranza nel veder i volontari; in passato ha già avuto modo di ricevere da loro un piccolo gesto di umana solidarietà; trattiene fra le mani il bicchiere con il the caldo esattamente come il precedente e mentre i volontari  formano un cerchio  per pregare insieme a lui, altri si avvicinano e si uniscono alla preghiera. 

Alcuni hanno ricevuto Gesù nel loro cuore e  hanno sperimentato l’amore di Dio e la Salvezza. Le ore scorrono veloci e lungo i portici o negli  angoli semi nascosti le canadesi sorgono, mentre le temperature rigide pizzicano i visi freddi. I carrelli sono vuoti e si ritorna al furgone per far ritorno a casa, ma accanto al mezzo riconosciuto, vi sono altre persone in attesa dei volontari che fedelmente dispensano sino a svuotare il furgone.

MEDITAZIONE

Vivere per strada non è mai (solo in rari casi) una scelta di libertà ma di lotta quotidiana per la sopravvivenza. Non sempre è un processo di emarginazione  o di eventi straordinari ma spesso, le motivazioni riconducibili sono da attribuire a fattori sociali: sfratti, divorzi, perdita di lavoro, attriti famigliari e malattie. Molti dei senza tetto sino a tempi precedenti, “conducevano una vita normale”. Gli homeless,  di fatto sono abbandonati a loro stessi e al degrado, e benché vi siano diversi aiuti da parte delle associazioni di volontariato, vi  sia un  doveroso senso  di collaborazione  rivolta al bene comune, piccoli gesti significativi possono fare la differenza nella vita di tante persone.

Da non sottovalutare e non dimenticare: negli ultimi due anni le cronache registrano con particolare gravità  numerosi casi in cui si verificano episodi di intolleranza e violenza  nei confronti dei senza fissa dimora. 

“Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato. nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Matteo 25:35-40

Lella Francese

http://notiziecristiane.com


Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui