Hai mai detto ho bisogno di aiuto?

Perché devi mostrarti forte? Mostrare le debolezze può essere un limite? Al giorno d’oggi tutti vogliono apparire …mostrarsi come uomini e donne che non devono chiedere mai.
L’uomo in generale tende a mostrare di essere forte, autosufficiente e impeccabile!
Davanti alla solita domanda, ormai diventata come per gli inglesi una forma di saluto, “Come stai?” si è soliti rispondere “Bene grazie”.

Con questo non intendo nemmeno dobbiamo passare dall’altro lato nel diventare esseri “lamentosi” esseri “da compatire” o peggio ancora, esseri che esibiscono il proprio dolore per fare presa su qualcuno …ma semplicemente avere la capacità di sapere dire: “sto male” oppure “non ci riesco …aiutami”.

IL PERICOLO DELL’IPOCRISIA
Come credenti è opportuno innanzitutto fuggire da ogni forma di ipocrisia.
Il termine “ipocrita” trae la sua origine dal vocabolo greco usato in antichità per indicare l’attore di teatro (hypocrìtes, lett.: sotto la maschera), il quale un tempo recitava indossando una maschera, allo scopo di esasperare i caratteri del personaggio che stava interpretando, oltre che per amplificare a mo’ di megafono la sua voce, in modo che potesse essere udita anche dai gradini più lontani di quei teatri all’aperto.
Non sorprende dunque che “ipocrita” abbia col tempo assunto il significato di persona che, come un bravo attore, recita la parte di un personaggio diverso da ciò che è realmente.
La domanda oggi è: stai recitando?
Perché le persone tendono ad indossare una maschera?

C’è il pericolo che anche come credenti possiamo cadere in un atteggiamento ipocrita con il nostro prossimo.
L’episodio di Anania e Saffira narrato nel capitolo 5 del libro degli Atti, mostra quanto tutti noi siamo esposti al pericolo di assumere comportamenti ipocriti, dimenticando che non abbiamo a che fare solo con gli uomini ma anche con Dio.

Esistono tante biografie che riguardano: missionari, evangelisti, predicatori, dottori, ecc… ed è facile notare nella lettura di costoro, tutto ciò che ha contribuito al “successo” ministeriale, o comunque tutto quello che di positivo ha portato a buon fine lo scopo divino per la vita di queste persone.

Quando leggi una biografia, non leggerai dei fallimenti della persona, piuttosto, leggerai molto spesso rispetto ai suoi successi e a quello che di grande ha compiuto.
Quello che accade a diverse persone che leggono è che, dopo un libro così, si paragonano al “protagonista” e si sentono lontani da esso. Personaggi che hanno segnato un po’ la storia del cristianesimo vengono visti come figure irraggiungibili, di elevato spessore spirituale, persone non paragonabili alla nostra società, al nostro contesto e alla nostra stessa persona.
Chi legge, di conseguenza, è tentato a pensare: “è troppo difficile, non sarò mai come quest’uomo o come questa donna”.

Questo fenomeno non lo troviamo nelle Sacre Scritture.
Nelle Scritture troviamo successi e fallimenti.
La Parola non ci nasconde nulla, ma mette in luce degli aspetti che ci fanno avere un quadro completo di alcuni personaggi.
Troviamo storie che cominciano bene e finiscono male. Storie che cominciano male e finiscono bene. Troviamo persone che hanno unicamente fallito, e troviamo uomini di Dio, per noi esempio di vita e di fede i quali anche loro hanno avuto dei fallimenti.
L’analisi che troviamo nelle Scrittura è sempre concreta, reale ed olistica.

Pensate alla varietà di storie con conseguenti cadute presentate nella Bibbia.
Ricordiamo Abramo le sue bugie e la sua attitudine in Egitto.
Noè, l’irremovibile uomo di Dio, che costruì un’arca per centoventi anni a dispetto delle beffe dei suoi concittadini, eppure si ubriacò così liberamente tanto da mostrarsi nudo nella sua tenda. Fu nel laccio dell’alcool.
Qualche anno dopo un uomo definito giusto, Lot fu salvato dalla condanna delle ingiuste città di Sodoma e Gomorra, per poi commettere un incesto mentre era ubriaco. Fu un uomo dalle ambizioni egoistiche.
Mosè commise un omicidio e corse a nascondersi nel deserto.
Gedeone costituì un luogo di culto senza la presenza di Jahvè quarant’anni dopo la famosa battaglia con i 300. Oltre a ciò prese molte mogli e uno dei suoi figli uccise tutti gli altri suoi fratelli. L’inganno del successo.
Le accese discussioni e rimostranze di Giobbe riguardo alla giustizia di Dio.
Salomone ebbe molte mogli e ciò fu motivo per lui di caduta. Il laccio del potere e della lussuria.
Giona pensando alla conseguenza di ciò che avrebbe prodotto la sua predicazione scappò nella direzione opposta alla destinazione che Dio stesso aveva scelto per lui. Lottò contro Dio!
Ricordiamo molto bene la cupidigia e la vita lussuriosa di Sansone e quanto ciò in fine gli costò. Il costo della sensualità.
Davide commise adulterio e omicidio. Il rischio dell’ozio.
Uno dei pochi esempi positivi di re onesti di Giuda, Asa, servì il Signore con tutto il cuore per trentasei anni, per poi stringere un’alleanza fatale con un re siriano. Questa alleanza stese un velo sugli ultimi anni del regno di Asa. Il fallimento del compromesso.
Giuda, uno dei dodici discepoli che scelse di unirsi alle guide politico-spirituali di quei tempi piuttosto che soffrire con Gesù. Scelte sbagliate.
Pietro, rinnegò il suo Signore. Intrappolato dalle proprie paure.
Dema, seguace di Paolo nel Nuovo Testamento, sotto la pressione di ciò che accadeva a Roma abbandonò l’apostolo. Innamorato del mondo.
Paolo e Barnaba che abbandonano Marco durante il loro primo viaggio missionario.

ABBIAMO NELLE SCRITTURE L’ESEMPIO MERAVIGLIOSO DI GESÙ CHE NON HA MAI INDOSSATO MASCHERE, NON AVEVA TIMORE DI MOSTARE QUELLO CHE PROVAVA:
Quando Gesù fu triste, pianse. Egli non indossa la maschera di un essere duro che non piange. (Giovanni 11:35)
Quando Gesù era felice, rideva e sorrideva. Andò a partiti, e non aveva paura di avere un buon tempo. (Giovanni 2: 1-11)
Quando Gesù ha avuto paura, ha pregato. Sapeva che aveva bisogno di aiuto, ed era disposto a chiedere al Padre in cielo aiuto. (Matteo 26:36)
Quando Gesù aveva bisogno di altri, ha chiesto ai suoi amici aiuto. Lui sapeva di aver bisogno dei suoi amici. (Matteo 26:38)
Gesù, quando vedeva persone che avevano bisogno di un amico, si avvicinava a loro. Non aveva paura di quello che gli altri potevano pensare. (Luca 5: 29-30)
Gesù non nascose la sua indignazione (Matteo 21:12)
Gesù non nasconde la sua esultanza, la sua gioia (Luca 10:21)
Gesù non nasconde il suo turbamento e il fatto che qualcuno l’avrebbe tradito (Giovanni 13:21)

UNO TRA I MAGGIORI VALORI DEL CREDENTE È QUELLO DELL’AUTENTICITÀ
Dio ci chiama alla trasparenza!
Non dobbiamo “indossare” un atteggiamento per essere “accettati” o per essere ritenuti i “santissimi”, “gli “infallibili” …siamo umani e come tali abbiamo sentimenti, emozioni e siamo soggetti ad errori, fallimenti, paure.
Dio è luce, e chiama noi ad essere luce, e nella luce non vi sono tenebre ma tutto è palese.
L’essere autentico nei rapporti con il nostro prossimo, ci preserverà dal fare degli errori dai quali potremmo pentirci amaramente.

Francesco Caldaralo | Notiziecristiane.com

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