Haryana: pastore protestante ucciso, ma per la polizia è ‘delitto comune’

L’omicidio di Vinod Kumar – un ex indu che era diventato un leader evangelico – è stato spiegato come un attacco di “animosità”. Intanto in un villaggio 15 famiglie di dalit che avevano scelto di diventare cristiane sono state costrette a “riconvertirsi”.

New Delhi (AsiaNews) – L’omicidio di un pastore protestante classificato dalla polizia come un delitto comune, sta suscitando sdegno tra i cristiani dello Stato indiano dell’Haryana. Il pastore Vinod Kumar, 42 anni, è stato colpito a morte da un conoscente indù, Sonu Kashyap, in un agguato premeditato avvenuto nel villaggio di Sangoi, nel distretto di Karnal. Secondo quanto raccontato dalla moglie – Sunita Kumar – il 30 giugno il pastore ucciso aveva appena terminato un incontro di preghiera online quando ha ricevuto una telefonata del fratello di Kashyap che chiedeva di andare a visitare una persona malata. Appena lasciato il villaggio sulla sua moto Sonu Kashyap avrebbe colpito ripetutamente Vinod Kumar, infierendo su di lui anche una volta caduto dal mezzo.

Alcuni vicini hanno chiamato la polizia che ha trovato l’omicida con l’arma ancora sanguinante. Arrestato è stata disposta la custodia in carcere per due settimane, ma nel capo di accusa si parla genericamente di “animosità” nei confronti della vittima. La moglie sostiene, invece, che la motivazione sia religiosa: il pastore Kumar era infatti un indù che si era convertito al cristianesimo e con il suo assalitore da oltre due mesi parlava della sua fede.

Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) commenta ad AsiaNews: “Questo pastore è stato ucciso solo perché era cristiano. Condividiamo il dolore della vedova e speriamo che l’arresto di Sonu Kashyap per questo omicidio giunga alla sua logica conclusione. Deve servire da deterrente per quanti mettono a rischio la vita di cristiani innocenti senza alcuna provocazione e creano un clima di tensione che provoca mancanza di armonia e sospetti tra le comunità”.

Intanto nel medesimo Stato indiano dell’Haryana è stato segnalato un nuovo caso di “riconversione” di 15 famiglie di caste svantaggiate che avevano scelto di abbracciare il cristianesimo. Il consiglio del villaggio di Nimdiwali, nel distretto di Bhiwani, l’8 luglio ha costretto le famiglie a compiere dei rituali indù e ha denunciato il pastore locale alla polizia. “Tanti innocenti – commenta ancora Sajan K. George – sono sotto attenzione costante, soprattutto nelle aree rurali dell’India. Non c’è nulla di illegale nel condividere con qualcuno il vangelo senza forzare ad abbracciarlo. Ma le comunità maggioritarie vogliono solo che i dalit restino sottomessi e discriminati”.ù

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