Il boom di medici obiettori di coscienza e la crisi morale della politica italiana

obiettori-di-coscienza-360x278Ci risiamo. Il delicatissimo tema dell’obiezione di coscienza non cessa di sollevare polemiche e ormai rappresenta la pietra d’inciampo del mondo politico italiano. Grazie a Dio, il numero dei medici non abortisti continua ad aumentare al punto da rendere sempre più difficoltosa l’applicazione della criminale legge 194.

Ad esempio, al Niguarda di Milano la percentuale di ginecologici obiettori ha raggiunto l’85,7 percento e su undici ospedali lombardi su sessantatre non c’è un medico che sia uno disposto a praticare gli aborti.

Tuttavia, nelle strutture in cui l’obiezione di coscienza è totale il servizio è assicurato dai cosiddetti contrattisti, medici chiamati a prendere il posto degli obiettori per eseguire, previa tortura, la pena di morte degli innocenti. Malgrado ciò, l’esplosione del provvidenziale fenomeno dell’obiezione di massa sta mettendo in seria difficoltà la classe politica, la quale è obbligata, suo malgrado, a scegliere tra due diritti garantiti dalla legge: uno, quello vero, che sancisce il diritto di esercitare l’obiezione di coscienza, l’altro, quello falso, che sancisce il diritto della donna di abortire.

Una situazione che il Pd della Lombardia propone di risolvere attraverso la creazione di bandi riservati ai soli medici abortisti: “La necessità è quella di creare bandi su progetto per l’assegnazione di ore di attività medica finalizzate alle interruzioni di gravidanza e di prevedere forme di mobilità del personale per riequilibrare nelle diverse strutture il numero di obiettori  e non obiettori e garantire così l’applicazione della legge 194”, è la proposta di Sara Valmaggi, vicepresidente del consiglio regionale lombardo (Il Giornale, 4 settembre 2013).

Eppure, il fatto che un numero sempre maggiore di medici (non solamente ginecologi ma anche anestesisti ed ostetriche) si rifiuta di eseguire aborti dovrebbe indurre la classe politica ad interrogarsi sul perché di tale doverosa, prima che legittima, disobbedienza. Invece, da una parte si tenta di risolvere il problema discriminando, di fatto, i medici obiettori e limitando, se non azzerando, un diritto garantito dalla legge, dall’altra si punta a negare l’esistenza del problema, con prove a sostegno della tesi secondo cui la presenza massiccia di personale medico obiettore non interferisce in modo significativo con la fruizione dello pseudo diritto di abortire.

Il grande assente è il dibattito sul problema morale: l’aborto è un omicidio oppure no? La legge 194 è giusta o ingiusta? Uccidere un innocente può essere considerato un diritto? Il punto è che la classe politica, sia di destra che di sinistra, non ha alcun interesse a porsi il dilemma etico e morale; molto più comodo e “utile” è cercare un impossibile compromesso tra due diritti contrapposti ed autoescludenti. Fino a quando lo scontrò sarà inevitabile …

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