Il Corona Virus e il tempo ritrovato

Intorno al 1600, nell’ultima fase di quella che è stata chiamata la Piccola Era Glaciale, il clima in gran parte dell’Europa si era raffreddato.

In tutto, è durato 300 anni.

Gli inverni erano freddi e le estati umide e fresche, limitando notevolmente la stagione di crescita. L’agricoltura era andata in crisi. La gente moriva di fame.

Il cambiamento del clima costrinse i pescatori inglesi, francesi e olandesi a costruire barche migliori, capaci di seguire i pesci più a ovest e di sopravvivere a lunghi viaggi attraverso il mare mosso. I contadini dovettero adattare le colture ed inserire nuovi cibi all’interno della loro alimentazione.

L’innovazione nasce spesso in periodi di avversità.

Nelle ultime settimane, abbiamo visto introdotte numerose novità positive, seppur durante questa terribile crisi del coronavirus.

Si pensi, ad esempio, alle numerose nuove piattaforme per l’insegnamento online o la parola di Dio che arriva costantemente nelle case degli Italiani grazie alla celebrazione delle messe sul web delle tante parrocchie in Italia. Oppure all’utilizzo dei termometri intelligenti Bluetooth, in grado di trasmettere la febbre e la geo-localizzazione di una persona a un database lontano, e ancora, i membri dell’orchestra Erasmus che si esibiscono insieme, dalla propria abitazione, utilizzando i loro smartphone e portando la musica nelle case di tutti gli italiani.

In tempi difficili, l’innovazione può avvenire sia nelle abitudini della mente che nelle nuove tecnologie.

La spaventosa pandemia di COVID-19 potrebbe creare un tale cambiamento ora, che costringerà molti di noi a rallentare, a passare più tempo nella riflessione personale e nella preghiera, lontano dal rumore e dai rumori del mondo. Con più tempo silente, più privacy, più tranquillità, abbiamo l’opportunità di pensare a chi siamo, come individui e come società.

Le abitudini e lo stile di vita non si cambiano facilmente.

Senza accorgercene, in tutti questi anni siamo scivolati lentamente in una routine negativa, ci siamo allontanati dalla fede e abbiamo perso i valori essenziali; come se ci fossimo abituati a vivere in un quartiere buio e rumoroso e ora non riuscissimo a ricordare più come fosse quest’ultimo nel periodo precedente e più prospero, quando regnava il silenzio e la luce.

Una forza potente ci doveva colpire dall’alto e risvegliarci dal nostro sonno!

Ora siamo stati colpiti.

Ora abbiamo la possibilità di notarlo!

Abbiamo vissuto troppo in fretta. Abbiamo venduto il nostro io interiore al diavolo della velocità, dell’efficienza, del denaro, dell’iperconnettività e del progresso.

A partire dalla Rivoluzione Industriale, il ritmo di vita è stato guidato unicamente dalla velocità del commercio e degli affari; e la velocità degli affari, a sua volta, è stata guidata dalla velocità della comunicazione.

Il conseguente aumento della produttività sul posto di lavoro, insieme all’equazione tempo e denaro, hanno portato la nostra consapevolezza interiore ad incentrarsi sugli aspetti economici orientati agli obiettivi del tempo.

Di conseguenza, abbiamo creato uno stile di vita frenetico in cui non c’è un minuto da perdere.

Le preziose 24 ore di ogni giorno vengono scolpite, sezionate e ridotte a unità di efficienza di 10 minuti.

Ci agitiamo e ci arrabbiamo quando nella sala d’attesa di uno studio medico siamo costretti ad aspettare minuti in più.

Diventiamo impazienti se i nostri potenti computer si bloccano e non elaborano le informazioni in pochi secondi. Dobbiamo essere sempre connessi alla rete elettrica e internet.

Portiamo con noi in vacanza i nostri smartphone e laptop.

Controlliamo le nostre e-mail nei ristoranti, o i nostri conti correnti online mentre camminiamo nel parco.

Non siamo più capaci di stare seduti in silenzio su una sedia per 10 minuti.

Siamo diventati schiavi dei nostri appuntamenti e delle nostre liste di cose da fare.

Ma ora siamo stati colpiti. Con molti posti di lavoro, ristoranti, cinema, bar e centri commerciali chiusi, ora che molti di noi passano 24 ore al giorno chiusi in casa, improvvisamente ci ritroviamo soli con i nostri pensieri.

A casa, il tempo e lo spazio si sono aperti nella nostra mente.

Abbiamo finalmente la possibilità di avvicinarci a Dio in maniera più semplice, umana e disinvolta, senza le paure e le distrazioni che porta in dote questa società moderna che ci ha portato a tenere un ritmo di vita estremo e dannoso per la nostra spiritualità.

A un certo punto, il coronavirus passerà, o almeno si ritirerà nella nebbia di altri virus e malattie simili.

Ci sarà, e già c’è purtroppo, una sofferenza sconcertante, con tante perdite di vite umane.

Dovremmo essere preparati ad un’enorme devastazione economica.

Questa tragedia non può essere sopravvalutata.

Per anni cercheremo di ricostruire il mondo distrutto. Ma forse lo stile di vita più lento di questi mesi può aiutare a rimettere insieme i pezzi. E forse uno stile di vita più contemplativo e consapevole potrà diventare un abitudine, che rimarrà impressa per sempre dentro alla nostra anima e in quella delle future generazioni.

Marcello Brunaldi

Autore del blog Nnhotempo.it

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