Il dito di Dio

Pace a tutti.
Oggi vi racconto una testimonianza che stravolse la mia vita e il mio modo di vedere il mio rapporto con Dio.
Nunzia Poerio

Tutto risale al 2010, quando entrai a far parte della corale della mia comunità e Raffaele Pulcrano ci chiamò.
Ricordo che si doveva andare in Canada con la corale “Osanna” e lui volle aggiungere qualche altro partecipante, prendendoli da altre corali. Della nostra corale fummo scelti mio marito ed io insieme a un’altra sorella della nostra comunità. Ricordo che quando Raffaele me lo chiese io pregai e dissi “Signore, desidero tanto andare in Canada ed essere utile, anche se so di non avere una voce magnifica. Canto nell’ordinario niente di che e, se a te fa piacere voglio rispondere sì al fratello”.

Ricordo che pregai intensamente, perché il mio obiettivo era quello di poter essere di edificazione, di poter risultare utile nel mio piccolo. E il Signore mi rispose di sì. Però subito dopo che diedi conferma al fratello Pulcrano di questa nostra decisione, andai dal cardiologo il quale mi disse che una delle mie valvole aveva ceduto nella sua elasticità, ragion per cui andava sostituita e dovevo sottopormi ad un intervento chirurgico immediatamente.
Inutile nascondervi la mia preoccupazione e il mio senso di disorientamento: mi chiesi più volte perché il Signore prima mi disse sì, e dopo qualche settimana mi fece ritrovare con quel problema da risolvere. Pensai che, evidentemente, non avevo capito bene la risposta, ma io sapevo di aver pregato con tutto il cuore e sapevo anche in che modo lo avevo fatto. Quindi la mia confusione si accentuava ancor di più perché quel “sì” non era stato indotto da me ma proveniva direttamente dal Signore.
Il cardiologo mi disse “Signora si riguardi perché a settembre interverremo”. Mancavano pochi mesi, quindi, all’operazione. Ascoltavo il medico e quello che mi diceva, ma pensavo a Dio e al viaggio in Canada.

Mi ricordo che all’epoca venne da me il pastore che mi amava come una figlia e mi disse “Nunzia, mi raccomando, riguardati, non andare da nessuna parte”. Io lo guardai, e poiché il mio pastore era quasi uguale a mio padre, e mio padre era morto già da tempo, lo vedevo oltre che come il pastore, proprio come un padre. In quel momento il mio cuore si lacerò ascoltando quelle parole e allora mi misi in preghiera e chiesi al Signore “che faccio, che faccio Gesù? Effettivamente se parto rischio”.

Incominciai a frequentare le riunioni della corale e, il fratello Raffaele Pulcrano che dirigeva la corale disse: “Preghiamo, perché in Canada non dobbiamo andare a fare una esibizione. Là, dobbiamo portare un contributo spirituale per l’edificazione di Cristo Redentore. Preghiamo affinché non ci sia nessun interdetto”. Quella parola mi entrò dentro perché sin da piccola ascoltavo questa parola: “interdetto”. Dissi “Signore fa che non ci sia interdetto in mezzo a noi”. E così tutte le volte che facevamo le prove, quando si pregava sempre si ripeteva: “Speriamo non ci siano interdetti”.

Arrivò il giorno della partenza, e io avevo quasi dimenticato il mio problema al cuore. Mi ricordo che mentre eravamo in aeroporto, c’era il fratello Stefano D’Alessandro insieme a tutti i coristi. Fu in quel momento che cominciai a sentirmi male, pur cercando di non farne accorgere agli altri. Mi sedetti su una sedia da parte e sentii che il mio spirito era uscito fuori dal corpo, una sensazione che non avevo mai provato prima. Sentivo come se il mio spirito si fosse staccato dal corpo di qualche centimetro e sentivo che me ne stavo andando. Ma così non fu.
Capii che il mio spirito era ancora in qualche modo attaccato al mio corpo e, nello stesso tempo, avevo la sensazione che ero ai limiti della vita. Mio marito spaventato mi disse “Nunzia cosa sta succedendo?”, avevo il volto sbiancato, mi fu misurata la pressione che risultò alta e i battiti del cuore erano scesi a 40 e continuavano a scendere. Mi portarono d’urgenza all’ospedale, e per tutto il tragitto dall’aeroporto all’all’ospedale, ricordo che io piangevo e chiedevo al Signore “Allora sono io l’interdetta? Sono io che creavo problemi alla corale?”.
Piangevo non tanto per la mia salute perché sapevo che se fossi morta sarei andata con Gesù; ma prima, avrei voluto dare un contributo sincero alla Sua causa.

Dopo circa mezz’ora arrivò mio marito e lui per calmarmi mi disse “Tesoro non ti preoccupare, loro prenderanno l’aereo e noi prenderemo l’aereo che parte stasera”. Disse questo perché sapeva che gli aerei internazionali non fanno quasi mai ritardo. Io sapevo che lui diceva tutte queste cose per tranquillizzarmi perché avevo la pressione altissima e c’era il rischio che sopraggiungesse un ictus.
La dottoressa disse a mio marito di portarmi a casa perché pensava che potessi morire da un momento all’altro. Quindi lui era impaurito, mentre io gli ripetevo “Teso’, sono io l’interdetta, sono io l’interdetta. Se ci pensate, “interdetto” è “colui che nasconde qualcosa, o ruba qualcosa” Giosuè 7:1”.

Ricordo che mi chiamò il fratello Raffaele Pulcrano perché voleva sapere come mi sentivo, e gli risposi con una voce fioca. Poi venne a visitarmi una dottoressa e mi disse “Signora lei deve cercare di riposare, adesso le facciamo una flebo per vedere di abbassare questa pressione che è altissima, troppo pericolosa”. Poi, per tirarmi su, mi disse “Signora, andrà un’altra volta in vacanza in Canada”. Le risposi “Noi non dobbiamo andare in vacanza, noi dobbiamo servire il Signore”. E le spiegai tutto quello che si era fatto, le prove, i cantici e tutto quello che una corale contiene. La dottoressa mi guardò e mi rispose “Capisco, ma lei non può rischiare, non può partire in queste condizioni”. Le risposi “No, devo partire, mio padre mi ha detto che devo farlo”. Lei, era convinta che io parlassi di mio padre naturale e mi rispose “Ma suo padre non sa quello che lei ha al cuore, non sa i rischi che corre”, ed io “No, io parlo di mio Padre che sta nel cielo, è Lui che mi ha detto di sì. Se Lui mi dice di sì, io parto”.

Così la dottoressa uscì e parlò con mio marito. Nel frattempo, mentre pregavo, si presentò davanti ai miei occhi una visione chiara. Sapete quando si accende una TV? Era come una TV sospesa nell’aria. Vidi un aereo, vidi un dito che entrava in uno dei 4 motori a turbine attaccati alle ali dell’aereo. E per mezzo di ciò l’aereo non partiva. Per fede pensai “l’aereo non parte”. In quel momento entrò mio marito e gli spiegai la visione. Lui mi guardava con occhi meravigliati.
Immediatamente dopo, ricevetti una chiamata dal fratello Pulcrano che mi disse che stavano per partire e che mi voleva salutare. “Poi ci vediamo là” mi disse. Io gli risposi di getto “No, voi non partirete” – “Si Nunzia partiremo però non ti preoccupare, partirete anche voi” – “No no, il Signore mi ha fatto vedere un dito che entrava in un motore dell’aereo e voi non partirete”. Quella è stata l’ultima volta che sentii il fratello Raffaele Pulcrano.

Entrò la dottoressa e le dissi di farmi scendere dal lettino perché dovevo andare in bagno. “Ma lei non può scendere” – “Sì, devo andare in bagno”. Non avevo bisogno di andare in bagno, ma una voce dolce parlò al mio spirito e mi comandò di andare in bagno. Era la voce del mio amato Gesù. Così scesi e andai in bagno. Non so quanto tempo stetti in bagno, sembrava un tempo interminabile, e mentre mi liberavo espellendo l’urina, la mia pressione alta cominciò ad abbassarsi al punto tale da tornare a livelli normali in breve tempo. Quando uscii dal bagno e la dottoressa la misurò e rimase senza parole.
“Adesso” – le dissi – “devo uscire e devo andare a prendere l’aereo”. E la dottoressa mi disse: “Forse non ci siamo capiti. L’aereo sicuramente è già partito; poi io non darò alcun consenso per farla uscire uscire. La responsabilità sarà solo sua. Inoltre, i suoi biglietti includono un’assicurazione perché li ha pagati molto cari, e se firma ed esce, la compagnia aerea non la rimborsa perché, uscendo senza il consenso dell’ospedale, verranno a mancare i presupposti per l’eventuale rimborso”. Le risposi “Dottoressa io devo uscire devo andare in Canada”.
Sentivo una fede forte in me, non ero una sprovveduta o una bambina che faceva capricci. Sapete quando il Signore crea la fede e la rende perfetta? Io l’ho capito in quel momento, avevo fiducia piena in Dio. Così misi la firma ed uscii dall’ospedale. Tobia, mio marito, mi seguiva a ruota perché poverino non capiva la mia decisione.

Mentre ci recavamo all’aeroporto, mio marito diceva “chissà, chissà come andrà a finire oggi”. Mi ricordo che arrivammo al check-in, c’era una fila lunghissima, la stessa hostess, con un volto triste che aveva detto a mio marito in bocca al lupo, gli chiese “Come sta sua moglie?” – “Sta qua, vicino a me” rispose mio marito. “Ma come è possibile?” replicò la hostess. Le dissi che dovevamo partire per il Canada. “Veramente le devo dire che l’aereo ha fatto due ore di ritardo, ed è ancora fermo qua” rispose lei. E io glorificavo Dio! “Signore grazie, grazie oh, mio Salvatore Eterno”.
La hostess disse “Signora, non gioisca perché comunque non può partire” – È perché non posso partire?” le risposi. La hostess chiese scusa a tutti coloro erano in coda e, raccontando brevemente la mia storia, fece in modo che tutti avessero coscienza di quanto accaduto e ci fecero passare davanti a tutti.
La hostess continuava a consigliarmi di non gioire ancora perché seppur l’aereo non era partito ancora ed era in ritardo, noi non potevamo partire perché i nostri bagagli erano intanto stati scaricati dalla stiva. Le dissi di controllare perché noi dovevamo partire con quel gruppo e che, se avesse controllato, avrebbe sicuramente trovato i nostri bagagli già sull’aereo. La ragazza si informò e, con suo stupore, confermò la presenza dei nostri bagagli sull’aereo. E fu così che ordinò ad un addetto alla sicurezza di accompagnarci e farci passare tutti i controlli perché l’aereo tra meno 15/20 minuti sarebbe partito.

Così, cominciammo a camminare a passo veloce e io, per prendere coraggio, cominciai a cantare “Tu hai trasformato il mio dolore in gioia…” e più cantavo, più prendevo forza. Correvo talmente veloce che mio marito faceva fatica a starmi dietro.
Arrivammo finalmente nel posto dove si era raggruppata tutta la corale. Il pastore Stefano D’Alessandro stava seduto. Quando mi vide, urlò dalla gioia. Un uomo anziano che giubilava perché io ero lì. Tutti, felici, ci abbracciarono. Ricordo che il fratello Mario Pulcrano mi disse “Nunzia, ma come mai abbiamo fatto tardi per causa tua?” – “Beh, sì, quando ero in ospedale e piangevo perché non potevo venire con voi, il Signore mi ha fatto vedere in modo chiaro come ha fatto a far ritardare la partenza”. Pulcrano mi guardò con uno sguardo misto fra la meraviglia e l’incredulità. E poiché Mario Pulcrano era solista mi disse “vabbè, vuol dire che canterai tu qualche pezzo da solista”. Forse disse questo per deviare il discorso.

Quando salimmo sull’aereo domandarono come mai l’aereo portava un ritardo di più di due ore? L’hostess rispose “Non vi preoccupate che ve lo dico, tanto è tutto risolto. Una delle turbine dell’aereo era bloccata e non si capiva che cosa fosse”. Quando tutti ascoltarono ciò, tutti noi fummo presi da un riconoscimento verso Dio. Perché non solo in mezzo a noi non c’era l’interdetto, ma, anzi, c’era la benedizione di Dio.
Quando decollammo, provai di nuovo una sensazione di malessere. Mio marito mi chiese “Nunzia tutto bene?” – “Si, si” risposi. Anche la hostess se ne accorse e mi disse: “Signora, se non si sente bene ritorniamo indietro, perché non abbiamo ancora lasciato la terra ferma, ma dopo, fra non molto, ci troveremo in mezzo all’oceano e non potremo più tornare indietro.” Le risposi “Sto bene, stia tranquilla” avevo imparato a fidarmi solo di Dio. Se stavo lì è perché Dio voleva che io fossi presente lì, in quel momento.
Arrivati in Canada avevo la forza di un leone, un entusiasmo che quasi infastidì tutta la Corale. Il Signore fece un altro miracolo: mi guarì dai miei problemi cardiaci. Fummo di grande benedizione in Canada e appresi da quel giorno che Dio mi mostrò la visione di confidare solo in Lui e non negli uomini. Perché Lui vede più lontano dell’uomo.
Dio vi benedica!
Ferrentino Francesco La Manna

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