Il dono della relazione al tempo del coronavirus

Le culture spirituali, in particolare il cristianesimo, da tempo hanno compreso l’importanza della relazione. A partire dall’antico testamento, la relazione, assume un significato: «non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (Gn, 2, 18-20). ‘Un aiuto che gli corrisponda’, è nel significato originale del termine ( עזר כנגדו), ebraico espressione di reciprocità. Con il cristianesimo l’importanza della relazione tra partner si estende al concetto di “amore del prossimo”: «amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato» (Gv 15, 12).

Successivamente la scienza, dalla medicina alla psicologia ha compreso, se ben indirettamente, il messaggio biblico spirituale di amore e relazione, affermando che l’evoluzione della specie non è sulla competizione ma nella cooperazione. Mentre la competizione attiva processi interiori di potere, di egoismo di sopraffazione, facendoci chiudere a difesa gli uni dagli altri; la cooperazione porta alla fiducia, all’affidarsi all’altro, alla reciprocità relazionale, all’apertura al prossimo. E l’essere umano nel disegno di Dio è apertura al prossimo. Lo conferma lo psichiatra Viktor Emil Frankl, (1905-1977), ideatore della terza scuola viennese di psicoterapia, denominata logoterapia e analisi esistenziale, nell’affermare che l’esistenza umana è costituita da due fenomeni che appartengono solo alla specie umana. Il primo è costituito dalla capacità dell’auto-distanziamento, ossia possibilità di prendere posizione, per libera volontà di scelta, rispetto ad un problema; e l’altro è l’auto trascendenza, ossia capacità di essere rivolti a qualcuno o qualcosa da incontrare e amare (Frankl, Logoterapia e analisi esistenziale ed. Morcelliana, ed. 2001).

Pertanto l’uomo non è per natura un sistema chiuso come vuole la competizione, ma un sistema aperto come spiega la “cooperazione”. In un momento di crisi, di paure, di insicurezza da minaccia da contagio da virus (Covid-19) si è obbligati, per tutela della salute, a restare chiusi in casa sentendosi privati di quella qualità spiccatamente umana di relazione e apertura al prossimo. Per fortuna ad esserci di aiuto, a non sentirsi soli, è la tecnologia che ci mette in collegamento via rete. Ma è ben altra cosa “il tendere la mano”. La privazione dell’altro, a cui siamo costretti in questo momento per cause maggiori, se da un lato ci mette in crisi, dall’altro ci invita a riflettere del “dono” ricevuto da ognuno di entrare in apertura amorevole con il prossimo (Autotrascendenza) perché salute e benessere sono la conseguenza di questa apertura e lo conferma la scienza quando ammette il potere terapeutico della relazione a partire da quella primaria madre-neonato.

Gioiamo del dono, perché a differenza dell’animale, che per istinto si rapporta al simile della sua specie, l’uomo può scegliere come far evolvere il rapporto, preludio di relazione e di intimità.  Le neuroscienze hanno compreso, analizzato e dimostrato che l’amore, in quanto relazione di intimità, è parte fondante della vita umana ed è la base per il benessere e il mantenimento della specie, associandosi a sensazioni di calma, di sicurezza e protezione e autostima.

Per cui è doveroso avere pazienza nella certezza che siamo legati da un filo rosso di amore e intimità con Dio, perciò il salmista recita: «Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode» (Salmo 62).

Pasquale Riccardi D’Alise

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