Il bambino nato mentre la madre era ancora in coma è stato vicino a lei fino a quando la donna non si è svegliata.
Zhang Rongxiang, uscita dal coma dopo circa tre anni, ora viene accudita ed alimentata dal figlio di due anni che mastica il cibo e poi lo passa nella sua bocca. La donna, della contea di Shuyang in Cina, era in coma per un incidente stradale avvenuto nel 2010 e si è svegliata lo scorso maggio tra lo stupore dei medici mentre il piccolo la baciava. Il piccolo si chiama Gao Qianbo, ha poco più di due anni ed è nato proprio mentre la donna era in coma. Zhang Rongxiang, infatti, era incinta quando fu vittima del terribile incidente ma miracolosamente il bimbo che aveva in grembo sopravvisse e qualche mese più tardi nacque con l’aiuto dei medici che invece avevano date poche speranze di un possibile risveglio della donna.
Il bambino però sembra essere stato il vero autore del miracoloso risveglio, infatti, sin da quando era molto piccolo è stato sempre al capezzale della mamma, parlandole, cantando e dandole amore finché la mamma si è svegliata e ha potuto conoscerlo. Da quando la donna è uscita dal coma, però, Gao Qianbo continua a prendersi cura della sua mamma in ogni modo possibile. Il piccolo, infatti, scoprendo che la donna anche se in grado di deglutire non riesce a masticare, per evitare di farle mangiare solo cibo liquido mastica il cibo per lei e glielo passa in bocca. (fanpage.it)
Caro lettore, l’insegnamento che ci da il piccolo Gao Qianbo è qualcosa di straordinario, perché dietro l’amore e il gesto di prendersi cura personalmente della mamma c’è qualcosa di estremamente naturale che viene dal più profondo del suo cuore. Gao, c’insegna che per dare amore e amare il prossimo, che nel suo caso è la mamma, non c’è bisogno di lezioni di vita o insegnamenti impartiti dai genitori particolari. Il bambino ha un cuore puro davanti a Dio; nel suo cuore, infatti, non c’è peccato e non c’è malizia , lui ama senza limiti, incondizionatamente, senza che nessuno prima d’ora gli abbia mai insegnato nulla. Questa è la forza di un cuore puro, quella di un cuore di un bambino, quel cuore che Cristo Gesù vuole vedere in ognuno di noi, perché è facile amare una persona a te cara, ma la cosa diventa difficile o a volte proibitiva quando davanti a te c’è uno sconosciuto o, addirittura, il tuo nemico.
«Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico” Ma Io vi dico: amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché Egli fa levare il Suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se, infatti, amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste» (Matteo 5:43-48).
La precisazione che Gesù fa, merita di essere sottolineata, per capirne meglio il valore e la portata. Facendo riferimento al detto degli antichi, che prevedeva di amare il prossimo e odiare il nemico, Gesù fa notare ai Suoi ascoltatori che le Sue parole sono di gran lunga superiori, perché prevedono di amare i nemici.
Si sa che l’amore è un sentimento, e, come tale, non può essere conosciuto ed apprezzato se non c’è l’azione visibile. Questa consiste del donare. «Dio ha tanto amato il mondo (l’umanità), che ha dato il Suo Unigenito Figlio…» (Giovanni 3:16). Se Dio non avesse dato Suo Figlio, l’umanità non avrebbe mai saputo del Suo amore; sarebbe rimasto segreto nel Suo sentimento; con il dono del Suo Figliuolo, Dio ha voluto dare la dimostrazione del Suo amore.
Hanno lo stesso significato le parole dell’apostolo Giovanni: «Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la Sua vita per noi; anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l’amore di Dio essere in lui? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità» (1 Giovanni 3:16-18).
Guardando le parole di Gesù nell’aspetto pratico, amare i nemici, benedire chi maledice, pregare per quelli che maltrattano, significa fare loro del bene. Solamente con l’azione visibile, il nemico può capire di essere amato da chi ha ricevuto del male. La motivazione che Gesù adduce, affinché… serve per far conoscere quali sono i figli del Padre che è nei cieli. Questo significa, in altre parole, che i figli di Dio, non sono quelli che odiano, che ricambiano male per male, ma quelli che fanno del bene. Fare del bene non significa solamente compiere opere caritatevoli, come: fare l’elemosina al mendicante, procurare del cibo a chi non ne ha, fornire il vestimento a chi ne è sprovvisto; significa anche mettersi a disposizione di chi si trova in difficoltà, o in qualche problema che non sa come fare per venirne fuori, senza badare se la persona in questione ne è degna.
Per rafforzare maggiormente l’importanza del vero amore in azione, Gesù fa due paragoni:
- se amate quelli che vi amano, non fate niente di particolare da meritare un premio, perché i pubblicani si comportano nella stessa maniera, cioè amano quelli che li amano.
- se salutate i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno i pagani altrettanto? I pagani sono tutti quelli che non conoscono il vero Dio e non seguono i Suoi insegnamenti.
Siccome i seguaci di Gesù non devono seguire l’esempio dei pubblicani e dei pagani, il Signore addita ai Suoi, affinché imparino da Lui ad essere perfetti com’Egli è perfetto, in quanto Egli ama chi non merita e fa del bene a chi lo bestemmia e lo oltraggia.
Al pari delle parole di Gesù, vanno ricordate, anche le parole dell’apostolo Paolo: «Abbiate tra voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini. Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: “A Me la vendetta; Io darò la retribuzione”, dice il Signore. Anzi, “se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché,facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo”. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene» (Romani 12:16-21).
Nell’epistola di Paolo, c’è una parola che particolarmente merita di essere sottolineata “impegnatevi“. In qualsiasi settore della vita associata l’applichiamo, impegnarsi significa fare del tutto perché una promessa sia mantenuta, un dovere sia rispettato, un progetto sia realizzato. Se non c’è impegno, non sarà possibile superare certi ostacoli che facilmente si presenteranno davanti a una buona iniziativa e portarla a buon fine. Con l’impegno, però, si riuscirà facilmente a superarli, specie quando sembrano insormontabili. Infine, l’affermazione di Paolo, di non essere vinti dal male ma vincerlo col bene, va messa in pratica per vedere tutta l’efficacia che essa ha sul piano della vita pratica. Davanti ad un così chiaro insegnamento, non c’è da andare in giro per cercarne uno migliore. Quello che Gesù ha detto e quanto l’apostolo Paolo ha presentato alla cristianità in genere, è più che sufficiente, per manifestare il vero amore verso chiunque, facendo del bene per amore di qualcuno.
Pietro Proietto
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