
Stavo riflettendo su quante persone sono cresciute con il terrore di aver commesso il “peccato imperdonabile”. E sai perché? Perché qualcuno, spesso dal pulpito, ha usato le parole di Gesù come minaccia, non come rivelazione. Versi estratti dal contesto, sparati in faccia a cuori sinceri, sensibili, spesso già feriti, per farli tremare e sentirsi perennemente in bilico tra salvezza e condanna. Ma quello che Gesù ha detto è molto diverso da ciò che molti predicano.
Quando parlò della bestemmia contro lo Spirito Santo, Gesù non si stava rivolgendo ai suoi discepoli. Non stava parlando a chi lo seguiva con cuore sincero. Stava parlando ai farisei e agli scribi, a quella classe religiosa che conosceva le Scritture ma rifiutava la rivelazione. Avevano appena assistito a un miracolo: un uomo era stato liberato da uno spirito muto e cieco, e mentre la folla si meravigliava, loro — i “custodi della Legge” — dissero che Gesù aveva fatto quel miracolo per mezzo di Beelzebùl, il principe dei demòni. Avevano visto la luce e l’avevano chiamata tenebra. Avevano visto l’opera dello Spirito e l’avevano attribuita a Satana. È in quel momento che Gesù pronuncia quelle parole: “Chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato né in questo mondo né in quello a venire” (Matteo 12:32).
Nel testo greco, l’espressione è chiara: εἴπῃ κατὰ τοῦ πνεύματος, cioè “dichiarare consapevolmente contro lo Spirito”. Non si tratta di un’esplosione di rabbia momentanea, né di un pensiero brutto. Si tratta di un atteggiamento volontario, ideologico, ostinato. Il verbo usato da Gesù per “non sarà perdonato” è ἀφεθήσεται (aphethēsetai), futuro passivo: non riceverà perdono, non perché Dio lo rifiuti, ma perché quel cuore non lo vuole ricevere. È sigillato, indurito, pieno di sé. Ha scelto la religione al posto della rivelazione. Ha scelto l’autogiustificazione al posto della grazia.
Perché vedi, il peccato imperdonabile non è una frase detta per sbaglio, non è un’azione impulsiva. È resistere consapevolmente allo Spirito, rifiutare l’unico che può rivelarti la verità: “Egli mi glorificherà… vi guiderà in tutta la verità” (Giovanni 16:13-14). Il peccato imperdonabile è questo: rifiutare Gesù attraverso il rifiuto della testimonianza dello Spirito. Vedere la grazia… e scegliere la legge. Vedere il Figlio… e preferire Mosè. Vedere l’opera di Dio… e chiamarla demoniaca.
E chi fa questo? Non i peccatori, non i perduti. Ma i religiosi. Quelli che pensano di sapere già tutto, che citano versetti senza avere lo Spirito, che disprezzano la libertà con cui Cristo ci ha liberati. Quelli che, ancora oggi, vedono vite trasformate dalla grazia e dicono: “È pericoloso”, “non è equilibrato”, “non è biblico”. Quelli che, invece di gioire davanti a un cuore guarito, cercano l’errore dottrinale. Sono loro i veri “farisei del Vangelo”. Perché? Perché vedono Cristo ma non lo riconoscono. Vedono la potenza dello Spirito, ma la temono. Vedono la grazia… e scelgono la legge. E quando questo accade, resisti all’unico piano di salvezza esistente. Ecco il vero peccato imperdonabile.
Ma c’è una notizia gloriosa. Una di quelle che tolgono il peso dal petto e lo trasformano in lode. Se tu hai ricevuto lo Spirito Santo, sei figlio di Dio. E un figlio non smette mai di essere figlio. Non puoi bestemmiare lo Spirito. Non puoi rifiutare ciò che hai davvero conosciuto. Puoi cadere, puoi peccare, puoi passare stagioni di dubbio… ma non puoi rinnegare ciò che lo Spirito ha scritto nel tuo cuore. Perché chi è nato da Dio porta dentro una natura nuova, e quella natura non può più disprezzare ciò che ama.
Ed è qui che molti sbagliano: pensano che la salvezza sia fragile, precaria, revocabile. Ma la Scrittura è chiara: “I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili” (Romani 11:29). E ancora: “Chi ascolta le mie parole… ha vita eterna e non viene in giudizio” (Giovanni 5:24). “Nessuno li rapirà dalla mia mano” (Giovanni 10:28). E poi il colpo finale: “Colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento” (Filippesi 1:6). Una volta salvato… sei salvato. Non perfetto. Non immune. Ma salvato. Perché la salvezza non è un contratto a tempo, è una nuova nascita. E nessuno nasce due volte dalla stessa madre. Così come nessuno può “disnascere” da Dio.
Quindi se dentro di te c’è ancora sete, desiderio, fame di verità, allora rilassati: quel peccato non è il tuo. Non può esserlo. Chi teme di averlo commesso… non l’ha commesso. Perché chi lo commette, non teme nulla. È convinto di non aver bisogno del perdono. È convinto che la Grazia sia debole. È convinto di potersi salvare da solo.
Ma tu… tu che ami Gesù anche nella tua fragilità, tu che tremi alla sua voce, tu che sei stato toccato dalla Grazia, non puoi rinnegarla. Perché ciò che Dio ha fatto dentro di te è eterno. Non viene meno. Non si spegne. Non si perde. Cristo ti ha salvato, e questo ti basta per tutta l’eternità.
— Marcello Donadio
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