
Come ogni pastore che ha servito per molti anni nel ministero, anche io ho visto diversi casi di cadute morali tra colleghi impegnati nel servizio. Solo nell’ultimo anno, potrei contare almeno quattro uomini, ciascuno dei quali conoscevo personalmente, in varia misura, e che oggi non sono più nel ministero a causa di peccati che li hanno resi moralmente non idonei.
Non scrivo questo articolo per giudicare questi uomini. Prego per loro, per le loro famiglie, per le comunità che guidavano e per coloro verso i quali hanno peccato. Il cammino che li aspetta sarà duro e lungo (se sceglieranno di percorrerlo), ma noi adoriamo un Dio pronto a perdonare quando ci accostiamo a Lui con umiltà, confessando sinceramente i nostri peccati, ravvedendoci con cuore integro, abbandonando ciò che è male, sottomettendoci a chi ha autorità su di noi e confidando unicamente in Cristo.
(È anche importante ricordare che il perdono di Dio non implica necessariamente la possibilità di tornare a un ministero pubblico).
Ogni volta che viene alla luce un caso noto di peccato che squalifica dal ministero, è naturale chiedersi come sia potuto accadere un crollo così disastroso. Lo sconcerto è ancora maggiore quando si tratti di peccati di natura sessuale. Ci ritroviamo a pensare, o a dire agli amici: “Ma cosa gli passava per la testa? Com’è possibile essere così sconsiderati? Non sapeva che sarebbe stato scoperto? Perché rischiare così tanto per qualcosa di così insignificante?”.
Purtroppo, la verità è che il peccato non segue le regole della logica. Non esiste alcuna spiegazione razionale che possa giustificare perché degli uomini arrivino a buttare via una vita intera di fedeltà nel ministero per pochi attimi di piacere passeggero. Le passioni disordinate del cuore non si sottomettono all’evidenza dei fatti. Nessuno intraprende una relazione illecita dopo aver valutato razionalmente i pro e i contro. Satana si traveste da angelo di luce. È un maestro dell’inganno, e a volte anche noi sappiamo ingannarci da soli con grande abilità. Puoi considerarla una legge universale della natura umana decaduta: il peccato rende stupidi.
Questa legge, vera per ogni credente, lo è in modo ancora più acuto per chi è chiamato alla guida spirituale. Sto scrivendo per te, fratello nel ministero. Sto scrivendo per te, studente di teologia. Sto scrivendo anche per me stesso, perché pubblicare libri e parlare a conferenze non ci rende immuni dalla stoltezza. Se mai, potrebbe diventare un veleno che intorpidisce i nostri sensi spirituali.
Verità diagnostiche per tempi pericolosi
Sembra che oggi sentiamo parlare di fallimenti morali tra pastori più spesso che in passato. È difficile dire se questi episodi siano effettivamente in aumento, oppure se, semplicemente, abbiamo più accesso a informazioni che in passato sarebbero passate inosservate, non scoperte o comunque non rese pubbliche. Senza dubbio, l’iperconnessione della nostra epoca digitale gioca un ruolo significativo, ma potrebbe anche darsi che, effettivamente, i fallimenti pastorali siano davvero in crescita.
Pensiamoci: viaggiare non è mai stato così facile. Comunicare non è mai stato così immediato. Avere momenti di isolamento e privacy non è mai stato così semplice. Restare intrappolati nella morsa della pornografia non è mai stato così a portata di mano. Imbattersi in immagini e contenuti sessuali è diventato quasi inevitabile. Non è difficile comprendere come la maggiore esposizione alle tentazioni possa portare a un aumento delle trasgressioni.
Purtroppo, non esistono soluzioni infallibili che garantiscano che un cristiano non tradisca mai il proprio coniuge, o che un pastore non cada mai in peccati che lo rendano inidoneo al ministero.
Tuttavia, ci sono alcune realtà fondamentali da tenere presenti, per cui dobbiamo pregare di non dimenticarle, che possono aiutarci a custodire l’anima.
Ecco dieci riflessioni che ogni pastore (e, in verità, ogni credente) dovrebbe considerare frequentemente e con costanza, affinché il peccato non lo renda stolto.
1. Esamina se sei fedele nella tua vita di devozione personale
Un uomo normalmente fedele può cadere in un peccato improvviso durante un momento di debolezza, ma non ho mai conosciuto un pastore che vivesse nel peccato abituale e, allo stesso tempo, fosse fervente nella preghiera quotidiana. Non ci sono scorciatoie verso la santità.
Un ministro dovrebbe anche prestare attenzione se inizia a prendere scorciatoie nella preparazione dei messaggi. Ho bisogno di dedicare tempo e attenzione alla preparazione dei sermoni per nutrire prima di tutto la mia anima. Il mio cuore si raffredda e si indurisce se predico regolarmente sermoni già ascoltati, copiati da altri, o che richiedono poco del mio tempo e ancor meno della mia introspezione.
2. Esamina se sei più desideroso di stare lontano da casa che di tornarci
Anche se ami viaggiare di per sé (cosa che personalmente non mi riguarda), dovresti comunque provare gioia ogni volta che torni da tua moglie e dai tuoi figli. Così come un pastore dovrebbe preferire predicare alla propria comunità piuttosto che a sconosciuti, allo stesso modo dovrebbe desiderare di stare con la propria famiglia più che con ammiratori e platee in altri luoghi. Qualcosa non va quando un pastore si sente tanto più felice quanto più si allontana da casa. Immagina la tua vita come cerchi concentrici: al centro c’è Dio, poi la tua famiglia, poi gli anziani della chiesa e il team pastorale, poi la comunità locale, poi le realtà ecclesiali più ampie, poi i legami personali più estesi e, infine, il mondo online. Dovremmo dedicare la maggior parte del nostro tempo a coltivare i cerchi più vicini al centro. Se questi sono sani, potrai affrontare le difficoltà dei cerchi più esterni. Diffida di quei leader spirituali che dedicano tempo ed energie solo ai cerchi periferici (soprattutto a quello digitale), trascurando quelli fondamentali.
3. Esamina se hai sviluppato un atteggiamento difensivo e di pretesa
Ho sentito recentemente un pastore esperto riflettere sul fatto che, in ogni caso di caduta ministeriale a cui ha assistito, l’elemento ricorrente era l’orgoglio. Se non vigilano, i pastori possono arrivare a usare intimidazione e manipolazione per instaurare una cultura del silenzio, dove si circondano solo di chi annuisce. Alla fine, alcuni arrivano a credere che le regole comuni di integrità cristiana non valgano più per loro. Quando un leader spirituale non sa più riconoscere i propri errori e pretende sempre privilegi e vantaggi, il pericolo è molto serio.
4. Esamina se hai sviluppato relazioni con donne eccessivamente amichevoli o confidenziali
Non abbiamo bisogno di pastori impacciati nei rapporti con le donne, o che vedano in ogni donna una potenziale “moglie di Potifar” (e, diciamolo, la maggior parte di noi non ha l’aspetto di Giuseppe!). Il buon senso, insieme al discernimento spirituale, dovrebbe metterci in guardia da comportamenti come viaggiare da soli con una donna, scambiarsi messaggi lunghi e frequenti in privato, intrattenere conversazioni leggere e prolungate online, inviare o richiedere foto, oppure condividere fragilità personali intime. Mia moglie non si aspetta che io sia scortese con le donne (o semplicemente strano), ma neppure desidera che io sviluppi legami profondi con loro.
5. Esamina se hai smesso di vigilare nella lotta contro la concupiscenza e la tentazione
Ogni pastore ha sentito parlare (e probabilmente ha predicato) del pericolo rappresentato dalla pornografia, ma il rischio, di solito, non comincia da lì. I peccati gravi iniziano quasi sempre con piccoli compromessi: sguardi insistenti, intrattenimento volgare, derive rivoltanti sui social media, video su YouTube che diventano via via più ambigui e provocanti. Quando giustifichiamo i “piccoli” peccati, stiamo aprendo la porta a peccati più grandi che ci inseguiranno e, col tempo, con l’aiuto del diavolo e degli algoritmi, ci troveranno.
6. Esamina se ti mancano amicizie vere, profonde e trasparenti
Sono sempre preoccupato quando incontro leader cristiani che sembrano non avere amici intimi e per “amici” non intendo solo persone conosciute o famose che si incontrano una o due volte l’anno in occasione di incontri o conferenze. Abbiamo bisogno di amici che non abbiano paura di farci domande scomode, amici che ci conoscano da tempo, amici che lascerebbero tutto per consolarci nei momenti difficili e che farebbero lo stesso per correggerci se dovessimo cedere alla tentazione.
7. Esamina quanto ti costeranno i tuoi peccati, quando verranno alla luce
Il ministero pastorale non è un mestiere come gli altri, perché non si può separare il messaggio dalla persona che lo trasmette. Penso alle opportunità che ho ricevuto grazie al mio servizio, al sostentamento che proviene dal ministero, alla stima e al rispetto che ho conquistato, in parte, grazie alla chiamata che Dio mi ha affidato. Che sciocchezza sarebbe gettare tutto questo per un piacere momentaneo della carne. Non illudiamoci: il nostro peccato non rimarrà nascosto per sempre. Spesso viene alla luce nel giro di settimane o mesi, a volte dopo anni, a volte addirittura dopo la morte (con dolore e vergogna per chi ci ha amati e seguiti), ma sempre comparirà davanti al tribunale di Cristo. Potresti riuscire a mentire agli altri (per un po’). Potresti perfino ingannare te stesso, ma Dio conosce la verità e la menzogna non reggerà per sempre.
8. Esamina il danno che il tuo peccato può causare agli altri
La promessa della grazia non deve mai portarci a sottovalutare la gravità del peccato. Rabbrividisco al solo pensiero di quanto dolore potrei arrecare a mia moglie, ai miei figli, alla mia comunità e a tutti coloro che, in qualche modo, sono stati aiutati da ciò che ho scritto, insegnato o predicato, se mai dovessi cadere in un peccato che mi renda indegno del ministero. Mi addolora pensare alla confusione e al turbamento che colpirebbero coloro che sono arrivati a Cristo attraverso il mio servizio, che ho battezzato, sposato o guidato in una crescita nell’amore per il Signore. Certo, non è il ministro in sé ad avere potere, ma è la Parola di Dio che opera attraverso di noi. Tuttavia, finché Dio sceglierà di usare strumenti umani, noi, come insegnanti e guide, abbiamo una responsabilità speciale nel custodire la nostra vita da ogni macchia di peccato deliberato.
9. Esamina se credi ancora che ci siano gioie più grandi, più dolci e più durature del peccato
Il mio versetto di riferimento nella lotta contro la tentazione è Matteo 5:8: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.” Io voglio vedere Dio, in questa vita e in quella futura. Dobbiamo combattere per credere che la bellezza della santità e la dolcezza di Cristo siano più soddisfacenti dell’attrattiva della carne e dell’apparenza esteriore. Non si tratta solo di dire che Dio appaga più dell’immoralità. Esistono piaceri legittimi, quotidiani e profondamente umani, che sono più dolci: una coscienza pulita, un matrimonio duraturo, il frutto del lavoro fedele, il sorriso dei nipoti, le risate degli amici. Non esiste alcun peccato così piacevole da poter superare le gioie più pure e più felici che Dio sa donare in modo santo.
10. Considera l’onore e la gloria di Cristo
È questo il punto centrale, non è vero? Come ministri del Vangelo, non solo portiamo il nome di Cristo, ma abbiamo anche ricevuto l’altissimo privilegio di essere custodi dei suoi misteri, annunciatori del suo amore, predicatori del suo Vangelo. So che un articolo come questo potrebbe far sentire alcuni peccatori senza speranza, come se non potessero più essere salvati, né tantomeno usati da Dio, ma non è questo lo scopo. In Cristo c’è sempre più grazia di quanta iniquità ci sia in noi. Tuttavia, è salutare sentire anche un po’ del timore del Signore, che è, in fin dei conti, l’inizio della sapienza.
Credo che Dio abbia dato ai pastori la vocazione più alta e più nobile che una persona possa ricevere. Allora, cosa potrebbe esserci di più tragico che disonorare un Amico, un Signore e un Salvatore così grande come Cristo?
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