Il Phone-free arriva anche in Italia, ma che c’è dietro?

Ha inizio in un istituto scolastico paritario di Piacenza il primo esperimento del “phonefree“ in Italia, laddove i cellulari che gli studenti portano con sé verranno riposti in una custodia morbida (tasca Yondr) dotata di chiusura che solo l’insegnante può sbloccare con uno strumento ad hoc.

Questa tecnologia, testata con successo in molti college americani, sembra risulti efficace poiché per tutto il tempo delle lezioni – ricreazione compresa – lo smartphone resta sigillato e schermato, impedendone ogni funzione. Lo scopo dei dirigenti scolastici mira non solo a tutelare la privacy, bensì vuole educare i giovani ad un uso più consapevole dei telefonini e a relazionare tra di loro, onde evitare che gli studenti si isolino dietro i cellulari. In America la sperimentazione si è dimostrata utile soprattutto per l’educazione alla socialità dei teen-ager, al fine di limitare le fonti di distrazione e comportamenti asociali o di conflitto attraverso l’utilizzo esagerato degli smartphone. E’ indubbio che il cellulare non rappresenta più uno status symbol ma è divenuto parte integrante della propria vita, considerato i dati sensibili che esso può contenere e le molteplici funzioni che può svolgere come, ad esempio, l’archivio delle foto, i messaggi sui social, le chat e le compravendite (amazon, e-bay) grazie alla tecnologia Nfc che permette di effettuare pagamenti avvicinando lo smartphone al Pos. Se molti plaudono a questa innovazione informatica, altri non fanno caso che gli studenti, comunque, sono per forza di cose “obbligati” a non poter usare il telefonino in classe; il che mi ha subito richiamato alla mente il passo profetico di Apocalisse 13:16-18, allorquando, in un futuro non molto lontano, miliardi di persone di ogni ceto sociale saranno in un certo modo “costretti” – come accade esattamente oggi a Piacenza – a comprare e vendere, dietro l’obbligo di un marchio-codice personale (tatuaggio elettronico?) impresso sulla mano destra o sulla fronte. Anche in quel caso si tratterà di una proposta forzata, pena l’essere esclusi da ogni attività della vita quotidiana: penso a quelle mamme che, pur di dare da mangiare ai loro figli, sicuramente non rifiuteranno questo tipo di marchiatura sul corpo.

Quindi, l’esperimento al liceo piacentino, sommato a tutti i marchingegni elettronici moderni che controllano e spiano i nostri passi (chi ricorda il film Blade Runner?), non fa che preparare psicologicamente a quel futuro progresso tecnologico dove la privacy individuale scomparirà per far posto a un mondo globalizzato sottomesso all’anticristo. Ma perché mai i testi sacri parlano di mano destra e di fronte? Beh, dato che questo oscuro personaggio a un certo punto proporrà ad Israele e all’Unione Europea un “patto” settenario per mettere d’accordo tutti (Daniele 9:27), è evidente che costui dovrà rendersi abbastanza credibile soprattutto agli Ebrei, affinchè questi credano di avere di fronte il tanto atteso “messia” promesso dai loro padri. E poiché i giudei ancora oggi commemorano la liberazione dalla schiavitù d’Egitto “legandosi” alla mano e sulla fronte i c.d. Tefillin, ossia delle strisce di cuoio che sorreggono degli astucci quadrati contenenti alcuni versi della Torah (Esodo 13:9 – Deuteronomio 6:8), ai loro occhi quest’uomo apparirà come una personalità religiosa che intende onorare le tradizioni mosaiche servendosi, in piena Era tecnologica, del marchio sulla mano o sulla fronte per rievocare l’antico rituale dei padri! Non trovo, al momento, altro mezzo di inganno plausibile, visto che quest’uomo dovrà sedersi nel Tempio ricostruito per farsi adorare.

Salvatore Di Fede | Notiziecristiane.com

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