Il risveglio… Per molti, ma non per tutti

Si innalzano tante preghiere, si fanno molti culti e conferenze speciali, si scrivono libri sul risveglio, e la domanda che a riguardo mi pongo è: potrà mai arrivare il risveglio nel mezzo del popolo di Dio, finché i credenti saranno convinti che il risveglio sia riempire i locali di persone, battere le mani a ritmo di musica, mettere due luci psichedeliche colorate, fare qualche concerto o evangelizzare per attirare le anime o ospitare uomini di Dio da altre parti del mondo? Non credo. Come disse l’evangelista Vittorio Fiorese “Il risveglio non è un qualcosa che il credente può suscitare dal nulla, dalle sue convinzioni e dai suoi “sforzi spirituali”, ma è una vera e propria visitazione potente dello Spirito Santo” che, quando arriva mette in condizione quei credenti che vogliono realmente il risveglio, di pagare quel prezzo per portare le anime a Cristo, per aderire a ciò che ha comandato il Signore.

Per poter adempiere questo, mi piace, a riguardo, sottolineare questa affermazione di Andrew Murray, che disse: “Se io sono qualcosa, allora Dio non è tutto; ma quando io divengo un nulla, Dio può diventare tutto e l’eterno Dio, in Cristo, può rivelarsi pienamente. Quella è la vita più sublime. Dobbiamo diventare dei nulla. Qualcuno ha ben detto che i serafini e i cherubini sono fiamme di fuoco perché sanno di essere un niente, e perché permettono a Dio di riporre in loro la sua pienezza, la sua gloria e il suo splendore. Oh, il diventare nell’intimo delle nullità e, come operai, consacrarci a un solo scopo: diventare più bisognosi, più umili e più deboli, affinché Cristo possa compiere ogni cosa in noi”. Billy Sunday disse: “Quando ci possiamo aspettare un risveglio? Quando la malvagità degli empi addolora e tormenta i cristiani! Finiamola di gingillarci con la religione e pensiamo piuttosto a portare il mondo ai piedi di Cristo!”. Anche Charles G. Finney disse: “Il risveglio è un rinnovato convincimento di peccato e di pentimento, a cui segue un forte desiderio di vivere ubbidendo a Dio”. Mentre Andrew Murray, di nuovo, disse: “Un risveglio, se autentico, è un vero e proprio sconvolgimento; è un mandare via lo spirito della mondanità, permettendo all’amore di Dio di primeggiare nei cuori”. Siamo pronti a questo? Siamo pronti a offrire le nostre vite in sacrificio a Dio per pagare il prezzo? Credo di no, perché questo implica un ritorno alla semplicità di cuore, alla purezza rispetto a Cristo, a rigettare la malvagità, l’ipocrisia, la mondanità, il formalismo religioso, ma soprattutto lo stato di letargo e comodità spirituale e secolare in cui viviamo, tutte cose alle quali, in realtà, nessuno di noi vuole rinunciare oggi, perché ci piace vivere una fede facile. Nessuno vuol essere perseguitato per Cristo e il suo Vangelo.

La realtà è che preferiamo restare nel nostro solito e affezionato banco della chiesa, credendo di essere salvati, perché siamo lì presenti, buoni buoni, mentre la realtà mostra ben altro. Per cui quando parliamo di risveglio, e quando innalziamo preghiere per esso, pensiamoci bene, esaminiamoci prima e domandiamoci: “Io voglio realmente il risveglio? Sono pronto a pagare il prezzo che esso implica?”. Perché, quando parliamo – secondo i nostri parametri – di risveglio, in realtà stiamo parlando di qualcosa che non ha niente a che fare con il risveglio di cui parla la Scrittura, ma di un “risveglio” interpretato da noi in modo superficiale, che significa tutt’altro. Quando crediamo questo, in realtà diveniamo nemici del risveglio stesso. Dio ci aiuti.

Sibilla | Notiziecristiane.com

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