Il senso della responsabilità sociale e salute mentale

Omicidi efferati e incomprensibili, ragazzi che aggrediscono altri ragazzi, relazioni intime in crisi, agli occhi degli studiosi del comportamento umano e sociale sono elementi da non trascurare.

In una società dove l’altro fa paura, ognuno diventa estraneo di se stesso e per l’altro. Quale reazione di difesa? o una vita aggressiva (psicopatologia delle condotte devianti) o una vita di ritiro sociale, tipica della condotta schizoide e della sindrome di Hikikomori” (termine che significa letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno. Siamo davvero in presenza di un preoccupante aumento di difficoltà ad affrontare il sociale. L’uomo di oggi ha perso, per estremo di narcisismo ideologico, di egocentrismo infantile, la visione base della sua esistenza; il senso della complementarietà/conferma (di P. Riccardi articolo del 22 gennaio: Fallimenti relazionali e crisi di coppia in notizie cristiane .com). E’ un dato di fatto che ogni relazione mi conferma nella mia esistenza ed io confermo l’altro nella sua. Ognuno diventa salute per l’altro a tal punto che lo psichiatra esistenziale, Ronald Laing afferma che gli altri possono o contribuire all’autorealizzazione del soggetto o, in maniera decisiva, al suo smarrimento (alienazione), fino ai limiti della pazzia.” (Laing R. L’io e gli altri 1971). Da un punto di vista clinico ognuno è responsabile della salute mentale dell’altro, un assunto che trova riscontro nell’impegno del Dott. Raffaele Felaco, attraverso il suo appello alla “responsabilità sociale” atta a promuovere, giustizia sociale, cultura dell’equità e della pacifica convivenza tra tutte le persone, utilizzando le conoscenze psicologiche, pedagogiche e psicosociali. Per quanto significativa e lodevole, come psicologo, psicoterapeuta e cristiano per un sano senso della responsabilità sociale non possiamo prescindere da una antropologia dell’uomo che ne contempla la dimensione spirituale della relazione, tipica del cristiano. «Amerai il prossimo tuo come te stesso; Non c’è altro comportamento più importante» (Mc- 12,29 – 31). La responsabilità sociale non può prescindere dal senso della relazione. La grande imputata del terzo millennio. Non a caso l’Istituto nazionale di Statistica (ISTAT), nel 2015 ha pubblicato una ricerca su matrimoni, separazioni e divorzi in Italia, dal 2008 al 2015. Tra i vari fenomeni rilevati dall’ISTAT c’è la crescita dell’instabilità dei matrimoni affermando che pur aumentando i matrimoni aumentano, non le separazioni ma l’instabilità relazionale. Ma cosa significa relazione? Rel-azione dal latino rel-igare, legare insieme e insieme fare qualcosa, compiere azione in comune. Si deduce che l’uomo non è un essere isolato e fa parte di una comunità dove aspetto centrale dovrebbe essere il senso della “comunione” dove i membri si accettano per quello che sono. Ciascuno è libero di essere se stesso e grazie a questa libertà può abbandonare le proprie difese, la propria maschera, i propri travestimenti. Paolo nella Lettera ai Galati 3, I5: «Se voi vi mordete e vi divorate a vicenda, guardate che alla fine non vi sbraniate del tutto». Con queste parole Paolo ci dice della difficoltà dello stare insieme ma allo stesso momento ci avverte di costruire un sano senso responsabile per l’altro affinché non ci sbraniamo. Educare le coscienze alla responsabilità sociale è il compito fondamentale del cristiano.

Pasquale Riccardi

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