Sabato 13 settembre presso l’Hotel Terminus di Napoli, la Fondazione evangelica Betania organizza il convegno sul tema: «La morte e il silenzio della medicina. L’operatore sanitario e la gestione del morente: aspetti psicologici, medici, etici, culturali, giuridici e spirituali».
In Campania ogni anno le strutture ospedaliere assistono circa 50mila malati terminali, di cui il 64% affetti da patologie oncologiche e il 36% da malattie croniche degenerative (fonte: Ministero Salute). In genere queste malati, e i familiari che sono loro accanto, affrontano gli ultimi mesi di vita con grandi difficoltà non solo da un punto di vista personale, ma anche perché non è garantita la continuità medico-assistenziale e gli ospedali non sono preparati ad accogliere i lungo-degenti. Su scala nazionale la regione Campania è maglia nera nell’assistenza ai malati terminali. Il 90% delle strutture ospedaliere sono inadeguate ad affrontare la gestione del fine vita e il rapporto con questi pazienti, e sono purtroppo ancora troppo pochi gli hospice, le strutture residenziali dedicate al ricovero e alla degenza dei malati che necessitano di cure palliative.
«L’aumento epidemiologico delle malattie croniche e l’avanzamento della tecnologia collocano sempre più al centro degli obiettivi dell’operatore sanitario il prolungamento della vita, spesso anche a discapito della sua qualità – afferma Luciano Cirica, vicepresidente della Fondazione evangelica Betania –. Maggiore è la tensione medica in tal senso e più si rafforza l’atteggiamento, in gran parte non consapevole, che mira al differimento della morte. Ne risultano l’enfasi relativa al successo medico (la guarigione, la cura, il mantenimento della vita) ed il silenzio sulla morte. Per l’operatore sanitario tale silenzio è prima di tutto da rintracciarsi nella formazione universitaria e post-universitaria, centrate molto sulla necessità di migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria e poco o nulla su come prendersi cura del paziente che sta morendo. Una formazione povera in tal senso può favorire la percezione della “sconfitta” professionale di fronte alla morte; il silenzio dell’operatore sanitario diventa, quindi, fuga dallo scenario della morte; la paura, la sofferenza e il ritiro emotivo possono diventare schiaccianti ed aprire la strada al burn-out (stress legato alle professioni di aiuto, n.d.r.)».
La giornata inizierà alle ore 9,15 con una tavola rotonda a più voci sul tema «La morte: psiche, scienza e cultura». Nel pomeriggio, i lavori proseguiranno soffermandosi su «La gestione dei morenti»: le relazioni previste proveranno a dare risposte pratiche ed operative all’agire professionale ed alle domande sul “senso ultimo” del lavoro degli operatori sanitari.
La Fondazione evangelica Betania, costituita da 10 chiese evangeliche napoletane, oltre a gestire l’ospedale evangelico Villa Betania di Ponticelli (Na), promuove, sostiene, realizza iniziative in campo sociale, sanitario, formativo, culturale e spirituale.
Tratto da: http://www.riforma.it/
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