A maggio di quest’anno il sito ATTWN (And Then There Were None ovvero “E poi non c’era nessuno”) lo ha indicato come quitter of the month, «dimissionario del mese». E fin qui non ci sarebbe nulla di strano. Del resto siamo nel tempo del Great Resignation: le «grandi dimissioni», i licenziamenti volontari di massa esplosi soprattutto durante la pandemia.
Chi si occupa di psicologia del lavoro indica nella ricerca di una vita migliore una delle “molle” del Great Resignation. Una preoccupazione tipica, dicono gli esperti, della cosiddetta Generazione YOLO (You Only Live Once, cioè “si vive una volta sola”) formata prevalentemente da under 25 ma anche dai meno giovani della fascia di età 26-41 anni.
Matt Lorens però aveva una motivazione decisamente più impellente per abbandonare il lavoro – assai ben remunerato – che faceva da molti anni: il grido della coscienza. Per capire di cosa parliamo basta prendere visione della mission di ATTWN: «Aiutiamo le persone dell’industria dell’aborto a lasciare il loro lavoro e a riscoprire la pace e la gioia perdute».
Sì, perché Matt è stato a lungo – 11 anni per la precisione – webmaster di Planned Parenthood, la multinazionale dell’aborto fondata da Margaret Sanger, vera e propria bestia nera del movimento pro-life americano (e non solo). Per Planned Parenthood (“Genitorialità pianificata”) l’aborto è prima di tutto un cinico e lucroso business.
Si tratta di un “affare” – ahinoi, in tragica crescita – che secondo i calcoli di Live Action nel biennio 2022-2023 ha ucciso ogni giorno una media di 1.076 bimbi (vale a dire al ritmo impressionante di uno ogni 80 secondi). Sempre secondo le stime dei pro-vita americani, dal 2000 Planned Parenthood ha eseguito oltre 7,1 milioni di aborti.
Il webmaster che ha detto no a Planned Parenthood
L’aborto come impresa su larghissima scala: parliamo insomma di un abortificio in piena regola capace, per organizzazione e attivismo, di far impallidire perfino Erode e la sua strage degli innocenti. Per anni Matt, figlio di emigrati fuggiti dalla Polonia comunista e arrivati negli Stati Uniti nel 1986, quando lui aveva 15 anni, ha programmato i siti di Planned Parenthood occupandosi in particolare di Teen Wire, la sezione dedicata ai teenager.
Il giovane Lorens si laurea in infermieristica e biologia senza mai smettere di studiare informatica. È questa la sua vera passione, la stessa che nel 2001 lo porta, grazie a un cliente del padre (impresario di una ditta di pulizie), a essere assunto come sviluppatore, grafico e programmatore di siti web per Planned Parenthood. Matt in quel momento ha trent’anni e quello è il suo primo lavoro come professionista nel campo dei computer.
Il suo compito, racconta a ATTWN, consiste nell’aggiornare le funzionalità del sito in modo da renderlo più accessibile e interattivo ai minorenni. Beninteso: non che si vedesse come un paladino della causa pro-aborto. «Non mi sono mai considerato come qualcuno che sostiene l’aborto. Ero sempre cattolico», lo vediamo spiegare.
I miei amici Mienmiuaif lo definirebbero il tipico atteggiamento da “cattolico-gelato-pizza” (tradotto: all’acqua di rose) dato che Matt si limita a fare un lavoro da “tecnico” irresponsabile senza preoccuparsi troppo delle implicazioni delle sue azioni e soprattutto dell’attività di cui si sta rendendo complice, tanto più che all’epoca sguazza pure nella porno-dipendenza.
Perfezionare i mezzi senza curarsi dei fini: anche lui è caduto nella maledizione del tecnicismo. «Ammetto che la mia fede all’epoca non era così forte – riconosce Matt – , altrimenti non avrei lavorato per Planned Parenthood. Non gli ho mai dato molto pensiero. Amavo programmare siti web e non prestavo molta attenzione a quel che trattavano».
Lo sporco “business” di Planned Parenthood
Attualmente Teen Wire non è più operativo. Quando viene affidato a Matt però è di fondamentale importanza per fornire agli adolescenti informazioni ben poco neutre sulla “salute sessuale” visto che, come è facile immaginare, prevedono la normalizzazione dell’aborto, degli stili di vita “alternativi” e in generale di ogni attività sessuale rivolta ai giovanissimi.
Il modello di business di Planned Parenthood è molto chiaro, afferma Lorens: la sessualizzazione precoce degli adolescenti è data per scontata e attivamente fomentata, così come la mancanza di autocontrollo dei minorenni o di protezione da parte dei genitori.
In Planned Parenthood, rivela l’informatico polacco-americano, «ci si aspetta sempre che i giovani adolescenti e gli adulti agiscano in base ai loro impulsi e sentimenti e, quando lo fanno, Planned Parenthood è pronto intervenire a eliminare le conseguenze delle azioni che ha promosso».
Insomma, il modello economico dell’industria dell’aborto favorisce il pulsionale: sfrutta le emozioni per spingere a agire senza riflettere (una pratica oggi comune, purtroppo, soprattutto sul web) sulle conseguenze delle proprie azioni.
A un certo punto però succede qualcosa nel “cattolico” Matt. Non sono solo gli atei e i non cattolici ad avere bisogno di conversione: essere cristiani non è uno status acquisito una volta per tutte ma un processo continuo.
L’ex webmaster di Planned Parenthood dice di aver compreso solo poi quanto la sua vita peccaminosa come consumatore di pornografia lo avesse trascinato in una condizione di cecità spirituale. «Ci ho messo molto tempo a capire che [lavorare per Planned Parenthood] era sbagliato e mi sono chiesto: “Cosa ci faccio qui?”. Ho avuto una conversione».
Come Dio ha spezzato le porno-catene di Matt
Matt racconta come in una notte Dio abbia spezzato l’incantesimo che lo incatenava al porno. «La pornografia è una vera dipendenza», dice. «Una volta che ci entri è molto difficile uscirne. Penso che Dio mi abbia tirato fuori, in tutta sincerità, perché ero troppo debole per smettere da solo». È successo durante una notte. Al mattino l’uomo dice di essersi svegliato «diverso da prima», libero dalle catene del porno. Cosa sia successo non sa spiegarlo: «È una cosa di Dio e ne sono così grato».
Ancora per due anni dopo la conversione Matt continua a lavorare per Planned Parenthood. Ha timore di sacrificare il reddito e la sicurezza della sua famiglia, che nel frattempo si è allargata con la nascita dei due bambini avuti insieme alla moglie Aneta (l’ultimo dei quali affetto da una paralisi cerebrale).
Come si vede i “buoni motivi” per continuare a lavorare nell’industria degli aborti sono tanti. Primo fra tutti, mantenere il tenore di vita nel quartiere di lusso in cui vivono i Lorens. Poi ci sono i risparmi da accantonare per pagare il college della figlia. Tutto sembra suggerire prudenza e cautela o quantomeno dovrebbe imporre di pensare a un piano B per la famiglia.
Matt però non pianifica: decide di fidarsi totalmente di Dio e nel 2011 trova il coraggio di andarsene. Spesso Abby Johnson, ex direttrice di una clinica di Planned Parenthood (anche in Italia conosciamo la sua storia grazie al film Unplanned) e fondatrice di And Then There Were None, cerca di spiegare quanto sia difficile per gli operatori dell’aborto lasciare il loro “settore”.
Non è semplicemente lasciare un lavoro come un altro: è qualcosa di molto diverso, è più come lasciare una setta. In chi lascia l’abortificio si scatena una guerra spirituale fatta di dubbi angosciosi, pronti a insinuarsi nella mente dell’ex abortion worker per tentare di riportarlo indietro (come la tentazione dell’Egitto per gli israeliti nel deserto). Ma Matt no, lui non ritorna indietro. Lo sa, lo sa bene che c’è un prezzo da pagare. E virilmente, con l’aiuto di Dio, accetta di pagarlo.
Da Planned Parenthood all’evangelizzazione online
Oggi l’ex webmaster di Planned Parenthood gestisce TradeCatholicArt, un negozio online su Etsy dove vende oggettistica religiosa (rosari personalizzati, immagini e oggetti sacri, santini). Lo scopo è quello di portare le persone alla fede attraverso la bellezza dell’arte. Non ha uno stipendio fisso, non sa quanti soldi guadagnerà domani né se ne guadagnerà. Sei anni fa ha pure perduto tutto quello che aveva a causa di un incendio devastante. Inoltre la sua famiglia ha subito molti attacchi.
Lui e Aneta si prendono cura del figlio sordo e cieco, costretto a vivere su una sedia a rotelle. Matt ricorda di essere rimasto scioccato quando qualcuno subito dopo la nascita gli aveva chiesto perché non lo avesse semplicemente abortito. «Non avrei mai abortito mio figlio. Non potevo nemmeno credere che mi avessero detto questo, anche quando lavoravo per Planned Parenthood».
Dopo aver passato anni a vendere sesso e bugie ai più piccoli per Planned Parenthood adesso Matt promuove i valori della famiglia. Ha anche creato dei giochi per bambini usando le storie di santi e il Catechismo per coinvolgerli insieme ai genitori. Un modo creativo per rafforzare la fede familiare in maniera divertente e positiva.
Guadagna solo una frazione del suo precedente stipendio. Ma non è per nulla pentito della sua scelta. Perché non siamo mai tanto liberi come quando siamo totalmente nelle mani di Dio. «Mi affido a Dio al 100%», dice Matt. «Quando qualcuno acquista un’immagine di preghiera da me, penso che Dio stia mettendo del cibo sulla mia tavola».
Quando lavorava per Planned Parenthood era troppo attaccato alle cose di questo mondo. Erano quelle a trattenerlo. «Avevo bisogno di fidarmi di Dio», confessa questo cinquantenne che non cessa di meravigliarsi di quanto Dio riesca a fare quando le nostre orecchie sono pronte a sentire, i nostri occhi pronti a vedere e i nostri cuori aperti alla sua verità.
A chi ancora lavora nell’industria dell’aborto Matt Lorens lancia un potente messaggio: «Se dai valore alla vita, devi riporre la tua fiducia in Dio». «Lavori per Planned Parenthood e hai la sicurezza del posto di lavoro, ma è l’aborto a pagare le tue bollette. Da quando ho smesso però Dio non mi ha deluso. Non deluderà nemmeno te. È tutto nelle Sue mani».
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