Immagine, corpo e autostima: Istruzione per l’uso

Ognuno di noi i ha un’immagine del proprio corpo, fa parte della costruzione del senso di autostima. Ma quando questa immagine è alterata se ne compromette la propria autostima, finendo per pensare di essere ciò che mostriamo e non ciò che siamo. Si finisce per confondere l’immagine con l’essere (Riccardi. P., parole che trasformano. Psicoterapia dal vangelo ed. Cittadella Assisi, 2018), per cui anche una piccola imperfezione ai glutei, alle cosce, ai seni, pettorali, per gli uomini, stimola una vocina interna che ci destabilizza in vergogna, disistima, ansia o attacchi alla propria immagine corporea mortificando in autopunizioni. Veri e propri attacchi di autolesionismo (danneggiamento diretto e intenzionale DSM 5) in particolare negli adolescenti e giovani adulti quali maggiori fruitori di social; fare una dieta estrema, disturbi alimentari compulsivi, sono il tentativo di cambiare forma al proprio corpo che mascherano una inconscia ferita di non accettazione nelle relazioni con l’altro significativo.

Scientificamente il nostro cervello lavora per immagini, e le nostre convinzioni sono influenzate dalle immagini. Sin dall’antica antropologia cristiana vi è il riferimento all’immagine quale potere grandioso: «Dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine, (Gen. 1,26). E’ nella nostra cultura social che l’immagine assume un connotato sociale in quanto, dalla percezione dell’immagine del proprio corpo si traggono conclusioni su come gli altri ci vedono. Il corpo diventa il legame relazionale tra me e l’altro. Il farsi vedere, il mostrarsi, l’apparire in belle immagini postate sul social, certo può essere un gioco ma per tanti diventa una inconscia trappola per autodefinirsi.

La mente di ognuno di noi è potentissima e se solo riuscisse a sganciarsi dagli ipnotismi dei media che affiancano l’aspetto fisico all’autostima potrebbe, certamente riconoscere il potere soggettivo interno della bellezza; potrebbe riconoscere che la cura del proprio corpo non è mostrarsi all’altro per essere accettati; potrebbe capire che viviamo in un mondo che pone in bella mostra l’oggetto immagine. Secondo statistiche dell’ Associazione Nazionale sui disordini alimentari, difatti il 42% delle ragazze tra i 15 e i 18 anni vuole essere più magra, l’80% delle ragazze ha paura di essere troppo grassa, il 40-70% delle ragazze sono insoddisfatte in due o più parti del loro corpo. E uno studio condotto dalla Florida State University e pubblicato sull’ International Journal of Eating Disorders ha posto a raffronto due gruppi di donne entrambi collegati on line. Un gruppo orientato ai social per un tempo di maggiore di 20 minuti quotidiani e un gruppo orientato non ai social ma a fare altri tipi di ricerche. Alla fine il gruppo social ha mostrato una maggiore insoddisfazione nei confronti del proprio aspetto fisico.

E chissà se questa nostra immagine corporea non è nel mirino della pubblicità che stimola un desiderio impossibile di perfezione. “Siate perfetti come il Padre vostro celeste”(Mt 5,43-48). Ma questa perfezione è di tutt’altra natura; è nella dimensione interiore.

Pasquale Riccardi D’Alise

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