Il Ministro della Giustizia Sociale in India intende mantenere la forte discriminazione in atto nei confronti dei cristiani più poveri. I cristiani risultano dunque “più intoccabili degli intoccabili”.
L’India non dovrebbe estendere gli aiuti per lavoro ed educazione ai cristiani più poveri, ha affermato il Ministro della Giustizia Sociale indiano Thavar Chand Gehlot. L’India si dimena ancora tra le pulsioni radicali di parte dell’elettorato e la necessità di un ulteriore progresso anche nel campo dei diritti umani. Le parole del Ministro di Giustizia Sociale Gehlot al giornale Times of India stroncano le speranze di un miglioramento della condizione dei cristiani che fanno parte della classe sociale dei cosiddetti dalit (o intoccabili), i più poveri e vulnerabili del sistema di caste indiano. La richiesta di estendere ai cristiani più poveri gli aiuti in termini di accesso al lavoro e all’educazione che normalmente sono destinati agli indiani indù, sikh e buddisti, trova il muro di questo ministro, ovviamente non solo in questa battaglia, ma supportato dall’ala più intransigente del paese.
Vi è una causa in atto per questa forte discriminazione religiosa contro i cristiani (e i musulmani) più poveri, che giace nei cassetti della Corte Suprema Indiana. “La Costituzione indiana afferma chiaramente che i cittadini non saranno discriminati per la loro religione”, afferma Sunil Raj Philip, segretario esecutivo della Commissione sui Dalit del Consiglio Nazionale delle Chiese in India e pastore della Chiesa del Sud India. “Nessuno può scappare dal sistema di caste indiano convertendosi a un’altra religione”, continua Sunil Raj.
Si stima che vi siano milioni di cristiani dalit che tengono nascosta alla società la loro fede per paura di perdere l’accesso ai benefici statali per lavoro ed educazione e rimanere senza nulla, reietti e addirittura intoccabili per il resto della società. La condizione di dalit decreta l’impossibilità per queste persone di avere o aspirare a un futuro (stiamo parlando dei due terzi dei cristiani indiani, ossia decine di milioni di credenti). Sebbene l’India non abbia una religione di stato, di fatto l’induismo nacque qui e circa l’80% della popolazione lo pratica. I nazionalisti indù hanno profonda influenza politica e gli attivisti per i diritti delle minoranze, in testa quelli cristiani (di cui noi ci occupiamo), non si aspettano miglioramenti nel breve periodo. I cristiani risultano dunque più intoccabili degli intoccabili.
Tratto da: https://www.porteaperteitalia.org
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