Italia: sulla caccia siamo sempre in deroga

Italia-sulla-caccia-siamo-sempre-in-deroga_mediumE ci risiamo. L’Italia e soprattutto alcune Regioni del Belpaese hanno da tempo un rapporto difficile con le leggi sulla caccia. In questi anni, come spesso abbiamo documentato, parlare di caccia significa fare i conti con le autorizzazioni perennemente in deroga alle leggi comunitarie che tutelano migliaia di uccelli migratori e non. E poco importa che la Commissione Europea abbia scritto in luglio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri evidenziando per l’ennesima volta che se questa pratica tutta italiana prosegue e il Governo non corre al più presto ai ripari “per impedire che tali ripetute deroghe producano i loro drammatici effetti sulla fauna aviaria, la Commissione europea non avrà altra scelta che presentare un secondo ricorso dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione proponendo l’imposizione di sanzioni pecuniarie contro la Repubblica italiana”.Per queste ragioni una rete di associazioni che raccoglie Wwf, Lipu, Lav, Legambiente, Enpa e Cabs ha inviato il 5 agosto una nota urgente al Presidente del Consiglio Gianni Letta e al Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, chiedendo di intervenire adottando tempestivamente nuove disposizioni normative che raccolgano, alla lettera, i rilievi segnalati dalla Commissione europea “per sanare e chiudere la procedura d’infrazione e fermare definitivamente questa vergogna tutta italiana che colpisce milioni di uccelli migratori, come i fringuelli, i frosoni, le pispole, spesso più piccoli della stessa cartuccia che li uccide”. Quello che più ha stupito il cartello ambientalista è però che nonostante nella medesima lettera di richiamo della Commissione Europea datata 2 luglio venissero offerte al Ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero tutte le indicazioni per superare i punti problematici al fine di risolvere la procedura d’infrazione ed evitare pesanti sanzioni all’Italia “il Governo Letta avrebbe omesso di informare il Parlamento, lasciando che il 31 luglio scorso venisse approvata alla Camera dei Deputati, in via definitiva, la Legge europea 2013 senza il recepimento delle puntuali indicazioni comunitarie sulla caccia”.

La domanda sorge spontanea: “Perché il ministro Moavero non ha informato il Parlamento di una nota così puntuale e dettagliata che consentiva di risolvere definitivamente una pesante procedura d’infrazione?”, si è chiesto il Wwf assieme alle altre associazioni firmatarie della nota indirizzata a Letta e Orlando. “Siamo di fronte a un fatto tanto grave quanto inspiegabile, se non con una certa sudditanza del Governo e di taluni settori delle amministrazioni pubbliche alla lobby più marginale del mondo venatorio, quella della caccia ai fringuelli”. “Il risultato – ha proseguito il Wwf – è che oggi ci ritroviamo una riforma della legge sulla caccia in deroga che non soddisfa se non una piccola parte delle precise richieste comunitarie e, soprattutto, lascia pericolosamente aperta una serie di finestre perché le infrazioni possano continuare, con il rischio più che concreto che si giunga alla seconda e definitiva condanna per l’Italia”.

A onor del vero per le ong, che per prime hanno preso visione del testo, questa nuova legge di delegazione europea approvata dalle Camere non è totalmente da buttare. Ma se da una lato grazie alla recezione di alcune norme sarà oggettivamente più difficile, per Veneto, Lombardia e chiunque volesse cacciare in deroga, continuare nel loro regime di palese infrazione della normativa comunitaria, dall’altro rimane la convinzione che “si è persa l’ennesima un’ottima occasione per chiudere definitivamente questa annosa e sgradevole questione dell’illegalità tutta italiana”. Una preoccupazione, questa, emersa anche dall’incontro che a giugno il Ministro Orlando aveva avuto a Torino con la Lega Abolizione Caccia e Pro Natura. In quell’occasione le due associazioni cercando di interpretare un sentire diffuso nel movimento ambientalista e animalista, avevano evidenziato al Ministro le criticità della Legge nazionale sulla caccia n. 157/1992 ad oltre venti anni dalla sua entrata in vigore. Per Piero Belletti di Pro Natura, infatti, “La caccia in deroga rispetto alle leggi europee, l’allargamento dei periodi della caccia agli ungulati, il mancato rispetto da parte delle Regioni delle misure minime di tutela fissate dalla legge nazionale sono alcuni degli argomenti critici sottoposti all’attenzione del Ministro in quell’occasione”. Il tutto anche alla luce del fatto che BirdLife International classifica come specie da proteggere perché minacciate ben 18 specie di uccelli oggi cacciabili in Italia e che non sono mancati in passato i tentativi legislativi di esautorazione dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), massimo organo consultivo sul piano tecnico e scientifico di Stato e Regioni, a tutto vantaggio di istituti locali più accondiscendenti alle richieste del mondo venatorio. “Il Ministro Orlando, – hanno affermato le due associazioni – ha mostrato vivo interesse per gli argomenti esposti ed ha garantito il suo attento interessamento in sede governativa per addivenire a norme sulla tutela della fauna selvatica più severe, anche in considerazione delle mutate sensibilità presenti nell’opinione pubblica”.

“La partita ora – hanno concludono le associazioni animaliste – si gioca tra il tornaconto della peggiore politica, conquistato su pressioni di varie regioni irresponsabili e sulle piume dei piccoli uccelli migratori protetti, e il rispetto del diritto, la protezione della natura e le pesanti sanzioni europee”. Da che parte starà adesso il Governo? Non lo sappiamo. Ma è chiaro che la richiesta europea non è quella dell’abolizione tout curt della caccia, quanto piuttosto quella di un ridimensionamento dell’attività venatoria a norma di legge europea al fine di proteggere specie a rischio di estinzione e restituire ai cittadini la possibilità di frequentare la domenica in sicurezza tutte le nostre aree naturali e non solo parchi e riserve. Una decisione che pone anche un altro interrogativo oltre a quello etico: siamo veramente disposti in caso di mancata applicazione delle normative Ue a pagare tutti con una salata multa la voglia di sparare di una minoranza venatoria? Noi no, e voi?

Da unimondo.org

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook