KURDISTAN: CANCELLARE LA STORIA, DISTRUGGERE L’AMBIENTE…

Già da qualche decennio le organizzazioni curde denunciano l’opera di devastazione ambientale, l’ecocidio sistematico che avviene in Kurdistan.
Come era avvenuto con le dighe che hanno sommerso monumenti storici (v. Hasan Kaif) patrimonio storico dell’umanità.
Ancora più drastica la distruzione ambientale ottenuta con la distruzione di foreste secolari.
Vedi nella zona di Mesila Kor dove qualche anno fa vennero abbattuti in pochi giorni oltre diecimila alberi.
Sia per mettere in difficoltà la resistenza curda, sia come ritorsione
vengono incendiati i boschi, impedendone poi lo spegnimento, sia nel Kurdistan del Nord (entro i confini turchi) che nel Kurdistan del Sud (entro i confini iracheni) e anche nel nord della Siria.
Come in Afrin, sotto occupazione dal 2018 (operazione ironicamante denominata “Ramoscello d’ulivo”), dove in questi giorni sono stati tagliati e bruciati migliaia di ulivi.
Tra gli ecocidi più devastanti, va ricordato il taglio di oltre 400 tonnellate di alberi sulle montagne Judi (Kurdistan del Sud) nel 2021.
Operazioni spesso propedeutiche alla costruzione di nuove basi militari turche in territorio iracheno. Sempre nell’aprile 2021 altri devastanti incendi erano scoppiati a seguito dei bombardamanti effettuati con aerei (F-16), elicotteri da combattimento e droni (Bayraktar TB2) sulle colline di Zindoora (distretto di Metina dove è insediata una base militare turca).
E’ di questi giorni la notizia dei disboscamenti per una strada e una base militare in quel di Amadiya (Amêdî). Situata nei pressi del villaggio di Guherzê (Guharz), attrezzata rifugi e trincee, è destinata a un ruolo strategico nelle operazioni dell’esercito turco.
Gianni Sartori

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