La chiamata di Dio

mount-sinai[1]

mount-sinai[1]Or Israele amava Giuseppe piú di tutti i suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga fino ai piedi (Genesi 37:3). Lo Spirito di Dio non ha mai cessato di chiamare l’umanità a se, alla santità, alla purezza interiore e a una vita separata. Tragicamente sono pochi quelli che rispondono.
Ma in tutte le generazioni Dio ha conservato un piccolo residuo che ha risposto alla Sua chiamata; questi si separano, purificano le loro vite e si danno completamente a Lui.
Giuseppe rispose alla chiamata di Dio quando era ancora molto giovane.
Anche i suoi dieci fratelli maggiori avevano ricevuto la stessa chiamata ad arrendersi, a vivere con integrità e a non conformarsi alle usanze degli altri popoli.
Ma loro scelsero di rimanere nella condizione dei loro conteporanei irreligiosi e profani; di conseguenza il loro cammino con Dio era senza entusiasmo.

Nel libro della Genesi sono narrate almeno due circostanze dove tutti i figli di Giacobbe ricevettero molto chiaramente la chiamata da parte del Signore.
La prima fu in Sichem, quando Giacobbe, loro padre, costruì un altare al DIO D’ISRAELE.
Giacobbe chiamò i suoi figli all’altare per divenire adoratori assieme a lui, riconoscendo il suo Signore e Dio per suguirlo con tutto il loro cuore.
Ma i fratelli di Giuseppe, avendo preo la cosa alla leggera sono stati travolti dalla vendetta, spargendo anche sangue innocente: quando un sichemita profanò la loro sorella Dina, si precipitarono sulla città, la bruciarono e uccisero tutti: uomini, donne e bambini (Genesi 34).
Quei dieci fratelli non si erano dati interamente ad aver fiducia in Dio e a servirlo, la loro violenza fece sì che la presenza di Giacobbe divenisse sgradevole fra i Cananei.

Dio li chiamò chiaramente ancora un’altra volta, a Bethel.
Giacobbe sapeva che i suoi figli erano legati all’idolatria e che rifiutavano la richiesta di Dio a essere puri e vivere nella giustizia.
Così li avvertì: “Togliete gli dèi stranieri che sono in mezzo a voi, purificatevi e cambiatevi i vestiti. Partiamo, andiamo a Betel, là farò un altare al Dio che mi esaudì nel giorno della mia angoscia e che è stato con me nel viaggio che ho fatto” (Genesi 35:2-3).
Dio parla una volta, due volte, e la nostra risposta sarà determinante per il nostro futuro.

Anche oggi Dio parla agli uomini: “Se oggi udite la mia voce, non indurite i vostri cuori”, ma “…molti sono i chiamati, ma pochi sono gli eletti”.
Santa chiamata, santa libertà! Che risponderemo?
Faremo come Giuseppe, che per quella chiamata è rimasto fedele anche nelle afflizioni, o induriremo i nostri cuori rimanendo nel peccato come hanno fatto i suoi fratelli?

Fonte: http://www.incontraregesu.it/riflessione-della-settimana/492-la-chiamata-di-dio

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