La chiesa ha ancora bisogno di nuove Riforme?

A volte penso al fatto che la cosiddetta ‘Riforma’ del 1.500, con la quale Lutero scosse l’istituzione della chiesa, non dovrebbe essere vista e considerata come l’unica e possibile Riforma.

Già, è strano che la Riforma del 1.500 rappresenti una rarità, una sorta di eccezione. Penso, invece, che la ‘Riforma’ dovrebbe essere qualcosa di costante nella chiesa.

Perché? Perché “se” è vero che – come dice la Bibbia – “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia”,  allora, la Parola di Dio deve sempre (in ogni tempo) poter esercitare questa opera di correzione e di educazione. E dove (in quale contesto) la Parola di Dio deve principalmente operare se non, appunto, nella (ovvero all’interno) della chiesa?!

 E “se” la chiesa è composta dal ‘corpo’ o assemblea dei credenti, allora è in questi che l’opera di Riforma deve potersi adempiere e rinnovare di tempo in tempo.

 E che vuol dire che la ‘Riforma’ deve operare nei credenti se non che essa (che consiste in un ‘Ri-formare’ i cuori e le coscienze, perché queste si rinnovino – non una volta e per tutte, ma costantemente e progressivamente -) deve poterne trasformare e ri-trasformare (più e più volte, se necessario) la mentalità, le attitudini, le disposizioni e i pensieri?!

D’altra parte se coloro che nel 1.500 si accorsero che la chiesa si era corrotta, sviandosi dal puro e semplice Evangelo di Cristo, e sentirono il bisogno di riaccostarsi con maggiore semplicità e purezza allo Spirito del Vangelo, pensiamo forse noi (della generazione del 2.000 o, come dice sempre la Bibbia, noi ‘del presente secolo’ ) di essere del tutto aderenti allo Spirito del Vangelo?

Non ci siamo forse riallontanati noi stessi dal Vangelo come avevano fatto molti nostri predecessori nel corso della storia?

Siamo forse noi così presuntuosi da dire che possiamo ritenerci arrivati a quello stadio e  a quella statura additata da Cristo quando indica nella Perfezione la meta a cui debbono guardare e aspirare tutti i suoi veri servi e seguaci?!

Siamo noi che ci denominiamo cristiani perfetti come dice e vuole il Signore?

Ahimè non credo di sbagliarmi se dicessi che pensando di essere perfetti entreremmo subito nella categoria degli ipocriti!

E’ raro e difficile vedere la Perfezione – di cui parla il Signore  nel Vangelo – nel seno di diverse chiese e organizzazioni ecclesiastiche!

E perché è così difficile vedere la Perfezione in molte cosiddette chiese cristiane?

Perché, “se” la Perfezione è rappresentata da Cristo stesso, ovvero dal suo divino (e perfetto) carattere, nelle chiese, invece, si incontra spesso un carattere imperfetto, ossia non il carattere di Cristo, ma quello – ancora – degli uomini.

La realtà di molte chiese o assemblee è che non vi si trova ancora (o affatto) il carattere di Cristo, ma quello dei membri (umani) che la compongono: dal ‘più piccolo’ al più grande’ (intendendo dire – con tali espressioni – che la fallacità della natura umana è evidente in tutti i membri di chiesa: dall’ultimo arrivato alle cosiddette guide o pastori).

Ma come si fa a dire che nella chiesa non c’è la perfezione? Beh, basterebbe paragonare la chiesa con alcune imperfezioni del mondo per vedere se, poi, essa si distingue da tali imperfezioni del mondo, oppure, se, ancora, essa non è completamente ‘tirata fuori dal mondo’ e, quindi, simile ad esso !

Nel mondo vige – come legge di natura (per via della corruzione naturale dell’uomo da Dio) – la tendenza a fare distinzioni e differenze tra gli uomini; vige l’abitudine a formare gerarchie. E lo spirito che sottende a tali tendenze non è tanto e non è solo quello di cercare di stabilire un ordine, ma fondamentalmente quello di esaltare lo spirito dell’arrivismo, lo spirito dell’orgoglio (di chi sente e pensa di essere meglio degli altri, rispetto ai quali lotta per poter avere la supremazia su di essi).

Questo è così vero che il Signore, per sottolineare la differenza che voleva tra il mondo e la sua chiesa, disse: “Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano e che i grandi esercitano autorità su di esse. Ma non dovrà essere così tra di voi”!

Possiamo forse noi, oggi, dire che nella chiesa lo spirito di arrivismo, la corsa ai posti migliori e il desiderio di supremazia è del tutto bandito, è del tutto estromesso o almeno denunciato?!

Oppure si vede spesso la sete di supremazia in certe ‘guide’, che pur dicendo di essere servi di Dio godono piuttosto a vedere sottomessi (non a Dio) ma a se stessi i membri delle comunità !

E fintanto che nella chiesa esisterà questo spirito di arrivismo e di differenziazione (tra chi si sente più importante degli altri) essa sarà lontana da quella Perfezione indicata e incarnata da Cristo (che disse di essere venuto per servire anziché per essere servito)!

E’ raro, infatti, anzi rarissimo vedere davvero dei ‘servi di Dio’ !

Perché? Perché il cosiddetto ‘servo di Dio’ dovrebbe “anche” essere un servo degli uomini, come lo fu Gesù, il Signore !

Ma è umanamente impossibile (e infatti si vede raramente, anche se lo si predica frequentemente) che un uomo si faccia servo degli altri.  Un tale spirito (di servizio) non è umano !

E proprio questo principio può usarsi quale test per vedere se la chiesa ha ancora o meno bisogno di ulteriori Riforme, rispetto a quella che (grazie a Dio) si ebbe nel 1.500.

In effetti la Riforma del 1.500 si potrebbe dire che fu una Riforma fondamental-mente dottrinale, ossia una Riforma che volle riportare gli uomini all’ubbidienza agli insegnamenti del Vangelo, piuttosto che all’ubbidienza ai dogmi e alle tradizioni umane che, certe cosiddette ‘guide della chiesa’, avevano introdotto (oscurandola e travisandola) al posto della Sacra ed infallibile parola di Dio.

Ma pur sottolineando il pregio dell’intenzione della Riforma del 1.500, ché riportò al centro la questione del Vangelo come Guida e bussola della vera chiesa di Cristo (e non degli uomini), non va dimenticato che lo scopo ultimo per il quale rimettere il Vangelo al centro della chiesa deve poter essere quello di pervenire al cambiamento degli uomini (cioè la cosiddetta ‘conversione’).

Ora, il cambiamento dell’uomo si misura proprio dal test che abbiamo prima considerato: se l’uomo resta legato alla tendenza umana e mondana di amare i privilegi personali, di ambire ai primi posti nella chiesa, di essere considerato migliore o superiore a qualcun altro (come dire che ‘altro è il pastore di una comunità e altro sarebbe un qualunque membro di essa) allora quella ‘chiesa’ ha sicuramente bisogno di un’ulteriore Riforma.

Insomma, dovunque si sveli e si riscontri ancora dell’umano, anziché del divino, lì, in quella “chiesa”, v’è ancora bisogno di una Ri-forma.

Alla luce di questa realtà chissà quante chiese essa coinvolgerebbe se si potesse fare una sorta di ‘censimento’ finalizzato a registrare in quante realtà di comunità cristiane vigono ancora tanti aspetti umani (e carnali – come la tendenza a prevalere sugli altri, per importanza, per prestigio, per ruolo -) tali da offuscare la bellezza degli aspetti divini.

Un effetto concreto e tangibile di tale lacuna e mancanza nella chiesa è dato, per conseguenza, da quelle anime scandalizzate che, alla vista di tali distorsioni (rispetto alla perfezione, di Cristo), decidono purtroppo di lasciare la “comunità”, delusi dal fatto di non aver trovato in esse la comunione !

Facile dare la colpa a costoro di essersi sviati ! Ma perché non dire che i primi a essere sviati (in tali circostanze) sono i pastori di quelle comunità, chè non sanno dare l’esempio di umiltà, di abnegazione e di servizio comandato (non solo suggerito) da Cristo?

Separandosi dalla “chiesa”, quando in essa vigono ancora certi aspetti umani travestiti da aspetti spirituali, alcuni membri non sono come quei “contestatori” dello status quo (umano) che furono, poi, di fatto, i promotori della Riforma del 1.500, quando all’epoca essi denunciarono gli abusi e i soprusi delle cosiddette ‘guide spirituali’?!

Come si fa dunque a dire che, oggi, la chiesa (“anche” la cosiddetta chiesa evangelica – basata dottrinalmente sul vangelo -) non ha bisogno di nuove ed ulteriori Ri-forme ?

Del resto la storia della Chiesa dovrebbe insegnare (a tutte le varie e possibili denominazioni) che laddove un determinato gruppo religioso si è adagiato sulla conquista di qualche principio dottrinale, finendo per fissarsi e affossarsi solo su questa mera conquista, poi esso è finito per secolarizzarsi e per perdere quella presenza viva (dello Spirito di Cristo) che ne aveva determinato il Risveglio conseguente alla Ri-forma (delle coscienze).   

E questa perdita della reale e costante presenza dello Spirito di Cristo (in molte, moltissime comunità) non dovrebbe essere un campanello di allarme, per dire che queste assemblee, ormai  “stabili” in termini di organizzazione umana, si sono allontanate da quell’originario organismo vivente che fu – e dovrebbe essere – la chiesa degli atti degli apostoli ?

Messe così le cose (ed effettivamente sarebbe difficile metterle e vederle in un’altra maniera, almeno di non voler fare i ciechi o gli ipocriti), si “direbbe” che al di là della Riforma del 1.500 un altro tipo di Riforma non solo sarebbe necessaria ai nostri giorni, ma sarebbe indispensabile non tanto e non solo per la chiesa cattolica romana (le cui falsità sono ben denunciate dai principi di quella precedente Riforma) ma “anche” per quella evangelica, che se spesso potrebbe vantarsi di possedere la sana dottrina, altrettanto non potrebbe fare quando si tratti di provare e verificare quanto essa applichi tale cosiddetta ‘sana dottrina’!

Siamo puri e perfetti nelle nostre cosiddette ‘comunità cristiane’ ?

Ben vengano quelle denunce che servono a criticare le imperfezioni che ancora macchiano la ‘veste’ della chiesa. E si tenga conto che qui non si parla (come fanno certi accademici nelle università teologiche) di macchie in termini di eresie dottrinali, ma “semplicemente” di quelle macchie costituite da tutti quei tratti umani che “ancora” caratterizzano il modo di fare di quelle cosiddette guide che fanno sviare i semplici, chè non sanno comprendere e adeguarsi (“poverini”) al fatto che il primato e la sottomissione oggi sembra dover essere dato all’uomo e non a Cristo !

Fintanto che non si realizzerà (ed è questo che è difficile vedere oggi nella chiesa) il fatto che “Chi vuol essere il primo deve farsi il servo di tutti”  non si realizzerà la visione della vera chiesa di Cristo sulla terra. Oggi, purtroppo, quello che si vede è la corsa di molti a voler essere, si, i primi fra tutti, ma senza essere i servi di tutti o quasi di nessuno!

Questo spirito (mondano e non cristiano) deve poter scomparire se si vuole che una nuova Riforma venga a visitare – come una rugiada dall’Alto – la chiesa, per poterla riempire – come una volta – dello Spirito Consolatore e dello Spirito della Verità (che non solo il mondo non può ricevere, ma neanche più certe cosiddette “comunità cristiane”)!

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com

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