La Cina in crisi comincia a limitare gli aborti

Dopo più di 35 anni di “politica del figlio unico”, che è costata la vita di almeno 400 milioni di bambini, la Cina sta tentando una inversione di rotta. Nel 2015 , il governo ha consentito alle coppie di avere fino a due figli in alcune circostanze. Poi, nel maggio di quest’anno, il numero è stato portato a tre. Ora, a partire da settembre, i leader cinesi hanno ufficialmente iniziato a scoraggiare gli aborti non eugenetici.
Non si tratta di un risveglio morale della dittatura: la vita umana conta popco o niente per il Partito Comunista Cinese.  Ma il censimento del 2020 ha rivelato che il tasso di fertilità della Cina è il più basso da quando hanno iniziato a monitorarlo negli anni ’50.  La popolazione che invecchia significa meno lavoratori e più vecchi improduttivi. Decenni di aborti sesso selettivi significano che la Cina sta affrontando una carenza sproporzionata di giovani donne. Il declino demografico pare ad alcuni irreversibile.
Ora il governo deve tentare un’inversione di tendenza per non dover affrontare la reale possibilità di un disastro economico.
I media statali cinesi ora descrivono l’aborto come ” molto dannoso ” e sostengono che potrebbe causare ” gravi disturbi psicologici ” per le donne. IL che è incredibile, comsiderando che finora lo Stato ha obbligato le donne ad abortire i figli concepiti senza per messo, anche con metodi violenti.
Un Twit cinese dice così: «Il corpo femminile è una cosa. Quando (lo Stato) vuole che tu partorisca, devi farlo a tutti i costi. Quando (lo stato) non lo vuole, non ti è permesso di partorire anche a pena di morte».
Il tentativo della Cina di limitare l’aborto salvierà vite umane, e questo è un bene. Ma il motivo per cui lo fa resta sbagliato: fionché lo Stato (totalitario) continuerà a considerare le persone men che sudditi gli abusi continueranno sempre.
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