La costante cosmologica calibrata per la vita, qualcuno ci aspettava?

Il cristiano Nicolò Copernico ebbe il grande merito di ribaltare l’idea secondo cui la Terra si trovava fissa al centro dell’Universo. La sua scoperta viene ancora oggi più volte citata in ambito filosofico-nichilistico per promuovere l’approccio riduzionistico all’esistenza, partendo dal delegittimare l’importanza del nostro pianeta, in orbita attorno a un Sole piuttosto piccolo, collocato in uno dei bracci a spirale di una galassia piuttosto tipica (e, secondo i fautori del multiverso, inserito perfino in un universo qualunque).

Eppure il quadro straordinario che a poco a poco sta emergendo dalla fisica e dalla cosmologia moderna mette seriamente in discussione il tentativo nichilistico. Il nostro Universo, ci dice oggi la scienza moderna, è quello le cui forze fondamentali risultano essere finemente regolate affinché possano consentire la vita intelligente. Infatti, se si modifica di poco uno qualunque di tali valori, l’Universo diviene ostile alla vita e incapace di sostenerla. «L’Universo ci stava aspettando», ha detto il fisico Freeman Dyson con la sua celebre citazione, e tale regolazione fine richiede una spiegazione tanto da far presupporre dietro di sé una mente intelligente. Anche se così si entra nel campo della filosofia e della teologia, abbandonando quello scientifico che non può pronunciarsi su questo.

Un recente studio, pubblicato su Physical Review Letters e commentato su Science, ha scoperto che anche le forze, finora sconosciute, che governano l’attuale tasso (e velocità) di espansione dell’Universo, e la costante cosmologica che lo determina, giocano un ruolo importante nel creare le giuste condizioni per la vita. Il valore di tale costante è infatti sufficiente per ridurre al minimo l’esposizione dei raggi gamma sulla Terra ma è anche abbastanza piccolo per permettere la produzione di idrogeno in quantità sufficiente per la formazione di stelle, da cui dipende la vita.

Questa è un’altra delle numerose caratteristiche che rendono unico e incredibile il nostro pianeta. Purtroppo l’alzata di spalle di fronte a notizie del genere è scontata, lo ha fatto anche uno degli autori di tale studio, la cosmologa italiana Licia Verde, docente di Fisica e Astronomia alle università di Oslo e di Barcellona. «Se vediamo un Universo “a nostra misura”», ha commentato, «è perché, se non lo fosse, molto probabilmente non saremmo qui a osservarlo». E’ una risposta abbastanza comune, ma risulta inadeguata come ha spiegato il filosofo della scienza Richard Swinburne, professore emerito dell’University of Oxford. «E’ vero, soltanto se l’ordine è presente possiamo sapere ciò che è presente, ma questo rende ciò che è presente non meno straordinario e bisognoso di una spiegazione. Il punto di partenza non è che percepiamo l’ordine anziché il disordine, ma che sia presente l’ordine anziché il disordine» (R. Swinburne, Esiste un Dio?, Lateran University Press 2010, p. 73).

Il filosofo John Leslie, professore emerito presso l’Università di Guelph, ha spiegato magistralmente la tautologia della risposta della prof.ssa Verde: «equivale a sostenere che, se vi trovate di fronte a un plotone di esecuzione con cinquanta fucili puntati contro di voi, non dovreste essere sorpresi di osservare che siete ancora vivi dopo che hanno fatto fuoco. In fin dei conti, questo è l’unico esito che potevate osservare: se una pallottola vi avesse colpito, sareste morti. Tuttavia potreste ancora ritenere che qualcosa necessiti fortemente di una spiegazione: perché tutti hanno sbagliato il colpo? Era un progetto intenzionale? Non vi è incoerenza, infatti, fra non sorpresi di non osservare di essere morti ed essere sorpresi di osservare di essere ancora vivi» (J. Leslie, in The Foundations of Dialogue in Science and Religion, Blackwell 1998, p.114).

Le persone di fede sperimentano la presenza di Dio nella propria vita e su essa basano la propria esistenza e il suo significato, indipendentemente dal progresso della scienza astronomica. Tuttavia, al contrario di quanti molti sostengono, quest’ultima non è affatto un ostacolo ma, a volte, può anche essere uno stimolo e un aiuto a guardare il cielo e intuire l’eleganza di un progetto creatore. Senza ovviamente confondere il piano filosofico con quello scientifico, che deve rimanere totalmente neutrale.

La redazione | Uccronline.it

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