La fede che riempie la solitudine

Il Siracide compone un vero e proprio elogio dell’amicizia: «Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore. Un amico fedele è un balsamo di vita… » (sir 6, 14-16).

Emblematica è l’amicizia di Cristo nei confronti dei discepoli: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,14-15). Amicizia che segna il senso della intimità profonda, spirituale, di apertura del cuore. Tante volte siamo chiusi all’altro, il cuore indurito perché sfiduciato e abbattuto. Ma quali i segni psicologici, esistenziali e soprattutto comportamentali di un cuore indurito? La persona si presenta ostinata, egoista e spesso capricciosa. Altezzosità e superbia mascherano una insicurezza di fondo. Eclatante manifestazione moderna del cuore indurito è l’indifferenza, il far finta di non vedere; volgere lo sguardo dall’altra parte. Solo la capacità di ascolto, di empatia, di dialogo possono rendere il cuore mite «Imparate da Me che sono mite e umile di cuore!» (Matteo 11,29) suggerisce Gesù. Ma è con le Beatitudini «Beati i miti perché erediteranno la terra» (Mt 5,5), che la mitezza di cuore raggiunge l’apice del significato (P. Riccardi Psicoterapia del cuore e Beatitudini, ed. Cittadella Assisi, 2018).

Una nuova ricerca condotta dai membri dell’Università del Michigan e pubblicata sul Journal of Personality sulle persone religiose ha rivelato che il rivolgersi a Dio riempie i vuoti della sfiducia, della solitudine, della indifferenza. Trovando, nelle parole di Gesù, non sono venuto per i sani ma per i malati un significativo riscontro (Mc 2,13-17). Dio riempie i vuoti interiori e apre il cuore è quanto emerge dalla ricerca. L’altro dato che emerge dalla ricerca è che un sistema di credenze maturo, adulto nella fede, come il sapere di contare sulla fiducia in Dio sostiene le persone a ritrovare uno scopo nella vita e una nuova vocazione ad essa (P. Riccardi Ogni vita è una vocazione, per un ritrovato benessere, ed. Cittadella Assisi 2014)

La ricerca ha dimostrato che percepire Dio e la sua presenza nella vita migliorano i contatti sociale. In un ulteriore studio condotto dai membri della Vanderbilt University, secondo un’indagine su 5.449 persone che frequentano la chiesa, una sinagoga o una moschea c’è un indice irrisorio di stress e una prospettiva di lengevità migliore.

In sostanza le ricerche confermano che Credere in Dio fa bene alla salute. Pare che Blaise Pascal (1623-1662) uomo dalla personalità e fine matematico pur ammettendo nessuna prova dell’esistenza di Dio, traesse le conclusioni che è preferibile credere piuttosto che non credere.

Pasquale Riccardi | Notiziecristiane.com

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