La morte: eppoi?

A distanza di nemmeno un giorno dal decesso del famoso scrittore agrigentino Andrea Camilleri, anche il cuore di Luciano De Crescenzo (filosofo-scrittore napoletano) ha cessato di battere.

Entrambi ultranovantenni, l’affetto del pubblico dei due amati e compianti scrittori si sta manifestando attraverso i social, malgrado l’unica parola che non si sente assolutamente pronunciare sui media è “resurrezione”: infatti, come avvenuto per la recente scomparsa del regista Zeffirelli, nessuno fa cenno al dopo-morte, dato che tutti si fermano al presente. “E’ morto Tizio…, è tragicamente scomparso Caio…, diamo l’ultimo saluto…” ma, tranne che nell’omelia funebre, la parola “resurrezione dei morti” è un termine quasi astratto e del tutto estraneo alla stampa e all’opinione pubblica, nonostante viviamo in una nazione a tradizione cattolica che parla sì di ritorno alla vita, eppure evidenzia spesso e solo la morte, i trigesimi, il purgatorio e gli anniversari. Di “restaurazione corporea o redenzione del corpo” (1° Corinzi 15:49) manco a parlarne, sebbene tutti risorgeremo fisicamente per sperimentare l’eterno destino: i giusti (giustificati per fede) per il paradiso (Giovanni 5:28-29 e Luca 23:43), quelli non scritti nel Libro della Vita per lo stagno di fuoco (Apocalisse 20:15).

Tuttavia, quando si affronta il tema della morte e dell’aldilà, l’incredulità e la spaventosa ignoranza della gente (ignoranza=sconoscenza) vengono alla luce, sicchè personalmente non darei per scontato che nei contesti protestanti si abbia – viceversa – una piena consapevolezza sull’argomento; ma è su questo fondamento che poggia tutto il Cristianesimo, poichè Gesù ha sconfitto la morte, fisica e spirituale, dimostrandolo e attestandolo in maniera tangibile e storicamente conclamata quando è stato risuscitato dal Padre con potenza, uscendo corporalmente dalla tomba di Gerusalemme (Marco 16:6) e risalendo in cielo (Atti 1:11). Lo stesso avverrà per i credenti che Lo hanno accettato durante questa vita e Lo aspettano dalle nubi (Filippesi 3:20). La cosa che più stupisce per la scomparsa di questi due famosi personaggi della letteratura e della tivù sono i commenti sui social dei tantissimi fans, dei bigliettini e dei post twittati da amici e conoscenti, certamente sincere attestazioni di stima e di affetto che, però, palesano l’incredulità del popolo, tant’è che nessuno fa il minimo cenno alla “resurrezione” fisica dei due grandi personaggi: come risorgeranno i due illustri scrittori? Sarà una resurrezione di vita o per il giudizio? Risusciteranno per la gioia eterna o per il tormento infinito? Riguardo Cammilleri, sembra che costui non credesse in Dio, come dichiarato in un’intervista del 2000, sebbene da giovane avesse frequentato per poco tempo il locale Seminario Vescovile dal quale venne espulso per aver lanciato uova contro un crocifisso, mentre Luciano De Crescenzo soleva ripetere una sua celebre frase che elencava, in ordine, i tre esseri umani più grandi al mondo: Fellini, il regista, Socrate e poi Gesù (intervista a Famiglia Cristiana). A differenza di De Crescenzo, le esequie di Camilleri si sono svolte nel cimitero acattolico del Testaccio, a Roma, cimitero situato di fronte la piramide Cestia e all’ombra di un cipresso dove sorge la statua dell’Angelo della Resurrezione.

A significare come sacro e profano vanno a braccetto; difatti, la forma piramidale del monumento simboleggia la stella Sirio e la luce zodiacale, ed essa esprime le radiazioni solari provenienti dal Sole che si irradiano nel Faraone mummificato sepolto all’interno di essa e  che poi rinasce quando Osiride si fonde con Amon-Ra, entrambe divinità egizie. Pertanto, pur con il dovuto rispetto davanti alla morte, un autentico credente non aspetta “l’ultimo giorno” ma una Persona, cioè il Signore Gesù, che scenderà dal cielo per radunarvi morti e viventi (1° Tessalonicesi 4:16-18), avvenimento in assoluto contrasto con chi pensa e crede che la morte fisica concluda il corso della vita e che la resurrezione avverrà chissà quando.

Ma l’aldilà (eternità con Dio o senza Dio) non è una dimora effimera o simbolica, bensì è un luogo pratico e tangibile il cui destino si sceglie al tempo presente, consapevoli che questi due luoghi (inferno=morte eterna, e paradiso=vita senza fine) sono davvero reali.

Salvatore Di Fede | Notiziecristiane.com

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