Si dice che la pandemia abbia creato ingenti difficoltà economiche. Certo non è per tutti così. I multimiliardari più ricchi del mondo ora lo sono ancora di più.
Quando affermazioni di questo tipo vengono comunemente rimarcate, di solito ci si sente subito accusare di “complottismo”. Eppure la realtà dei fatti dice ben altro. Negli Stati Uniti, i dati mostrano come tutti gli uomini più ricchi del pianeta abbiano tratto grandi vantaggi dalla pandemia.
Con la pandemia i paperoni hanno moltiplicato il loro capitale
Ci sono infatti, riporta il Corriere della Sera, ben 643 “paperoni” statunitensi che dallo scorso 18 marzo hanno aumentato le loro fortune complessivamente quasi del 30 per cento. Insomma, mentre in tutto il mondo si cominciava a emanare ordinanze di lockdown per obbligare l’intera popolazione a stare in casa, i più ricchi del mondo cominciavano a fatturare cifre ancora più astronomiche del solito.
Dall’altro lato, cinquanta milioni di americani negli ultimi sette mesi hanno perso il lavoro. E non va meglio in Italia, dove alcuni dati spiegano che dall’inizio della pandemia hanno perso il lavoro almeno un milione di persone. Senza contare le attività commerciali chiuse, e le persone già disoccupate che hanno smesso di cercare.
Il report dell’Istituto Usa mostra una vergogna che chiede giustizia
Una vera e propria vergogna che necessità di uno scatto d’orgoglio, da parte della politica e della società intera. Mentre in realtà, anche per il governo italiano, l’unica preoccupazione sembra essere quella di tirare a campare, mentre nelle dichiarazioni ai giornali si spiega che l’obiettivo è quello di “evitare rivolte sociali”.
Il report con i numeri sui multimiliardari statunitensi è stato pubblicato dall’Institute for Policy Studies, e in questo si spiega che la ricchezza di questi multimilionari è passata da da 2.950 miliardi a 3.800. Una crescita cioè di 845 miliardi di dollari. Facendo un rapido calcolo, si tratta di quasi 5 miliardi di dollari in più al giorno.
Jeff Bezos ha raddoppiato il suo capitale. Elon Musk quadruplicato
Se si guarda poi nello specifico all’uomo più ricco del mondo, il fondatore e capo di Amazon Jeff Bezos, la sua ricchezza è letteralmente esplosa. Il suo capitale è passato da 73 miliardi a 186 miliardi di dollari nel periodo della crisi del Coronavirus. Anche perché Amazon era ormai diventata per milioni di persone in tutto il pianeta praticamente l’unica modalità di fare acquisti.
Situazione simile per il fondatore di Tesla Elon Musk, che, dall’inizio della crisi che ha portato a ormai oltre un milione di morti in tutto il mondo, ha quadruplicato il suo patrimonio, che ora si attesta sui 92 miliardi di dollari. Lo stesso per Mark Zuckerberg, che lo ha raddoppiato. Ora il suo patrimonio complessivo supera i 100 miliardi di dollari.
La notizia ha suscitato scalpore e indignazione. Ma non abbastanza
La notizia, ovviamente, ha fatto grande scalpore, suscitando le reazioni di alcuni politici, in particolare in questo periodo in cui negli Stati Uniti è in corso la campagna per le prossime elezioni presidenziali. Tuttavia, la realtà è che questa vergognosa e gravissima situazione non ha suscitato abbastanza scalpore, o perlomeno non quello che meriterebbe.
Pensare che da questa crisi mondiale, peraltro già prevista da anni come aveva spiegato il fondatore di Microsoft Bill Gates, si siano guadagnate cifre astronomiche solleva molti dubbi. L’idea che dentro i laboratori cinesi di Wuhan, in cui lavorano tuttavia funzionari dell’Organizzazione mondiale della sanità, possa esserci stato qualcuno di “interessato” a creare scompiglio globale, c’è sempre stata e tuttavia in maniera corale gli organi di informazione tendono a classificare il tutto come complottismo.
Chi ha interessi legati alla pandemia? I più ricchi del mondo
Purtroppo, però, dire che ci sono persone con una certa influenza globale che abbiano palesi interessi dalla situazione che si è venuta a creare dopo lo scoppio della pandemia, alla luce dei numeri sopraesposti è un’affermazione semplicemente inattaccabile. È oggettivamente così.
Il Make Billionaires Pay Act, organizzazione statunitense radicale e progressista, ha spiegato che una tassa al sessanta per cento sui guadagni permetterebbe agli Stati Uniti di pagare la propria sanità solamente grazie alle entrate di Bezos e Musk. Il problema, però, è un altro ed è a livello globale. Infatti, è cosa ben nota e risaputa che le grandi aziende del settore Big Tech, ad esempio in Europa, pagando una quantità irrisoria di tasse. Quasi nulla.
Essendo il loro prodotto strettamente legato ad un’economia immateriale, che non ha bisogno di sedi fisiche e di produzioni localizzate geograficamente. Se si cerca perciò chi ha tratto un certo giovamento dalla pandemia del Coronavirus, non bisogna andare a cercare in meandri troppo nascosti. È tutto alla luce del sole.
Giovanni Bernardi
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