La ricerca della perfezione

La parola tedesca “Gut” (per bene), deriva da ‘inserire, adattare’; significa quindi che l’uomo sta bene in una società, vi si può inserire ed è utilizzabile. È una parola che viene dall’edilizia: una pietra si addice al muro; contribuisce a reggerlo; s’inserisce. Una pietra perfetta non sarebbe adatta al muro perché si distinguerebbe troppo dalle altre, spiccherebbe per la sua particolarità. Quindi, è sufficiente che sia una buona pietra.

Anche l’uomo “perfetto” ha difficoltà a inserirsi nella società, non ne è mai soddisfatto, si aspetta sempre troppo ed esce quindi dagli schemi. Non s’inserisce nella costruzione della società stessa. Non si tratta di non voler ottenere il massimo, ma di non saper apprezzare anche le più piccole cose, che, messe assieme, una dopo l’altra, diventano grandi.

Le buone pietre, infatti, formano un muro solido che va bene per tutti sviluppando il Bene di tutti..

Gli antichi greci vedevano un altro nesso tra bene e male. Per loro il bene era sempre anche il bello: parlavano di kalos k’agathos = bello e buono. Ed hanno tradotto con “bello” la parola con cui Dio ha terminato la sua creazione.

Dio vide che tutto era molto bello.

Il bello corrisponde alla giusta misura. Per i greci, il contrario è kakos, che non significa soltanto cattivo e brutto ma, fin dall’origine, ciò che non corrisponde all’essenza delle cose, o ciò che è ‘troppo’ attaccato a una cosa, quindi inadatto, eccessivo, privo di misura.

Buono e bello esprimono per i greci anche l’adeguatezza dei tempi, ciò che corrisponde a quest’ora (hora). Il brutto, viceversa, è a-oros, ciò che esce dall’ora, non si adatta al momento, è inadeguato.

Sono grandi insegnamenti che, di fatto, inducono a comprendere una sostanziale verità, non mai banale visto i tempi che viviamo: in ogni sfera, anche quella religiosa, chi vuol essere “perfetta” s’innalza sopra la propria misura e va fuori luogo ed anche fuori tempo. In fondo si ribella al fatto di essere uomo, limitato e mortale. La ricerca, infatti “maniaco” della perfezione ne sviluppa l’aspetto peggiore. Vorrebbe essere come Dio.

È questo, di fatto, il peccato originale.

Quanto invece è prezioso realizzare con tanta semplicità il desiderio di bene insito nella nostra anima.

Vincenzo Lipari

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