LA RIFORMA A PADOVA: FATTI, PERSONAGGI E LUOGHI. 1517-2017 CINQUECENTO ANNI DELLA RIFORMA PROTESTANTE

L’Ifed (Istituto di Formazione Evangelica e Documentazione) in collaborazione con la Chiesa Evangelica di Padova, entrambi siti in Via Pietro Vermigli N.13-Padova,  hanno organizzato in occasione della celebrazione del quinto centennario della Riforma Protestante un significativo itinerario nelle vie della città alla riscoperta di: “luoghi, nomi e fatti” che a dispetto di forti contrasti e opposizioni hanno attraversato il tempo fino ad oggi in quanto la Riforma è arrivata anche a Padova e ancora oggi non si è conclusa, viene portata avanti sempre nella città di Padova e più precisamente all’Ifed.

Dal 1 al 15 ottobre si è tenuta una visita guidata con partenza dal palazzo del Bo e con conclusione alla biblioteca dell’Ifed passando per i luoghi di Pompiano Algeri, Vergerio, Vermigli, Lucaris ed altri protagonisti della Riforma a Padova. E’ voluto essere un percorso per scoprire l’eredità di un periodo tanto ricco quanto sconosciuto della nostra storia.

In contemporanea hanno anche organizzato la “Mostra 500 della Riforma” sugli sviluppi storici, teologici e sociali della Riforma Protestante, tenutasi presso il Centro culturale San Gaetano di Padova.

La Riforma Protestante compie cinquecento anni eppure ancora oggi nel nostro paese è un fenomeno sconosciuto di cui si sa ben poco su questo “evento storico” che in pochi anni sconvolse l’intera Europa ridisegnandone gli equilibri e non solo a livello religioso. In teoria non è solo una questione di disinformazione perché in realtà in Italia non produsse lo stesso fenomeno di rinnovamento religioso e sociale degli altri paesi europei ma piuttosto una reazione volta alla conservazione. Malgrado ciò qualcosa arrivò ma con una forza ridotta e capace di aprire solo qualche breccia, furono tentativi coraggiosi spesso sfociati nel martirio, solo i più fortunati riuscirono ad esiliare . Padova rappresentò uno dei luoghi meno ostili all’apertura di spiragli nella spessa coltre della cultura controriformista.

Il cinquecento offre l’occasione per tentare di riportare alla luce un’eredità che non può rimanere nascosta. Si può dare piena cittadinanza a personaggi influenti nel loro tempo, il cui pensiero rimane attuale e capace di far giungere fino ai nostri giorni lo stesso fermento e la stessa ansia di rinnovamento.

Il percorso della visita guidata inizia dall’Università del Bo, costruita nel 1222, e nota in quanto non ci fu quasi nessun italiano con una parte di rilievo nella riforma del proprio paese che non ebbe a che fare con lo studio padovano. Infatti qui hanno studiato i primi Riformatori italiani e anche di altri paesi europei. A trecento anni dalla sua fondazione l’università era in uno stato di declino ma proprio negli anni della Riforma Protestante l’ateneo ricominciava a recuperare credibilità grazie all’influenza del così detto “lievito luterano”. Era, infatti, divenuta il luogo di rifugio di personaggi considerati eretici tra cui molti studenti tedeschi, svizzeri e inglesi di fede protestante che godevano delle ampie libertà e privilegi concessi dalla Serenissima e dove, dunque, non c’era l’obbligo di sottoscrive la confessione di fede cattolica piuttosto era un luogo di libertà di pensiero e di confronto sulla forma di pluralismo sulla fede giudaica, greco-ortodossa e anche riformata. Qui si poteva studiare la Scrittura in tutta la sua integrità e si poteva discutere liberamente dei “Cinque Sola” che racchiudono la totale verità su Dio e sulla sua Parola. Padova era nota per la libertà di pensiero che circolava nel suo studio nonostante fosse nominata un’istituzione cattolico-romana. Dunque la Riforma Protestante arrivò anche in Italia e non solo a livello accademico ma anche in mezzo al popolo solo che accaddero dei fatti che prima la ostacolarono e poi la repressero perché vi fu un’efficace controriforma che si unì alla dura repressione dell’Inquisizione e insieme innalzarono enormi barriere per impedire che questo vento di rinnovamento prendesse piede anche in Italia.

In questo clima si formò tra il 1517 ed il 1526 il giovane fiorentino Pietro Martiri Vermigli tra i personaggi della Riforma più importanti del Cinquecento europeo. E’ il più noto perché fu il più coinvolto nelle vicende europee e collaborò con i nomi più conosciuti  quali Lutero, Calvino e Zwingli. Fu senza dubbio tra i giganti del pensiero che incisero in maniera profonda le coscienze del XVI secolo e durante i suoi sette anni di permanenza nella città padovana entrò in contatto con i più importanti pensatori umanisti in qualche modo collegati alla Riforma Protestante che stava crescendo al di là delle Alpi. L’influenza primaria nella sua vita fu prodotta dalla Bibbia infatti la sua passione per le Scritture e per tutto ciò che girava intorno alla teologia hanno fatto di lui uno dei più grandi riformatori il cui pensiero era radicato dalla comprensione della “giustificazione per fede” in maniera  ricco e profondo. La scoperta delle vere basi su cui fondare la propria relazione con Dio cambiò integralmente tutta la sua esistenza, egli predicò la Parola di Dio sulla scia di questa nuova visione inimicandosi i papisti ma rimase sempre fermo sulle sue idee e sulla sua scelta. Accusato di eresia da Roma fu costretto ad esiliare nel nord Europa, morì a Zurigo nel 1562.

Altri nomi dell’itinerario sono quelli di Pompiano De Algerio (1531-1556) studente di Nola che rifiutò di ritrattare e fu estradiato a Roma dove subì il martirio per mano del papa Paolo IV e ad agosto del 1556 venne arso vivo con olio bollente, pece e trementina a Piazza Navona (Roma); Pier Paolo Vergerio (1498-1565) che dopo aver svolto una notevole attività propagandistica a favore della Riforma fu costretto a fuggire in esilio in Svizzera dove continuò la sua attività editoriale, la polemica antiromana e contribuì al rinnovamento della chiesa; Francesco Spiera (1502-1548) un avvocato di Cittadella che all’età di quarant’anni venne denunciato all’Inquisizione con l’accusa di professare idee luterane, preso dal timore per la propria vita e per quella dei suoi familiari rinnegò di essere vicino alla fede riformata così venne assolto con gli l’obblighi di praticare i rituali ed una sanzione pecunaria questa scelta forzata lo fece sentire irrimediabilmente dannato al cospetto di Dio e cadde in uno stato di profonda depressione fino a lasciarsi morire, a nulla valsero i tentativi di chi lo voleva convincere dell’efficacia del perdono di Dio senza la necessità dei sacramenti; Cirillo Lucaris (1572-1638) originario dell’isola di Creta soggiornò a Padova per studiare lettere e teologia dove ne conseguì le laure, egli indirizzò la propria attenzione soprattutto verso il popolo e il suo scopo era di fare conoscere il Vangelo ai greci traducendolo nella loro lingua per poterlo diffondere,  pubblicò una “Confessio Fidei” di impronta calvinista con lo scopo di introdurre le dottrine della Riforma nel mondo ortodosso, per queste sue idee venne accusato di eresia e ucciso.

Grazie a questi personaggi vi fu una circolazione di libri importanti sulle dottrine riformate su tutto il territorio della Serenissima di cui Venezia ne era la capitale a questo motivo era la città prediletta dei mercanti tra i quali molti tedeschi che vi andavano per diffondere le opere di Lutero. Già nel 1525 nelle botteghe dei librai si potevano trovare antologie degli scritti luterani e la famosa traduzione del Nuovo Testamento di Antonio Brucioli che fu uno strumento di divulgazione efficacissimo perché permetteva l’accesso al testo sacro anche al di fuori degli ambienti accademici.

Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com

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