La sofferenza di oggi non è paragonabile alla gloria che sarà manifestata

Pensando alla sofferenza – anche estrema – che milioni di persone hanno vissuto nella storia, penso ad esempio, uno su tutti, il genocidio dei nazisti ai danni degli ebrei, o anche alle milioni di persone vittime ogni giorno di guerre, di fame, di povertà, di abusi, di violenze, ecc…, credo che anche la sofferenza rientri sotto il piano di Dio per tutti noi. Alcuni domandano come possa Dio permettere determinate atrocità dal momento che Egli è Dio e il Dio d’amore. Be’, la risposta è che Dio non ha creato il male e non vuole certamente il male di nessuno, perché Lui ha solo pensieri di pace per le sue creature. In Lui non ci sono tenebre, dice la Bibbia. Il male è solo l’assenza della presenza di Dio e del suo amore nella vita e nel cuore dell’essere umano, che ribellandosi a Dio, ed essendo vuoto di queste componenti, tende a commettere il male. Credo che sia estremamente importante guardare oltre il breve termine e considerare la fine, la destinazione finale. Sapete, i conti si fanno alla fine, e non possiamo fare deduzioni disponendo soltanto di informazioni parziali, a volte frammentarie; per una comprensione della realtà, dobbiamo tener conto di tutte le variabili. E una di queste è che molte volte noi non possiamo giudicare Dio sul breve termine, in base a quello che viviamo, che stiamo attraversando, che subiamo. La Sacra Scrittura dice: “Dio è buono la sua benignità dura in eterno”, e aggiungio “nonostante qualsiasi cosa ci possa capitare”. Non commettiamo l’errore di giudicare il carattere di Dio, la sua integrità, la sua bontà, la sua fedeltà in base a quello che attraversiamo a breve termine. Qualsiasi cosa potesse essere, aspettiamo a giudicare Dio. Noi non possiamo comprendere, analizzare, giudicare l’intelligenza, il modo di agire, le vie di Dio. In parte vediamo, in parte percepiamo. Aspettiamo quel giorno, quando il puzzle sarà completo, e allora comprenderemo che anche gli aspetti incomprensibili, inaccettabili, traumatici, dolorosi, presi in se stessi erano distruttivi, ma incastonati nel puzzle, nel piano, nel progetto, nel percorso generale della nostra vita, vengono mediati, diluiti, trovano la loro collocazione e spiegazione, e alla fine, quando tutto sarà chiaro, tutto sarà rivelato, saremo pronti per dire: “Dio è buono e la sua benignità dura in eterno”. Certo a breve termine, a volte sembra che nell’afflizione Dio ci abbia abbandonato, che Dio non prenda coscienza di quello che stiamo attraversando, ci sentiamo trascurati, oppressi oltremisura. Dobbiamo però essere realistici e riconoscere che qui non siamo in paradiso, viviamo in un mondo decaduto; siamo esposti al dolore, alla sofferenza, al peccato, alla tentazione, al divenire doloroso di tutte le cose, siamo esposti a infermità, a malattie. E giustamente, leggendo la Parola, noi siamo legittimati a pregare, nel credere, nel chiedere a Dio la sua protezione, perché lui è il nostro guardiano. Ma siamo anche consapevoli e abbastanza maturi – almeno quelli che conoscono le Scritture – che a volte Dio ci libera dalle avversità, e tanti di noi oggi potremmo raccontare le meraviglie, le liberazioni del Signore, e numerare, volta dopo volta, tutte le volte che il Signore ci ha salvato da pericoli, da incidenti, alcuni dei quali neppure ne siamo consapevoli, (lo capiremo un giorno); ma altre volte Dio non ci libera dall’avversità, ma nella nostra sofferenza, aspetta il giorno che ha riservato alla propria autorità, in cui glorificherà ogni cosa. La nostra sofferenza del tempo presente non è paragonabili alla gloria che dev’essere manifestata a nostro riguardo. Alessio Sibilla

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