LA TRAGEDIA DI GENOVA

L’evento del crollo del ponte accaduto il 14 Agosto 2018 a Genova è stato giustamente definito una strage, a causa dell’elevato numero di vittime umane che ha comportato. Al momento si parla di 39 vittime.

Il termine tragedia si adatta a tutti quegli episodi in cui a causa di determinati disastri, sciagure o altri eventi dannosi per conseguenza si hanno delle vittime, ossia dei morti.

Inoltre la tragedia fa pensare a qualcosa di improvviso, imprevisto e imprevedibile.

E, come in questo caso, ieri di imprevedibile ci sono state contemporaneamente due cose:

  1. Il crollo del ponte Morandi (che qualcuno nei servizi andati in onda risalenti ai tempi della sua costruzione aveva definito “eterno” ! );

  2. la morte di gente che certamente non pensava né immaginava affatto che quello di ieri sarebbe stato il suo ultimo giorno di vita !

Quindi la tragedia è qualcosa di associato a un evento che può causare la morte di varie persone e alla morte improvvisa e imprevista di esse.

Il fatto di Genova, giustamente, fa porre la questione della ripetibilità di altre possibili tragedie simili in altre parti dell’Italia (se guardiamo soltanto entro i nostri confini nazionali).

Morire è una tragedia. E morire all’improvviso acuisce il senso di questa tragedia.

Lo stupore che l’evento di ieri fa sorgere è si per la morte, ma anche (se non soprattutto) per l’immediatezza con cui essa può avvenire.

Di fronte ad eventi del genere si resta colpiti e stupiti.

Tante domande vengono alla mente e/o al cuore:

  • perché?

  • perché proprio ieri?

  • perché proprio a quelle persone (che passavano da lì in quegli istanti)?

E, insieme a queste, chissà quante altre possibili domande invadono i cuori di coloro che dinanzi a questa o ad altre simili tragedie si pongono dubbi, domande o dilemmi sul… senso della vita!

Perché la vita deve o può finire così?!

E insieme alla caducità del ponte di cemento armato (anche se qualcuno aveva osato definirlo “eterno”) viene da pensare alla caducità della vita umana.

Probabilmente a tutto pensavano le vittime della tragedia di ieri fuorché alla morte. E alla loro morte!

Eppure anche se “non fa notizia” chissà quanti ogni giorno muoiono (o all’improvviso – nel bel mezzo del vigore della loro giovane vita – o dopo una lunga malattia o vecchiaia)!

Se alcuni muoiono per eventi improvvisi e a causa di danni o disastri siamo portati a definire tali fatti come ‘tragedie’. Ma forse non chiamiamo così l’insieme degli innumerevoli casi in cui moltissime persone giornalmente muoiono!

E se coloro che ieri hanno trovato la morte all’improvviso non erano preparati ad incontrarla né ad affrontarla, probabilmente altrettanto impreparati sono quei tanti che muoiono giornalmente lo stesso anche se non in modo improvviso.

Andare incontro alla morte impreparati, sia che questo avvenga all’improvviso o che ciò avvenga dopo una lunga sofferenza e agonia, a pensarci bene è ugualmente una tragedia.

Tutti noi siamo presi e impegnati a fare progetti e programmi nella nostra vita. Ma, poi, all’improvviso, un episodio come quello successo a Genova potrebbe mettere tutto (tutto il nostro fare, tutto il nostro agire) in discussione.

Ma questa “discussione”, questo mettersi in discussione, non può più riguardare le persone che ieri, all’improvviso, sono morte.

Questo mettersi in discussione (può e dovrebbe riguardare coloro che ancora oggi sono in vita e che non sanno se lo saranno ancora domani o stasera stessa a causa di qualche evento improvviso e imprevisto.

Coloro che ieri sono rimaste vittime del crollo del ponte quasi sicuramente non stavano pensando alla morte. Altrimenti credo che avrebbero cercato di ‘correre ai ripari’, ovvero di fuggire dalla morte.

Ma: “Si può sfuggire alla morte”?

Si può procrastinarla a tempo indefinito?

No.

Tutti vi andiamo incontro. Ma se la morte è (qui sulla terra) inevitabile e imprevedibile c’è però una cosa che potremmo fare, anche se non sappiamo quando ci avverrà, prima che essa ci avvenga.

Se nel mondo l’ignoranza delle cose spirituali porta la stragrande delle persone a dire e a pensare che “Alla morte non c’è rimedio”, chi, invece, vuole sapere come affrontare la morte, al punto non da subirla soltanto, ma anche da vincerla (come ha fatto il Signore e come vuole insegnare anche a noi a farlo) si può preparare ad affrontarla.

La morte ha una causa ed un effetto.

La morte è frutto del male e del peccato.

Ad esempio nel caso del crollo dei ponti umani (che non sono eterni) il male sta nell’aver fatto male i conti. Il materiale con cui il ponte è stato costruito (il cemento precompresso) si è eroso, consumato (per via del tempo e dell’azione degli agenti atmosferici).

Così il peccato (il vivere fuori dalla volontà di Dio) erode la vita e la sua durata.

E “se” è vero che, come dice la parola di Dio (la Bibbia) “Il salario (ossia la ricompensa) del peccato è la morte , è altrettanto vero che “Il dono di Dio è la vita eterna, in Cristo Gesù nostro Signore” – Romani 6: 23 -).

Alla morte (come effetto del male, delle cose fatte male) si può sfuggire solo conoscendo il Bene ed entrando nella sua dimensione, che è quella del Regno di Dio. Ma nel Regno di Dio si entra da vivi e non da morti. Si può entrare “oggi” ossia durante questa vita, prima che la morte venga a portarci nell’ aldi là ( e nell’al di là vi sono due luoghi che corrispondono a due distinti destini (entrambi eterni): o la Vita con Dio in Cristo o la Morte (come segno di condanna per tutti coloro che non avranno vissuto la loro vita terrena secondo la volontà di Dio).

Se faremo ciò, quando la morte verrà a toccarci o a sorprenderci, non saremo del tutto sorpresi e impreparati. Solo così la morte non sarà una tragedia irrimediabile. Poiché anche dinanzi alla morte c’è un rimedio: La vita eterna in Cristo Gesù il Signore.

E’ Lui che ci da questa grandiosa promessa:

“Io sono la risurrezione e la vita. Chiunque crede in me, anche se fosse morto vivrà” (Giovanni 11: 25).

La tragedia di Genova resterà solo una tragedia se non si scoprirà il rimedio alla morte. Non per forza ci deve essere dato di sapere quando morremo, ma sicuramente possiamo scoprire (grazie alla parola di Dio) come vincere la morte, ottenendo il Dono di Dio: la vita eterna.

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com

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