La violenza di una legge sui “diritti” sessuali e religiosi dei bambini

Da una settimana il Canada si è costruito una maschera normativa che lo fa sembrare il paese più “childfriendly” del mondo, con una legge che dovrebbe finalmente tutelare la libertà dei bambini, il loro credo e perfino la loro sessualità. Ma il “bill 89” (Supporting Children, Touth and Family Act), dietro un volto modernissimo, nasconde un’insidia così preoccupante da aver spinto alcune famiglie e associazioni del paese a lanciare una petizione contro la legge passata con 63 voti contro 23. Come mai? E’ evidente che se finora non si erano ancora riconosciuti diritti di libertà religiosa o sessuale al bambino è perché se c’è un essere a cui è impossibile cucire addosso la menzogna dell’uomo che si autodetermina e della libertà come scelta senza argini né vincoli è proprio lui.

UN ATTACCO AI GENITORI- Jack Fonseca, della Campaign Life Coalition, fra i sostenitori della petizione, ha chiarito che il bill è “una seria minaccia” per tutti, specialmente “per i cristiani e per tutte le persone di fede che hanno figli o che sperano di educarli attraverso l’adozione. Questo è un attacco diretto all’autorità dei genitori”. Ad ammettere che sono queste le intenzioni della norma è stato anche il ministro della Politiche Familiari e dell’Infanzia, Michael Coteau, che avanzando qualche perplessità ha svelato che non si dovrebbero “rimuovere i bambini da casa perché i loro genitori pensano che sia gay, quello che si dovrebbe fare è rimuoverli se subiscono abusi (chissà poi cosa si intende per abuso, ndr) per questo motivo”.

CHI DECIDERA’ DAVVERO? – Ovviamente il testo è così ambiguo da essere facilmente interpretabile. Bisogna infatti domandarsi: dato che il bambino è evidentemente incapace di autodeterminarsi, di scegliere la propria religione (non parliamo delle preferenze sessuali che non dovrebbero nemmeno essere un tema da porsi ad un innocente) o le proprie cure mediche, se non la famiglia, chi deciderà per lui? E’ ovvio che la risposta è una sola: lo Stato schierato con le forze dell’ideologia dominante abortista, eutanasica, omosessualità e individualista, che fa dell’uomo un essere solo e indifendibile dalle sue grinfie. Proprio per questo il modo migliore con cui fino a cinquant’anni fa le legislazioni occidentali rispettavano ancora gli indifesi era potenziando i diritti della famiglia, che avendo accolto i figli gratuitamente era ritenuta la sola istituzione potenzialmente in grado di educarli disinteressatamente, secondo quello che essa riteneva essere il vero bene del figlio (e non dell’ideologia dominate).

LA MENZOGNA E’ A MONTE – Ma con il sessantottino riconoscimento dell’autodeterminazione e della libertà senza vincoli, senza educazione né indirizzo le barriere difensive hanno cominciato a sgretolarsi pian piano. Non a caso, almeno fino a qualche anno fa ci si sarebbe domandati chi fosse quel pazzo convinto che un bambino voglia e possa scegliere la propria sessualità, il proprio credo e combattere per affermare le sue opinioni, mentre oggi i legislatori canadesi hanno deciso che così può essere. Ovviamente con la scusa che occorre tutelare i bambini da quei bruti degli adulti e dalle loro famiglie retrograde. Il bill infatti mette fra “i maggiori interessi del bambino” che lo Stato deve tutelare “l’identità di genere” (dando per appurato che esista un genere indipendente dal sesso di nascita) e “l’espressione dell’identità di genere”. In poche parole se una bambino volesse mettersi la gonna e i genitori glielo proibissero o provassero ad affrontare il problema potrebbero essere denunciati.

RELIGIONE, ADOZIONE E CURE MEDICHE – Lo ha spiegato l’Arpa Canada, che ha analizzato a fondo la norma, sottolineando che la legge ha rimpiazzato il rispetto per la libertà di educazione e per il credo della famiglia, sostituendo “la fede religiosa in cui il bambino è cresciuto” come materia da proteggere con la tutela della fede del bambino (ancora una volta, come se questa fosse innata). Inoltre, si aggiunge che non verranno considerate le richieste di affido o di adozione di quelle coppie che non credono nell’ideologia Lgbt per cui la sodomia è considerata normalità. Mentre i figli naturali di tali coppie potranno essere considerati “bisognosi di protezione”. Così come quelli il cui genitore non provvedesse “all’accesso di trattamenti sanitari” necessari. Ma chi giudica, ad esempio, quali siano quelli necessari? E che cosa accadrebbe se il figlio confuso andasse da una maestra ideologizzata dicendogli di voler essere una bambina e quella ritenesse adeguata una terapia ormonale al contrario della famiglia?

I PICCOLI AGLI ORCHI – Ma la questione non si ferma qui, perché se il bambino, avendo diritto alla sua religione, alla sessualità e all’educazione sessuale, venisse plagiato da qualche adulto, che diritti avrebbero in tal caso i genitori? La risposta è chiara, com’è chiaro che questa norma, oltre a far apparire al bambino la sua stessa famiglia come potenziale nemica, in nome della lotta contro gli adulti consegna i piccoli agli orchi del gender free e della sessualizzazione precoce che fanno il gioco della ideologia pedofilia. E’ chiaro che si tratta solo dell’ultima frontiera dell’autodeterminazione e che dopo il riconoscimento dei diritti Lgbt verranno quelli, fittizi e impossibili da esercitare, dei bambini per preparare la strada alla normalizzazione della pedofilia. Impossibile? Basti pensare cosa avrebbe risposto meno di 10 anni fa il popolo occidentale all’adozione da parte di due persone dello stesso sesso.

di Benedetta Frigerio | Lanuovabq.it

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