Laicità o disgregazione del cristianesimo? Il Ddl che fa discutere.

Il 26 Maggio 2020 ventotto esponenti del Movimento 5 Stelle hanno proposto una modifica importante all’Art.1 della nostra Costituzione Italiana che dichiara che «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.». La proposta di modifica consiste nello specificare che l’Italia è anche una Repubblica laica, motivata dal fatto che è necessario tutelare la libertà religiosa, ma anche l’ateismo.

Il giornale online AdnKronos ha aperto l’articolo sul tema con il titolo «Modificare la Costituzione per tutelare gli atei», pubblicando l’intervista fatta a Valerio Romano, che ha dichiarato: «Ritengo che il principio di laicità dello Stato si ricolleghi strettamente a una tutela più forte della libertà di religione e anche di professare il proprio ateismo». Il senatore ha poi sottolineato di essere convinto che i tempi siano ormai maturi per far sì che venga consolidato sia il carattere democratico che quello laico del nostro Paese, sempre tenendo conto e rispettando la tradizione identitaria cattolica propria dell’Italia. Romano ha poi proseguito attestando che «la laicità della Repubblica è uno dei principi fondanti della nostra Costituzione, ritenuto supremo dalla stessa giurisprudenza costituzionale, la cui esistenza discende dal principio pluralista a cui si ispira il nostro ordinamento».

Apparentemente potrebbe sembrare una “specificazione” corretta e utile, che enfatizzerebbe il senso di libertà e il rispetto del diverso, oltre alla tutela delle minoranze religiose, ma possiamo scorgere degli aspetti discutibili, soprattutto in tempi come questi che vedono un sovraccarico inaspettato di provvedimenti legislativi e dinamiche sociali volte allo sgretolamento religioso. Si nota, inoltre, anche lo strano silenzio della Chiesa Romana Cattolica.

Il Ddl apre la sua proposta con testuali parole: «Uno Stato può essere definito “laico” quando non fa propria una morale di matrice religiosa (derivata da una fede). In quest’ottica, esso si contrappone allo Stato “clericale”, in cui i precetti propri di una fede sono seguiti dallo Stato medesimo e diventano vincolanti per tutti i consociati.». Si scorge ben chiaramente una contraddizione tra ciò che era stato dichiarato nell’intervista e ciò che è stato proposto di fatto: la Repubblica, infatti, non dovrebbe più basarsi su una morale religiosa, né riconoscere una tradizione identitaria di matrice cristiana; il cristianesimo, quindi, dovrebbe essere qualcosa a sè stante rispetto allo Stato che, a sua volta, diventerebbe il padre della morale stessa.

I dubbi sorgono spontanei sulle reali motivazioni di questi provvedimenti, quando la nostra stessa Costituzione tutela già qualsiasi tipo di minoranza o essere umano nella sua singolarità, visti i già esistenti e garantiti diritti fondamentali del cittadino italiano.

Verba volant, scripta manent: ciò che viene detto, durante interviste o varie dichiarazioni stampa, spesso è un sofismo senza fondamento, ma ciò che viene scritto fa la differenza. Sulla base di questo è importante comprendere i movimenti legislativi, perchè come dice l’Art. 1 stesso, la sovranità appartiene al popolo, e ad un popolo informato.

Missioneparadiso.it

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