L’alienazione quale patologia moderna

Mentre la nostra società stimola comportamenti umani che rispondono alla logica di mercato, basti vedere le numerose pubblicità sulle auto, sul cibo, sui vestiti, sul corpo palestrato e selfizzato dell’uomo; dalle curve strabilianti della donna, della spettacolarizzazione del mondo dei sentimenti e dell’emozione, l’uomo del terzo millennio, ignaro orienta il suo agire su leggi di mercato che allontanano dalla libertà interiore. Tema, questo, caro allo psicoanalista Erich Fromm, che nel suo saggio “fuga dalla libertà” (1980 ed. Comunità) delinea i comportamenti dell’uomo della civiltà moderna. Una società che spinge l’individuo verso comportamenti e atteggiamenti programmati senza interpellarlo provocando quella sindrome esistenziale, patologica chiamata “alienazione” (il termine fa riferimento a ciò che è altro da noi, che ci porta lontano dalla nostra essenza che ci rende estranei a noi stessi. L’alienazione caratterizza i rapporti dell’uomo moderno, le sue relazioni al lavoro, con le cose, con se stesso e con gli altri uomini perché lo porta fuori da se stesso e contemporaneamente lo fa vivere in una profonda insoddisfazione esistenziale. Nella lucida analisi dello psicoanalista Fromm emerge che la cura dall’alienazione è quello dell’amore (Fromm, L’arte di amare ” 1956; ” Il cuore dell’uomo ” 1964 ; ” Avere o essere ” 1976). Stiamo correndo il rischio di pensarci liberi ma liberi non lo siamo (vedi P. Riccardi “Ma siamo davvero liberi? del 27 marzo 2018 in notiziecristiane.com). Stiamo correndo il rischio di desiderare l’amore ma non sappiamo amare e il cristiano non può essere indifferente a questo stato di disagio. Ma chi è l’uomo alienato del terzo millennio? È l’uomo senza coscienza capace di farci scoprire il significato, unico e singolare, nascosto in ogni situazione… In un’epoca in cui sembra che i Dieci Comandamenti non hanno valore, l’uomo deve imparare a percepire i 10.000 comandamenti che sorgono dalle 10.000 situazioni uniche di cui è costellata la vita” (V. E. Frankl “Come ridare senso alla vita Ed. Paoline, 2007). I gravi problemi che attanagliano l’uomo di oggi trovano riscontro in un individualismo narcisista, in un apparire che allontana sempre di più dalla propria coscienza autentica. L’uomo di oggi, ammalato del senso del vivere, crede che riempiendosi di cose materiali e psicologiche inutili compensi il senso della vita. Suona ancora attuale la beatitudine della povertà di spirito: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3) come forza rivoluzionaria del cristiano che sa liberarsi delle inutili zavorre della vita. Il non comprendere il senso terapeutico della beatitudine della povertà di spirito chiude l’uomo nel suo egocentrismo ed egoismo (P. Riccardi “Psicoterapia del cuore e beatitudini”, ed. Cittadella 2018).

Determina una visione della vita caratterizzata dal Mio bene, dal Mio partner, dalla Mia auto, dalla Mia famiglia, dal Mio lavoro come se esisteste solo l’Io. Secondo questa visione, non cristiana della vita, ognuno diventa separato dall’altro annullando il principio antropologico del Noi, del bene comune caro alla visione spirituale di Gesù quando dice amatevi gli uni gli altri. La maggior parte delle persone, pur definendosi cristiana, si lascia ipnotizzare da una certa propaganda sociale tesa al profitto. Capace di dettare le regole fin da quando siamo bambini nel lasciarci credere nell’importanza di cose inutili quali apparenza, vestiti, mode, mentre passa in secondo piano le cose essenziali del nostro benessere, psicologico e spirituale quale la ricerca della verità, della giustizia, del bello, del bene comune. “Cercate prima il regno di Dio e il resto vi sarà dato in sovrappiù” (Mt 6, 33) queste sono le indicazioni ancora attuale di chi vuole trovare se stesso per non alienarsi (P. Riccardi “Psicoterapia del cuore e beatitudini”, ed. Cittadella 2018).

Pasquale Riccardi | Notiziecristiane.com

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