L’anno che verrà… Per una visione cristiana del tempo che passa

Manca una manciata di ore all’intronizzazione del nuovo anno. Al pari di un bizzarro tiranno continuerà a scandire silenziosamente ma inesorabilmente il fluire della breve esistenza umana. Come un vecchio re malconcio e morente il diciannovesimo anno del terzo millennio si appresta a declinare ed essere aggiunto negli annali delle enciclopedie, divenendo Storia.

E’ consuetudine che l’arrivo del nuovo anno eccita gli animi degli uomini più per un compiaciuto, non controllato senso di euforia delirante che per una pacata, sensata riflessione sul senso della vita che passa, del tempo che va avanti ineluttabilmente, che nel suo vorticoso fluire travolge l’effimera e caduca vita umana. La gente non sembra curarsi che l’avvicendarsi degli anni richiama alla memoria la finitezza dell’uomo e il suo annientamento, il ritorno di ogni mortale nella polvere. Sembra piuttosto che vi sia un’inconscia rimozione della brevità della vita umana, quando l’uomo cerca disperatamente di sostituire la consapevolezza della caducità dell’esistenza umana con frammenti farneticanti di effimera allegria del vivere quotidiano, di cui le grandi feste universali sono una piacevole espressione. E’ giusto e comprensibile che dai meandri più nascosti dell’uomo si sprigioni un forte, elegiaco afflato amoroso verso la vita. Egli è assai molto attaccato a essa. Tuttavia, Egli brancola nel buio, rimane indifferente, passivo, quasi rassegnato, imbrigliato, avviluppato nella tela del pensiero disumanizzante del puro edonismo, sapendo che la morte lo attorciglierà, come la terribile anaconda si attorciglia e strangola la sua vittima e lo farà sprofondare negli abissi del nulla eterno, non curandosi, non ponendo attenta riflessione sulla fonte primordiale della vita che le assicura continuità e stabilità: Gesù Cristo, che è “di eternità in eternità, Dio”(Salmo 90:2).

L’uomo esce fuori dalla sua condizione tragica dell’essere simile all’erba che verdeggia la mattina e la sera è falciata e inaridisce, se egli si rende conto che la causa della sua breve esistenza è la sua ostilità contro il Signore: “…Tu metti le nostre colpe davanti a Te, e i nostri peccati nascosti alla luce del Tuo volto”.(Sl 90:8).

“Insegnaci, o Signore, a contare bene i nostri giorni per acquistare un cuore saggio…”

L’essere riconciliato con Dio per mezzo di Gesù Cristo l’uomo impara a contare bene i suoi giorni acquistando un cuore saggio (Sl 90:12).

Egli sarà saziato, esulterà e gioirà e lavorerà con serietà e responsabilità nel corso della sua esistenza, con la consapevolezza che il tempo non lo annienterà, perché Dio ha messo nel suo cuore il pensiero dell’eternità: “….Non c’è nulla di meglio per l’uomo del rallegrarsi e del procurarsi del benessere durante la loro vita, ma che se uno mangia, beve e gode del benessere in mezzo a tutto il suo lavoro, è un dono di Dio”(Eccl. 3: 12-13).

Da questa visione rigorosamente cristiana acquista un profondo significato, la pirotecnica, gioiosa, festante accoglienza del nuovo anno, di ogni nuovo anno, perché si è molto consapevoli che il tempo che si sta prospettando nella sua immediatezza sarà foriera di esperienze gratificanti se è vissuto il presente con passione e in maniera creativa, avendo anche la forza morale di affrontare coraggiosamente avvenimenti, situazioni ostili e drammatiche, che puntualmente si riverseranno sulla propria strada. L’uomo diventa protagonista del suo tempo, e non rimane schiavizzato, schiacciato, succube, prigioniero del tempo.

L’essere sorpresi, affascinati, abbagliati dalla luce cristiana lo scambio degli auguri e la speranza di migliorare la propria condizione morale, sociale, economica, progettare e raggiungere ragionevoli traguardi si vestono di umanità e credibilità e responsabilità senza cadere nella dallana, ironica e grottesca banalità, che l’unica novità nell’avvicendarsi degli anni è “che l’anno che sta per arrivare tra un anno passerà” valorizzando in senso cristiano l’aforisma oraziano “Mentre parliamo, ecco il tempo geloso sarà fuggito: afferra il giorno che passa, fidati il meno che puoi del domani (“Dum loquimur, fugerit invidia aetas: carpe diem, quam minimum credula postero”). Buon Anno con Gesù!

Paolo Brancè

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