L’annuncio del comandamento dell’Amore è concreto e fattivo!

Se la parte iniziale del comandamento dell’amore dell’apostolo Giovanni è presentato sotto forma di annuncio dogmatico, la seconda parte lo focalizza come concreto stile di vita, come evidenza di vita: l’essenza dell’amore è altruismo, reso manifesto in modo perfetto in Cristo, 1° Giov.3:16-17.

L’amore propositivo si prodiga per l’altro, conduce a un’attività a suo favore, fino al sacrificio di sé (v.16). Il sacrificio di Cristo non è un evento da contemplare, ma un esempio da imitare: l’espressione “il noi pure” è un atto della volontà rinnovata dello Spirito e non è un obbligo, implica un atto di libertà di volere l’amore di Cristo, che si concretizza in una azione disinteressata.

Siamo di fronte al cuore del messaggio giovanneo: L’amore per i fratelli ha un altissimo modello canonico, identificato nel dono della vita da parte di Gesù. L’evento di Cristo è eccezionale. La Sua vita è donata per la salvezza. I cristiani sono anche chiamati, se le condizionano lo richiedono, al dono della vita, non come riscatto, ma come segno visibile di amore per essere stati riscattati.

Ecco il significato dell’espressione “noi amiamo i fratelli”. Tuttavia, si passa da un evento eccezionale ad un evento quotidiano: il v.17 focalizza una situazione drammaticamente crudele, ossia una situazione drammatica, in cui un fratello si trova in disgrazia ed è ignorato da chi è nelle possibilità di aiutarlo, ma sgattaiola dalle sue responsabilità etico-spirituali del dettato evangelico.

Siamo di fronte alla violazione del comandamento divino verso il prossimo. Interessante è l’espressione “chiudere le viscere”, che, in genere, è sostituita nelle traduzioni italiane con quella più comune “”chiudere il cuore”. La parola greca è “spalanka”, indicando proprio le viscere o interiora come sede delle emozioni e dei sentimenti, della compassione.

In realtà, la solidarietà verso chi è nel bisogno è sostanzialmente radicata nella tradizione biblica (cfr. Deut.15:7-11). Essa è rigorosamente vergata nelle pagine della lettera di Giacomo 2: 15ss.

Che cosa sta succedendo nella comunità giovannee? E’ ipotizzabile che vi erano persone agiate tra gli eretici, che finanziavano tutto ciò che occorreva alla vita ecclesiale.

Tutto ciò viene meno con lo scisma. Il resto della comunità a cui fa capo Giovanni si trova spiazzato e confuso: lo scisma non ebbe solo ripercussioni di ordine teologico, ma anche conseguenze sociali e morali. Chi rifiuta l’amore per i fratelli, esce fuori dal campo delle relazioni di amore, che deriva da Dio, e che giunge agli uomini attraverso Gesù cristo.

Ecco, il senso di appartenenza a Cristo: chi ama non ama solo a parole, anche e soprattutto con i fatti, perché l’amore raggiunge anche i nemici.

E’ teologicamente ed eticamente rilevante il passaggio dall’uso della parola “Fratelli” del v.16, alluso della parola “Fratello” del v.17: si è infervorati ed entusiasti per l’amore per l’Umanità in generale, che per uomini e donne colti nella loro concreta individualità, in particolar modo, verso coloro che non sono interessanti, prive di attrattive. Il paradosso del Cristiano chiacchierone e parolaio sta proprio in questo: l’amare chiunque in generale equivale a non amare nessuno in particolare.

Ma il cristiano in azione osserva attentamente, il suo sguardo è teso a cogliere e a capire il reale bisogno del fratello nella specifica e concreta realtà quotidiana, vede la sua necessità e interviene, mettendo a disposizione i suoi averi. Da qui, l’esortazione-monito di Giovanni di non a mare a parole, ma con fatti e verità.

Paolo Brancé | Notiziecristiane.com

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