Lavorare gratis è un insulto alla nostra intelligenza, Alziamo la testa!

Lavorare gratis è uno sputo in faccia. Ribelliamoci.

Giovani qualificati che lavorano senza essere pagati. Ma se lavorano, producono, e, se producono, creano un utile… a chi va quel profitto che non intascano?
Era una percezione diffusa. Ma il pentolone si sta scoperchiando. Un’ inchiesta dell’Espresso dimostra che centinaia di enti locali reclutano professionisti a titolo gratuito. Ingegneri, architetti, informatici, chiamati a lavorare solo per una voce in più sul curriculum. A questi si somma una marea di altri profili: stage, formazione, apprendistato, tirocinio.
Lavoro gratuito, o rimborsi spese irrisorie. Una moltitudine, per lo più giovane, e molto qualificata, che fatica tutto il giorno senza essere pagata. Nel pubblico e nel privato. Se lavora vuol dire che produce, che serve, che è utile. A chi va quel profitto? A chi vanno i soldi guadagnati grazie a quelle attività non retribuite? Evidentemente, per ognuno che lavora senza essere pagato, c’è uno che incassa senza lavorare. E’ una profonda e odiosa ingiustizia. Lavorare gratis è uno sputo in faccia. I primi a ricordarsene devono essere proprio i lavoratori. Gratis? No, grazie. Vogliono vederli, poi, i furbetti.  Alziamo la testa!
 
Come se non bastasse, a marzo, dall’INPS arrivano dati allarmanti sulla cassa integrazione. Secondo i dati Inps, la cig aumenta in tutti i suoi segmenti – ordinaria, straordinaria e deroga – sia sul mese che sull’anno. A marzo le ore sono state 96.973.927 con un incremento consistente su febbraio del +22,44%, mentre da inizio anno il monte ore complessivo è pari a 265.043.645 per un +11,98% sul primo trimestre del 2012.

In altri termini circa 520 mila lavoratori hanno visto la riduzione del proprio reddito per circa 1 miliardo di euro, pari a 1.900 euro netti in meno per ogni singolo lavoratore. Il dato dei 520 mila lavoratori si riferisce ai “lavoratori equivalenti a zero ore”, cioè se si considera l’assenza completa dall’attività produttiva per 13 settimane lavorative. Se invece si considera il “ricorso medio alla cig”, cioé il 50% del tempo lavorabile, la cassa coinvolge oltre 1 milione di lavoratori.

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