LE BESTIE SONO DA AMARE QUANTO L’UOMO?

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animali1Alla drammatica notizia di una bambina romana di appena tre anni, morta per essere stata azzannata non dal solito pittbull ma dal pastore tedesco che il padre teneva nel cortile di casa, forse è il momento di parlare apertamente dei pericoli che si corrono con gli animali domestici, visto che tragedie del genere non sono affatto rare nel nostro paese. Benchè siano tante le famiglie che tengono fra le mura gatti, cani, pappagalli, tartarughine, criceti e – a volte – anche animali “esotici” importati illegalmente, questo lègame affettivo è secondo me immotivato perché l’affetto verso le bestie distorce il concetto di “relazione” al punto che si può amare più le bestie che le persone; infatti, quante volte si è venuti a conoscenza di anziani trovati morti in casa, per malori improvvisi o per suicidio, la cui esclusiva compagnia erano cani o gatti? E quante volte si è scoperto che questi animali domestici sono l’unico conforto di persone in piena solitudine? E
quante volte si è appreso di persone che rispettano e trattano con morbosa dedizione più le bestie che i parenti prossimi, anche se – poi – specie in estate – diversi abbandonano i cani per strada o per le campagne? A questa triste realtà potremmo dare tante risposte, ma è indubbio che il legame con gli animali è un fenomeno in crescita che, spesso, compensa il vuoto dell’anima (vedovanze, celibato) e rasenta l’assurdo, come ad esempio il “funerale” e/o il “cimitero” per cani e gatti. Comprendo bene che per molti bambini e adulti, l’aver condiviso la vita assieme al proprio cucciolo, dandogli da mangiare, giocando assieme a lui e portandolo a passeggio nel parco o in giro per la città, il decesso dell’amico più fedele dell’uomo (.) risulta difficile quanto la perdita di una persona cara, ma vorrei sottolineare al lettore che a differenza dell’essere umano, dotato di “spirito, anima e corpo” (1^ Tessalonicesi 5,23), le bestie posseggono soltanto il
“corpo fisico” e “l’istinto” e, di certo, esse non sono state create a “immagine e somiglianza di Dio” (Genesi 1,26). Tuttavia, il legame esagerato verso Fidobau o Miciomau può comportare atti estremi per nulla giustificabili: chi non ricorda il caso dell’omicidio, a ottobre del 2013, di quel tassista milanese pestato a sangue da tre uomini per aver investito, inavvertitamente, un cocker scappato dal guinzaglio del suo padrone? Chiediamoci, adesso, chi risponderà per la tragica morte di questa bimba. Come farà, la famiglia, a rassegnarsi alla perdita della loro figlioletta? Ci sarà un processo legale nei confronti del cane? Questi sono interrogativi che tutti i possessori di animali domestici dovrebbero porsi. Non discuto che i cani siano utili in molti settori (sorveglianza di appartamenti, villette e capannoni industriali, custode in campagna, cani per valanghe o per salvataggio in mare, guida per i non vedenti), ma trattare queste creature alla stregua di un
essere intelligente e razionale qual è l’uomo non è per niente naturale. Eppure, sulla scia di altri paesi europei, anche in Italia stanno nascendo cimiteri appositi per gli animali dove è possibile dare una giusta sepoltura a gatti e cani e, addirittura, come accade da tempo negli Usa, celebrarne le “esequie”. Se poi il cane (o il gatto) è tatuato o è provvisto di microchip, che è obbligatorio (Apocalisse 13,16-18 sembra fantasioso?), è necessario comunicarne il decesso alla competente sede ASL nella cui Anagrafe Canina la bestiola era registrata. Oltre al funerale, officiato naturalmente non da un sacerdote ma dall’Impresa di Pompe Funebri, c’è la possibilità di custodirne i resti (cremazione) in casa, magari in una portafoto. Ebbene, io credo –  e non lo dico perché non ho mai avuto in casa cani o gatti domestici – che gli animali privi di vita vanno inumati negli appositi impianti (Inceneritori) o, al limite, seppelliti sottoterra per scopi sanitari e
null’altro. Dare “l’estremo saluto” ai nostri amici a quattro zampe o, ancor più ridicolo, erigerne la lapide con tanto di fiori e foto con dedica, è assolutamente degradante verso Colui che ci ha donato di intelletto (volontà, sentimenti, emozioni, discernimento), poiché si travisa il vero senso della vita! Probabilmente, la Lega Protezione Animali e quanti amano le bestiole mal gradiranno queste mie parole, ma davanti a quest’ennesimo episodio (semplice incidente?) e al dolore dei genitori della piccola, chi potrà consolare la famiglia? Vale, dunque, la pena affezionarsi a un animale o, piuttosto, è meglio “amare Dio con tutta il nostro cuore, tutta la nostra anima e tutta la nostra mente” (Matteo 22,37-39)?

[notiziecristiane.com – Salvatore Di Fede]

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