Le decisioni che contano

Le decisioni sono importanti nella vita, non ne possiamo fare a meno e quotidianamente ne siamo sotto pressione; l’avere un figlio, scegliere un lavoro piuttosto che un altro, andare a cinema o a mangiare una pizza con glia amici, uscire o restare solo a casa. Ci sono decisioni meno incisive come in quest’ultimi casi ma decisioni esistenziale come scegliere un matrimonio o una relazione o una carriera. Sembra una considerazione stupida ma il flusso decisionale è momento per momento, attimo per attimo eppure c’è una decisione fondamentale che è indipendente da tutte, anzi è quella che dà significato e valore ad ogni nostra scelta. È la base da cui partire per le successive decisioni di vita, profonda e superficiale.

Tipicamente sono molte le persone che quando si devono decidere manifestano una serie di dubbi e ansia per come può andare a finire. Per il fatto che ci si può sbagliare, si può essere criticati. Ma comunque le decisioni contano, sono necessarie, fanno parte dell’evoluzione psicologica e ad esse non possiamo sottrarci. Molte decisioni possono essere angosciose e turbarci ma è un impegno responsabile e personale accettare l’imprevedibilità di una opzione rispetto ad un’altra. Comprendere il rischio del fallimento e dell’imprevisto. Non si può essere certi del tutto e certi del non sbagliare. Forse è proprio la paura di sbagliare che ci fa essere un poco come l’asino di Buridano che affamato e assetato in mezzo a due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d’acqua, non sa decidere da dove mangiare e bere. Perciò, resta fermo e muore (tradizionalmente attribuito al filosofo Giovanni Buridano 1295-1300). C’è chi, quindi onde volere prevenire ogni sorta di errore non sceglie e si lascia morire. Certo, non come l’asino di Buridano che è una metafora, ma una morta interiore di chi soggetto alla paura, al timore di sbagliare si reprime e psicologicamente e rimuove i propri desideri e bisogni. Ma c’è un aspetto che può ridurre, annullare l’ansia della decisione, l’angoscia della presa di posizione? Credo sia importante, dal punto di vista psicologico considerare le nostre scelte non sempre situazionali ma fatte in base a quelli che sono i postulati fondamentali della nostra vita. Vale a dire su quali fondamenti si è strutturata la propria esistenza. C’è una filosofia di fondo che diventa la base delle nostre scelte future? Ebbene, sì, nell’antropologia cristiana le scelte sono l’emblema del cambiamento di vita. A partire dal Deuteronomio che il Dio invita a Scegliere la vita: «Fate attenzione, oggi vi propongo la scelta tra vita e felicità da una parte, morte e sventura dall’altra. Per questo oggi vi ordino di amare il Signore, vostro Dio, di seguire la sua strada e di osservare i suoi ordini, le sue leggi e le sue norme» (Dt., 30, 15-16).

È allora verosimile che ogni scelta orientata al bene non può prescindere da una base. Come a dire se una famiglia non ha le sue regole interne di certo ogni membro va per conto suo e senza controllo alcuno. Tipico della società attuale, quella del terzo millennio dei social media e della visibilità a tutti i costi, quella dell’anonimato in internet con profili e immagini che non corrispondono a verità (fake news), quella delle baby gang ecc.  Il valore delle norme orienta le nostre scelte, annullando l’angoscia per scelte future, perché certi di avere un punto fermo per cui orientarsi.

Ed è per questo che il salmista recita: «Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo» (Salmo 17/18).

Pasquale Riccardi D’Alise

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