Le nuove paure: non essere connessi

Non è facile nell’era di internet, delle piattaforme multimediali dei social network, suscitare interesse per la propria dimensione interiore.

Dimensione che nella corrente della psicologia ha il suo valore di presa di coscienza, consapevolezza di se. Con i social siamo continuamente in contatto con gli altri, un contatto che si configura virtuale dove costantemente spiamo e guardiamo gli altri. Come in una spirale del grande fratello, lo sguardo è rivolto sugli altri. L’attenzione si sposta da me al te. La tecnologia multimediale fornisce una moltitudini di informazioni, di input veloci che oltre a spingersi a continui adattamenti ci distraggono. Si pensi per un attimo ad un semplice smartphone dove su di un display da 5 pollici è possibile gestire posta elettronica, chat, facebook, giochi, giornali e riviste, libri e internet e quanto altro è a portata di clic. Si parla di multi task. Termine quest’ultimo oramai di dominio pubblico per intendere lo svolgere diverse mansioni contemporaneamente, fare diverse cose allo stesso tempo. Il tutto all’insegna del tempo del lavoro, del tempo della famiglia, del tempo del silenzio. Proprio uno dei grandi suggerimenti biblici riguarda la gestione del tempo: «Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante» (Ecclesiaste 3, 1-2). Insomma l’input del multi task annulla il tempo e si prende tutto lo spazio interiore della persona. Immersi nel display di un congegno super tecnologico si rischia di perdere la propria interiorità(Riccardi P., Psicoterapia del cuore e Beatitudini edizioni cittadella Assisi, 2018).

L’uomo tecnologico rischia di essere passivo di fronte alle finestre multimediali che credendo di pensare in autonomia si distrae da se stesso. Più l’uomo si distrae più si allontana da se stesso. L’ansia dell’uomo tecnologico è quella dell’essere tagliati fuori. Uno studio americano (Conlin et al., 2016) ha studiato il fenomeno F.O.M.O. (Fear of Missing Out, letteralmente “paura di essere tagliati fuori”), ossia la preoccupazione eccessiva e ossessiva che gli altri facciano esperienze gratificanti nelle quali non si è presenti, e la nuova moda del binge watching (da binge, abbuffata, e watching, visione), ossia guardare programmi televisivi o video, in diretta o in streaming, essere costantemente collegati in chat e social network. I risultati sono stati che adolescenti e adulti utilizzano internet costantemente per assicurarsi di non essere tagliati fuori dalle conversazioni e dai social network, forum o chat di gruppo.

Convivenze fallimentari, relazioni coniugali insoddisfacenti, impulso al piacere nelle droghe fisiche, (sostanze stupefacenti) e psicologiche (chat, luoghi di incontro virtuale, cybersesso e patologie da gambling virtuale e non) sono, queste le emblematiche manifestazioni di crisi di sé con sintomatologica ansia dell’essere tagliati fuori.

Pasquale Riccardi | Notiziecristiane.com

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