Un pronunciamento a favore dei genitori per difendere la loro libertà educativa contro il gender imposto ai bambini. E’ questa la notizia che arriva dalla Pennsylvania, negli Usa, dove alcune famiglie hanno vinto una causa portata avanti contro distretto, consiglio scolastico e contro una delle insegnanti di una scuola elementare, Megan Williams, per aver «violato i loro diritti civili». Il distretto scolastico e l’insegnante, infatti, si erano resi protagonisti per aver portato l’ideologia di genere in aula, tanto che un giudice della Pennsylvania, Joy Flowers Conti, ha dato ragione alle famiglie, con la motivazione che «la condotta ha mostrato intolleranza e mancanza di rispetto per le convinzioni religiose o morali e per l’autorità dei genitori». La vittoria dei genitori è arrivata nei giorni scorsi e va a posare un macigno sull’imposizione dell’ideologia gender nelle scuole.
I dettagli della denuncia
Secondo la denuncia, l’insegnante – per altro madre di un ragazzo “transgender”, in classe – con bambini di sei e sette anni – ha ripetutamente toccato argomenti Lgbtqia+ leggendo ai bambini libri sulla transizione di genere, mostrando loro un video dal titolo “Jacob’s New Dress”, cercando di spiegare loro che può capitare che i genitori sbaglino e che anche i dottori possono commettere errori nell’imporre biologicamente il genere di un bambino. La difesa dei genitori ha puntato sul fatto che le famiglie «cercano solo un sollievo relativo ai loro figli e riconoscono che altri genitori potrebbero scegliere di non escludere i loro figli dall’istruzione su argomenti delicati, come le questioni transgender. In altre parole, i genitori cercano solo di avere un preavviso efficace e la possibilità di escludere i propri figli piccoli da quel tipo di istruzione». «La condotta di Williams – ha spiegato il giudice dopo la sentenza – ha colpito al cuore le famiglie dei querelanti e il loro rapporto con i loro bambini piccoli. I libri letti e l’istruzione di Williams ai suoi studenti di prima elementare hanno insegnato che il genere è determinato dal bambino, non per forza in conformità con la biologia». Il giudice Conti ha rincarato la dose parlando anche di mancanza di rispetto per le convinzioni morali o religiose: «La condotta [di Williams ndr] ha mostrato intolleranza e mancanza di rispetto per le convinzioni religiose o morali e per l’autorità dei genitori», ha spiegato. «Una giuria ragionevole potrebbe solo ritenere che la condotta ha violato i diritti costituzionali fondamentali dei genitori di controllare l’educazione dei loro bambini».
Perché interessa anche l’Italia
Ovviamente l’episodio rappresenta un’importante decisione in tema di lotta contro l’ideologia gender nelle scuole che potrebbe rivelarsi un importante precedente anche per l’Italia dove l’insegnamento ideologico Lgbtqia+ si nasconde dietro parole quali bullismo, lotta alle discriminazioni, violenza di genere ma in realtà nasconde, appunto, la volontà dei progetti arcobaleno di sdoganare ogni tipo di famiglia, di far prevalere la percezione della propria identità rispetto al sesso biologico e di spingere i più piccoli ad una sessualizzazione precoce. Generando in questo modo una confusione nei giovani e destabilizzando così l’intera struttura scolastica e financo sociale: immaginiamo solo la pericolosità dei bagni gender, che non pongono nessun freno in tema di privacy e anzi vanno a sollecitare comportamenti certamente irrispettosi e troppo legati alla sfera intima dei ragazzi, o della carriera Alias che permette che un giovane possa modificare la propria identità nel registro scolastico, quindi il proprio nome, se ritiene di sentirsi di un altro sesso. Pensiamo inoltre alle difficoltà degli insegnanti i quali, se solo osano rifiutarsi, possono essere tacciati di omofobia con il conseguente linciaggio sociale che ne deriverebbe. Ecco perché negli ultimi anni Pro Vita & Famiglia ha lanciato una vasta campagna di sensibilizzazione contro il gender nelle scuole – anche con una petizione che ha raccolto oltre 100.000 firme – e un’iniziativa legale su larghissima scala per diffidare tutte le scuole che prevedono la Carriera Alias. Una battaglia, da oggi, da portare avanti con ancora più forza, con un alleato in più: la decisione di buon senso e civiltà che arriva dalla Pennsylvania.
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