Quando William Booth, un pastore metodista, fondò l’Esercito della Salvezza nel 1865, non avrebbe mai potuto immaginare le dimensioni che questa organizzazione avrebbe raggiunto nel tempo. Partendo dai sobborghi poveri di Londra, l’Esercito della Salvezza è diventato un gigante globale della filantropia, presente in oltre 130 Paesi, con milioni di volontari, membri e sostenitori. Il loro operato ha storicamente spaziato dall’assistenza ai senzatetto alla distribuzione di cibo per i poveri, dal sostegno ai tossicodipendenti alla lotta contro il traffico umano. Eppure, dietro questa facciata immacolata, si celano ombre di scandali e abusi che rischiano di infangare irrimediabilmente la sua reputazione.
Se Booth tornasse oggi, probabilmente sarebbe fiero di molte cose. Ma, allo stesso tempo, resterebbe sconvolto nello scoprire che la sua creazione, il baluardo della salvezza per i più vulnerabili, è diventata teatro di abusi sistematici, maltrattamenti e corruzione. E quando parliamo di abusi, non ci riferiamo solo a pochi casi isolati o a episodi marginali. Parliamo di centinaia di vittime, di omertà e coperture che ricordano tristemente scandali simili nelle istituzioni religiose.
Una storia macchiata dal dolore
Negli ultimi anni, diverse inchieste hanno portato alla luce fatti gravissimi. Solo in Australia, dove l’Esercito della Salvezza godeva di un’enorme influenza, la Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse ha rivelato uno scenario sconvolgente. Dal 1993 al 2014, l’organizzazione ha ricevuto oltre 500 denunce di abusi sessuali nei confronti di minori che erano stati affidati alle sue strutture. Secondo il rapporto della commissione, il modus operandi dell’Esercito della Salvezza era ben chiaro: anziché proteggere le vittime, si preferiva mettere tutto a tacere, spostando i molestatori da una struttura all’altra o semplicemente licenziandoli senza conseguenze penali. Gordon Taylor, un alto dirigente dell’Esercito della Salvezza in Australia, ha ammesso durante l’inchiesta che in molti casi l’organizzazione non ha denunciato i responsabili alle autorità, preferendo risolvere internamente la questione.
I racconti delle vittime, raccolti dalla commissione, sono devastanti. Un uomo, abusato da bambino in una struttura per orfani, ha raccontato: “Pensavo di essere salvo lì, ma ogni notte vivevo un incubo. E quando ho provato a raccontare a qualcuno cosa mi stava succedendo, mi hanno detto di tacere.” Come se non bastasse, molte delle vittime sono state emarginate o minacciate quando hanno cercato di ottenere giustizia.
Quello australiano non è un caso isolato. In Canada, l’Esercito della Salvezza è stato coinvolto in scandali legati alle scuole residenziali per bambini indigeni, gestite per conto del governo tra gli anni ’50 e ’90. Queste scuole sono state teatro di violenze fisiche e abusi sessuali, e l’Esercito della Salvezza, che era tra i principali gestori, non ha mai fatto abbastanza per proteggere i bambini. Centinaia di bambini sono scomparsi, morti per malnutrizione o malattie, e in alcuni casi le loro famiglie non hanno mai saputo cosa fosse accaduto loro.
Lavoro forzato: la nuova schiavitù
Non solo abusi sessuali, ma anche sfruttamento lavorativo. In molti Paesi, le persone coinvolte nei programmi di riabilitazione dell’Esercito della Salvezza hanno denunciato condizioni di lavoro al limite dello schiavismo. Nel Regno Unito, una serie di inchieste giornalistiche condotte nel 2011 da The Guardian ha rivelato che centinaia di individui, per lo più ex tossicodipendenti e alcolisti, erano costretti a lavorare nei negozi di seconda mano dell’organizzazione per lunghe ore, senza percepire un vero stipendio, ma solo piccoli rimborsi o pasti. Questi individui, vulnerabili e spesso senza alternative, erano praticamente bloccati in una forma di lavoro forzato, in cui l’unica via d’uscita era l’abbandono del programma di riabilitazione, con il rischio di ricadere nelle loro vecchie dipendenze.
Anche in Olanda, un’inchiesta del 2018 ha rivelato casi di sfruttamento di migranti irregolari, costretti a lavorare nei magazzini dell’Esercito della Salvezza senza contratto, senza tutele e in condizioni estremamente precarie. L’organizzazione ha risposto dichiarando di essere all’oscuro della situazione, ma le testimonianze raccolte parlano di una realtà sistematica e ben radicata.
Finanziamenti e ombre sulla trasparenza
Oltre agli abusi fisici e allo sfruttamento lavorativo, un altro tema caldo riguarda la gestione finanziaria dell’Esercito della Salvezza. Con un bilancio globale che supera i 2 miliardi di dollari l’anno, l’organizzazione è uno dei maggiori destinatari di donazioni private e pubbliche. In Paesi come gli Stati Uniti, riceve regolarmente fondi governativi per gestire rifugi e programmi sociali. Tuttavia, la mancanza di trasparenza nella gestione di questi fondi ha sollevato non poche critiche. In un rapporto del Nonprofit Quarterly del 2020, si denuncia che in molti casi l’Esercito della Salvezza non fornisce dettagli chiari su come vengono spesi i soldi raccolti. John Casey, professore della City University di New York, ha dichiarato: “L’Esercito della Salvezza gode di una reputazione che lo protegge da controlli rigorosi, ma un’organizzazione di queste dimensioni dovrebbe essere molto più trasparente.”
C’è di più: in alcuni Paesi, le donazioni destinate agli aiuti umanitari sono state utilizzate per finanziare progetti immobiliari o per coprire deficit interni. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’Esercito della Salvezza è stato accusato di aver utilizzato parte dei fondi raccolti per gli aiuti post-uragano Katrina per progetti che nulla avevano a che fare con l’emergenza.
Silenzio e complicità: un quadro che si ripete
Come è possibile che una delle organizzazioni caritative più note e rispettate al mondo sia riuscita a nascondere per così tanto tempo questi scandali? Indro Montanelli, con la sua lucidità e la sua capacità di smascherare le ipocrisie del potere, avrebbe probabilmente detto: “L’Esercito della Salvezza ha sfruttato il potere più grande che esista: quello della reputazione. E quando la reputazione ti protegge, puoi permetterti di nascondere anche i peccati peggiori.”
Le grandi istituzioni spesso si crogiolano nel prestigio e nella credibilità che hanno costruito nel tempo, dimenticando che nessuno, nemmeno i giganti della carità, è al di sopra della legge o del giudizio morale. Come affermava Enzo Biagi, “Il giornalismo è il cane da guardia della democrazia.” Ebbene, è tempo che qualcuno suoni l’allarme anche per l’Esercito della Salvezza.
Una riflessione finale
Se Booth avesse immaginato che l’Esercito della Salvezza sarebbe diventato un tale colosso, sarebbe stato probabilmente fiero dei suoi successi, ma allo stesso tempo sconvolto nel vedere come alcuni dei suoi successori hanno tradito i principi su cui aveva fondato l’organizzazione. “La verità non è mai amica del potere,” scriveva Oriana Fallaci, ed è proprio questo il problema: l’Esercito della Salvezza ha accumulato troppo potere e, con esso, l’arroganza di pensare di poter nascondere le proprie colpe dietro una facciata di beneficenza.
Il tempo del silenzio è finito. L’Esercito della Salvezza, come ogni altra istituzione, deve fare i conti con i propri errori, rispondere delle sue azioni e restituire giustizia a coloro che ha tradito. Solo così potrà redimersi e, forse, ritrovare la strada che William Booth aveva tracciato più di un secolo fa.
Notizie Cristiane
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