Da secoli l’Europa è una terra di immense migrazioni. Non è mai stato così vero come oggi.
L’Unione europea (UE) è lo spazio che accoglie più immigrati al mondo. La pressione dell’immigrazione illegale raggiunge livelli senza precedenti. Tutto vi contribuisce. La guerra che da quasi tre anni devasta il cortile vicino-orientale dell’Europa fa fuggire iracheni, siriani e libanesi a decine di migliaia. A ciò si aggiunga il caos totale che trasforma la Libia in campo di battaglia, senza contare i delusi di alcune altre “primavere arabe”. A breve termine nulla annuncia la minima tregua in un flusso alimentato ancora dal fallimento dell’Ucraina e dalle diverse piaghe dell’Africa.
Dati in continua crescita
La testata collega The Financial Times citava di recente alcuni dati eloquenti. Alla fine di agosto l’Italia registrava un record assoluto: 100.000 immigrati clandestini nel corso dell’anno. Il precedente record risale al 2011, con 60.000 arrivi clandestini. Nei primi sette mesi del 2014 il numero di clandestini giunti in Grecia attraversando il mar Egeo è aumentato del 150% rispetto al 2013… Segno dei tempi: dopo aver chiuso Sangatte nel 2002, Calais riaprirà un centro per i candidati all’esilio in Gran Bretagna. Il centro dovrà farsi carico di una nuova popolazione di migranti: donne e bambini che fuggono dalla guerra.
Quale politica adottare
Si potrebbe pensare che l’Europa, terra d’immigrazione privilegiata, non abbia altra scelta che affrontare la questione con decisione. Non è così. La questione non rientra nelle priorità dell’Unione europea, che non dispone che di competenze disparate in materia di asilo e di lotta all’immigrazione clandestina. Dopo i drammi a ripetizione di Lampedusa, l’Italia invoca sempre invano un intervento più decisivo dell’UE, che non ha ottenuto. L’UE destina meno dell’1% del suo bilancio a una questione così centrale nella sua esistenza come quella dell’immigrazione. Il risultato è disastroso. Là dove soltanto una politica risolutamente integrata, “federale”, sarebbe all’altezza del fenomeno, regnano per la maggior parte del tempo l’ognuno per sé e le regole talvolta inadatte degli accordi di Schengen (che regolano la libera circolazione intracomunitaria).
I Paesi più esposti
Italiani, spagnoli e greci sono in prima linea, rivieraschi di un Mediterraneo percorso dalle flottiglie di barconi che trasportano i clandestini – a rischio della loro vita. Ma l’Europa, non avendo il potere di imporre una solidarietà finanziaria in questo ambito, non li aiuta molto a far fronte alla situazione. Due terzi dei clandestini raggiungeranno la Germania, la Svezia, la Gran Bretagna, la Francia o l’Italia, qualunque sia la congiuntura. Non esiste una panacea. Bisogna dire la verità, Fermare l’immigrazione clandestina non è alla portata di nessuno. Benefica o dannosa, non c’è via di scampo. Essa richiede una politica comunitaria prioritaria. È il dovere e l’interesse dell’Europa. (Le Monde, 10 settembre 2014; trad. it. G. M. Schmitt)
Tratto da: http://www.voceevangelica.ch/
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