Licenziata per aver detto che il sesso non si poteva cambiare. Vince causa legale

Maya Forstater è una ricercatrice britannica il cui contratto di lavoro non fu rinnovato dal suo datore di lavoro per aver espresso delle opinioni critiche sul concetto di identità di genere ed aver riaffermato l’importanza dei diritti delle donne fondati sul sesso biologico.

Il suo caso aveva creato molto scalpore e alla fine in questi giorni il tribunale del lavoro ha dato ragione alla Forstater e le ha riconosciuto che il trattamento subito dal suo datore di lavoro costituisce trattamento discriminatorio in base alla legge. Seguirà sentenza per determinare l’entità del risarcimento.

Il tribunale ha inoltre stabilito che i tweet e i commenti di Maya Forstater, che costituivano la motivazione del trattamento da lei subito da parte del suo datore di lavoro, erano espressioni legittime delle sue convinzioni personali protette. Di conseguenza la reazione negativa del CGD si configura in fattispecie come una discriminazione illegittima.

La Forstater, che ha anche fondato un’organizzazione dedicata ai diritti umani, “Sex Matters”, ha accolto con soddisfazione la sentenza del tribunale: “Il mio caso interessa tutti coloro che credono all’importanza della verità e della libertà di espressione. Gli esseri umani non hanno la capacità di cambiare sesso. Questa affermazione non è un crimine d’odio; al contrario, è essenziale per consentire di trattare ogni essere umano in modo da garantire la sua sicurezza e dignità. Non dovrebbe richiedere coraggio affermare questa verità, e non si dovrebbe rischiare il proprio lavoro per aver fatto questa affermazione”.

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