Lo Stato islamico decapita Peter Kassig. L’Italia non può più ignorare il Califfo quando dice: «Prenderemo Roma»

Iraq conflictIn un editoriale sul Corriere della Sera, Angelo Panebianco scrive: l’Isil «sta dicendo ai musulmani di tutto il mondo che il momento di prendere Roma si avvicina. È una dichiarazione di guerra».

Peter Kassig è il quinto ostaggio occidentale ad essere decapitato dai terroristi dello Stato islamico. In un video diffuso ieri l’Isil ha rivendicato l’uccisione del «primo crociato americano» mostrando un uomo vestito di nero in piedi vicino a una testa tagliata.

BOIA FRANCESE. La voce che parla nel video sembra essere quella del cosiddetto “Jihadista John”, l’uomo che ha decapitato anche gli americani James Foley e Steven Sotloff. Gli altri due occidentali ad essere stati decapitati sono i britannici Alan Henning e David Haines. Terminato il suo servizio militare in Iraq nel 2007, Kassig aveva fondato nel 2012 un’organizzazione umanitaria per curare i rifugiati siriani. Era stato rapito in Siria nel 2013.
Nello stesso video in cui si vede la sua testa, prima viene mostrata la decapitazione di almeno 18 soldati siriani. Ancora più grave, tra i boia che massacrano i soldati c’è Nasser Muthana, 20 anni, studente gallese di medicina, proveniente da Cardiff, e almeno un francese: Maxime Hauchard. Il ragazzo di 22 anni è cresciuto in una famiglia cattolica ma si è convertito all’islam 5 anni fa. Entrato in Siria un anno e mezzo fa, ora si fa chiamare Abu Abdallah Al-Faransi (“il francese”).

isis-stato-islamico«MALE ASSOLUTO». Davanti all’ennesima barbarie dei terroristi islamici, definiti dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama «male assoluto», una buona notizia è rappresentata dalla riconquista dell’importante centro di estrazione petrolifera di Baiji da parte dell’esercito iracheno. La liberazione dell’impianto, che rappresenta da solo un quarto della produzione nazionale di petrolio, è stata annunciata in televisione dal generale iracheno Abdul-Wahab Al Saadi. L’esercito nazionale è stato aiutato dai bombardamenti americani, che sono riusciti a mettere in fuga gli islamisti.

«L’IGNORANZA UCCIDE». La riconquista di Baiji non deve però far pensare che la minaccia jihadista sia ora meno grave. Soprattutto l’Italia non dovrebbe sottovalutare le parole del califfo Abu Bakr Al Baghdadi, quando promette di conquistare Roma. «Ormai continuamente il Califfo ripete che prima o poi arriverà a conquistare Roma», scrive Angelo Panebianco nell’editoriale odierno sul Corriere della Sera. «Chi fa spallucce, chi pensa che si tratti solo di una sbruffonata, ha capito ben poco. Mai come in questo caso è lecito dire che l’ignoranza uccide».

DICHIARAZIONE DI GUERRA. Perché? «Perché il Califfo non sta facendo una sbruffonata a caso: sta citando, nientemeno, il Profeta, sta citando il detto attribuito a Maometto secondo cui arriverà un giorno in cui Roma, il centro della cristianità occidentale, cadrà in mani islamiche. Tanti musulmani, di tendenze pacifiche, hanno sempre pensato a quella profezia proiettandola in un futuro lontano e indefinito. Invece, lo Stato islamico sta dicendo ai musulmani di tutto il mondo che il momento di prendere Roma si avvicina e che questo verrà fatto con le armi. Diciamo che fischiettare o fare spallucce di fronte a una dichiarazione di guerra non sono gesti appropriati».

L’ESERCITO SERVE. Ecco perché, conclude Panebianco, «ha ragione il ministro della Difesa Roberta Pinotti quando invita la classe politica a non trattare le forze armate come se fossero un qualunque settore di spesa pubblica improduttiva: da sottoporre a tagli anche a costo di indebolirne le capacità operative. Le nuove minacce, dallo Stato islamico al caos libico (minacce, peraltro, strettamente connesse) richiedono che non si facciano scelte miopi e autolesioniste in un così delicato settore. C’è uno scollamento preoccupante fra la realtà e le “narrazioni” pubbliche su di essa. Ridurre il divario fra il mondo come è e la nostra rappresentazione del mondo è essenziale per la nostra sicurezza».

Fonte: http://www.tempi.it/

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