MA GLI EZIDI SONO CURDI? FORSE LA QUESTIONE E’ UN’ALTRA…

Recentemente veniva contestato un mio articolo dove parlavo di “curdi ezidi”. Sostenendo che si tratterebbe di due popoli completamente diversi. Sul momento avevo lasciato perdere dato che la questione è complessa.

Avevo soltanto precisato che “pur non essendo un antropologo, ritengo che le diverse opinioni in proposito non siano sempre disinteressate”.
Per es. Saddam li aveva classificati come “arabi” (per ragioni di statistica).

In passato soltanto i curdi difendevano le tradizioni, l’identità degli ezidi (o yazidi). E senza i partigiani (curdi) scesi dalle montagne in Iraq al tempo dell’Isis non se ne sarebbe salvato nessuno. Quanto alla lingua, quella parlata dagli ezidi è uno dei principali “dialetti” curdi”. Non penso  che i curdi, così attenti a salvaguardare il pluralismo religioso, etnico, politico… intendano appropriarsene più di tanto.

Per quanto mi riguarda poteva finire lì.
Ma vedo che negli ultimi proclami ispirati da Recep Tayyp Erdogan (avviato a ristabilire un protettorato neo-ottomano sulla Siria, v. le previste basi militari turche a Homs e Damasco) Hakan Fidana, ministro degli esteri turco, invitava paternalisticamente le minoranze “alawite, yazide e cristiane” a considerare la Turchia come il loro “pastore e protettore”. 

Mancavano solo i curdi. A cui Erdogan aveva riservato un messaggio il 25 dicembre: “I combattenti curdi in Siria devono decidere se deporre le armi o venir sepolti in Siria assieme a quelle stesse armi”.
Ritengo quindi che speculare, qui e ora,  sulle differenze tra ezidi e curdi sia soltanto strumentale. 

Gianni Sartori


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