Ma quanti tragici eventi!

La notizia del passaggio del tifone Hagibis in Giappone, che una settimana fa ha colpito l’arcipelago giapponese, non ha trovato grande risalto fra i media malgrado il tifone sia stato il più forte registrato negli ultimi 60 anni, per via dei venti a oltre 205 km orari.

Fra l’altro, i nipponici non hanno avuto ancora il tempo di riprendersi per i danni ingenti causati da Faxay, il precedente terribile tifone che ha colpito il Giappone lo scorso 16 settembre, per cui questo secondo cataclisma ha dato un duro colpo alle finanze asiatiche. Oltretutto, insieme ad Hagibis è stato registrato anche un forte terremoto di magnitudo 5.9 che ha amplificato il panico, sebbene la pronta evacuazione di oltre tre milioni di abitanti allertate in tempo per l’arrivo del tifone ha permesso di ridurre il numero delle vittime (70 i morti accertati), quantunque i danni restano comunque notevoli; il timore maggiore proviene dalla centrale di Fukushima, per il probabile versamento in mare di materiale radioattivo trasportato dai fiumi di fango che hanno invaso tutte le arterie stradali, acque torrenziali che in alcuni tratti hanno raggiunto due metri di altezza. Paradossalmente, in Italia, nel corso della 51ma “Barcolana”, la regata velica internazionale più grande del mondo, la totale assenza di vento ha costretto gli organizzatori a concludere l’evento in anticipo alla seconda boa, dato che la bonaccia non ha permesso alle imbarcazioni di navigare: in Giappone le raffiche del tifone hanno soffiato a oltre duecento orari, a Trieste vento zero! Che strano, vero? Nel frattempo, due scosse di terremoto colpiscono le Filippine nell’arco di 48 ore, la prima di 5.1 il 16 ottobre e la seconda di 6.4 il 17. Quattro le vittime e tanta paura soprattutto in un Centro Commerciale dove è crollato il controsoffitto. In Sicilia, l’Etna continua la sua attività eruttiva iniziata a settembre, con brevi pause di qualche giorno e grande entusiasmo dei turisti (ci si può fidare di un vulcano?), mentre in Indonesia torna a eruttare con violenza il vulcano Merapi (15 ottobre).

In settimana, notizie di guerriglia urbana in Spagna (Barcellona) per proteste dei cittadini contro le condanne della Corte Suprema spagnola inflitte ai leader politici che, nel 2017, promossero l’indipendenza della Catalogna, mentre dal Cile arrivano notizie di duri scontri a Santiago tra forze dell’ordine e dimostranti, dopo l’aumento dei costi di trasporto varati dal governo: supermercati incendiati, danni alla metropolitana e tre morti al momento accertati. In questa babilonia di violenza ecco l’ennesima strage familiare, stavolta a Orta Nova (Foggia), dove un agente carcerario ha ucciso moglie e le due sue  figlie e poi si è tolto la vita. Qualcuno si pone domande? Penso pochissimi, visto che l’audience per le beghe politiche supera di gran lunga le news di cronaca. Nel bel mezzo di questi fatti arriva l’attacco militare della Turchia nel nord della Siria, già martoriata da oltre 10 anni di “Primavera Araba”, sicché nemmeno questo ennesimo conflitto attira l’attenzione del mondo perché qualcuno investighi le scritture e dia credito alle rivelazioni bibliche laddove si parla di “guerre e rumori di guerre” (Matteo 24:7) negli ultimi tempi e di aumento della malvagità (“i giorni difficili” di 2^ Timoteo 3): dove arriveremo? Beh, siamo in perfetta sintonia con la mentalità e stile di vita del tempo del diluvio, tant’è che più aumentano le calamità e più la gente indurisce il cuore piuttosto che meditare.

Pertanto, se le eruzioni dell’Etna affascinano gli appassionati della montagna, se il passaggio di uragani e tifoni è considerato un evento evolutivo dei cambiamenti climatici, se i ripetuti terremoti si dimenticano in fretta dopo il panico iniziale, se l’ennesimo uxoricidio non scuote la coscienza e l’ennesimo conflitto bellico ci appare normale, cosa deve accadere perché questa società si svegli? Che le prime gocce di pioggia comincino a cadere, poi cominciano a ingrossare le acque, poi l’acqua arrivi ad altezza d’uomo, poi l’acqua giunga alle sommità dei monti eppoi il mondo gridi che Noè apra le porte dell’Arca! Ma la porta resterà chiusa perché il tempo è scaduto. Chi ha orecchi, intenda.

Salvatore Di Fede | Notiziecristiane.com

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